traduzione da: detainedvoices
Stanno chiudendo un occhio sul perché siamo in sciopero della fame.
Stanno chiudendo un occhio sul perché siamo in sciopero della fame. Loro vogliono solo che mangiamo, ma nemmeno che mangiamo, solo che passiamo il nostro dito sullo scanner in modo che ci contino per la cena. A loro non interessa se mangiamo, è che stanno perdendo soldi. Se non va come vogliono, loro saranno contro di noi. Non sono contenti. Quando il cibo non viene mangiato, stanno perdendo. Per questo vogliono il tuo dito: per dire che hai mangiato. A loro non importa se stiamo bene qui. Anche per comprare qualcosa qui nello spaccio devi usare i sistemi biometrici con la mani.
Dicono che non sto mangiando e perciò non vogliono darmi le mie medicine. Dicono che ci hanno chiuso dentro sabato per ordini dall’altro. Non ci hanno spiegato niente.
Durante la notte un agente ha dato un calcio alla porta, come se fosse un animale selvatico che chiude una porta. Fa molto caldo qui dentro e avevamo bisogno di aria. Ero nuda nella mia stanza perché fa molto caldo ed era l’unico modo per avere un po’ di fresco. Ero nuda nella mia stanza e lui è entrato e ha accesso la sua microcamera. Lui è un agente uomo e non dovrebbe nemmeno essere qui.
Questo è il 21esimo secolo e succedono ancora queste cose. Non puoi trattare una persona in questo modo. Noi stiamo lavorando, pagando le tasse, dando il nostro contributo alla società. Perché devono rinchiudere qui le madri, le sorelle, le zie. I nostri diritti e la nostra dignità ci sono state strappate via. Dicono che loro sono la sicurezza e sono qui per proteggerci ma non ci stanno proteggendo. Stanno abusando di noi.
Noi stiamo scioperando per il modo in cui veniamo trattate qui. Abbiamo scritto una denuncia e le persone l’hanno firmata; avevamo già intenzione di fare uno sciopero della fame lunedì ma lo abbiamo anticipato a causa di quello che è successo sabato.
Dicono che non c’è motivo per cui le persone protestino fuori perché non sta succedendo nulla. Nessuna viene rilasciata e non cambia nulla. Se lo pensano davvero allora perché ci hanno chiuso dentro? Qual è la vostra paura? Le persone vengono qui e stanno fuori sotto la pioggia e si impegnano in tutto il paese per supportarci e noi abbiamo bisogno di dimostrare il nostro supporto. Se pensano davvero che non stia succedendo nulla perché hanno portato ancora più agenti? Perché hanno così paura?
Questa è la vita a Yarl’s Wood
Ad Agosto sono stata riportata a Yarl’s Wood quando sono andata a fare una denuncia. Non so perché mi hanno riportata indietro. Il mio passaporto sarebbe scaduto dopo una settimana e ho visto un biglietto per pochi giorni dopo, perché stavano cercando di sbarazzarsi di me in fretta.
Vivo in questo paese da 20 anni. Ho 4 figli e 8 nipoti qui.
Appena ho finito la visita con mio figlio loro mi hanno detto che erano venuti per portarmi in isolamento. Ho risposto che non sarei andata. Hanno chiamato la sicurezza. Quattro energumeni sono arrivati e mi hanno malmenata, messo le manette e sbattuta contro il pavimento. Ho 52 anni, ho avuto un attacco di cuore l’anno scorso e ho molte malattie. Sono una vittima di tortura. Tutto questo mi fa ricordare, mi fa riaffiorare i ricordi della tortura. Uno degli omoni mi ha messo il suo piede o la sua grande mano sulla testa per schiacciarmela sul pavimento. Mi hanno portato a Kingfisher, che è la sezione d’isolamento. Mi hanno gettata per terra, il pavimento è davvero sporco.
Ero molto traumatizzata e ho desiderato morire. Ho preso alcune pasticche. Mentre andavamo all’aeroporto ho detto agli agenti che avevo preso delle pasticche e di portarmi all’ospedale per ripulirmi lo stomaco. Quel volo è stato cancellato perché hanno provato ad affrettare le cose. Così mi hanno portato di nuovo a Yarl’s Wood. Ogni volta che vedo le guardie ho paura. Mi chiudo a chiave nella mia stanza adesso e non l’ho mai fatto in vita mia. Scappo via quando vedo le guardie.
Questa è la vita a Yarl’s Wood. Sabato ci hanno chiuse tutte dentro. Noi volevamo solo vedere le persone che erano qui fuori per noi ma non abbiamo potuto. Tutte le donne erano davvero arrabbiate. Non sapevamo che tutto questo potesse accadere in un paese in cui dovrei essere al sicuro. Ti aspetti che questo accada in Africa ma non in Gran Bretagna.
Così non stiamo mangiando e siamo deboli.
Qui è come a Guantanamo. Davvero.
Stiamo camminando intorno come fossimo pazze. Non lo siamo. Le guardie non rispettano assolutamente le donne. Non nel modo in cui ci trattano qui. Non stiamo più parlando con loro. Siamo solo nelle nostre stanze e ci spostiamo quando loro provano a parlarci.
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