Fuga tentata e qualche protesta

Fonte: Macerie

Fuga tentata e qualche protesta

Nel Cie torinese da qualche tempo il numero dei reclusi è tornato ad essere consistente. Sono state riaperte da alcuni giorni le aree viola e gialla chiuse momentaneamente, pare, per una disinfestazione e ora la struttura ospita circa un ottantina di persone. Sarà questo aumento di presenze unito forse all’aria di primavera che sembra svegliare un po’ i reclusi dal torpore forzato in cui per mesi sono stati avvolti.

L’altra sera c’è stato un tentativo di fuga da parte di un ragazzo marocchino che si è concluso purtroppo con il suo rientro nel Cie. Aveva chiesto di andare in ospedale per una visita poi, mentre lo stavano caricando sull’ambulanza per riportarlo nel Centro, è riuscito a scappare. La sua fuga si è conclusa però a causa dello zelante intervento di alcuni avventori di un pub che, su richiesta dei poliziotti che gli correvano dietro, hanno atterrato e malmenato il giovane.

Da alcuni giorni poi i ragazzi rinchiusi chiedono a gran voce di poter parlare con il direttore del Cie  – lo ricordiamo, uomo dell’agrigentina Acuarinto – per lamentare il cibo schifoso, servito a orari sempre diversi e le condizioni di detenzione che sono costretti subire. Il direttore dal canto suo si è guardato bene dal farsi trovare e così ieri mattina, stanchi di promesse non mantenute, i reclusi dell’area bianca e rossa hanno rimandato indietro colazione e pranzo, promettendo proteste più rumorose nel caso non venisse soddisfatta la richiesta di incontrare il direttore. Per scaldare un po’ gli animi dei reclusi e ricordare loro che chi lotta non resta da solo, in serata alcuni solidali sono andati a fare un saluto sotto le mura di corso Brunelleschi.

D’altronde, per far sì che queste lievi brezze di protesta possano diventar presto venti ben più minacciosi c’è bisogno dell’impegno di tutti. Ed è con questa certezza in testa che l’altra mattina alcuni nemici delle espulsioni sono andati nuovamente a disturbare l’agenzia viaggi 747 in via Milano 13/b. Il gruppo di solidali ha riempito la vetrina dell’agenzia con manifesti e fatto sapere a lavoratori e passanti che ruolo ha quest’ultima all’interno del meccanismo delle espulsioni. Si è poi raccontata la storia di quel ragazzo tunisino che a Roma pochi giorni fa per evitare il rimpatrio ha ingoiato delle lamette e si è tagliato le vene e sarebbe probabilmente rimasto sul pavimento del Centro a dissanguarsi se gli altri reclusi non avessero protestato con forza per farlo portare in ospedale dove dovrebbe ancora essere ricoverato.

macerie @ Aprile 13, 2015

 

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