Roma – Fino a quando esiste un lager in città

In questi giorni alcune compagne e compagni di Roma stanno ricevendo diverse notifiche di indagine riguardanti l’ultimo presidio davanti il CPR di Ponte Galeria del 28 luglio scorso.

Il presidio, nonostante fosse piuttosto numeroso, non riuscì nell’intento di raggiungere la sezione maschile a causa del dispiegamento ingente di forze dell’ordine.
Farsi sentire fuori da quelle mura è una testimonianza di solidarietà che regolarmente, da anni, vede decine di persone scegliere di rompere l’isolamento che il centro di espulsione romano vorrebbe creare intorno le persone recluse. Questa necessità si fa ancora più forte da quando, con l’apertura della sezione maschile a fine maggio, lo stato ha scelto di impedire l’utilizzo di telefoni cellulari ai reclusi.

Chi ha partecipato ai presidi davanti Ponte Galeria sa bene quanto fastidio provoca la presenza solidale all’esterno.
Nel tentativo di rompere la comunicazione tra dentro e fuori le forze dell’ordine ne hanno provate tante: trasferimenti punitivi nei confronti di chi sceglieva di relazionarsi con i solidali all’esterno, chiusura delle celle per impedire alle persone di affacciarsi in cortile e sentire le urla del presidio, spargere voce che il presidio fosse contro gli immigrati e dunque bisognava diffidare dalla presenza nemica fuori le mura, blocchi dei convogli e checkpoint per chi intendeva raggiungere il lager con il treno, limitazioni ridicole su come e quanto i partecipanti al presidio potevano muoversi su un marciapiede o su una strada inutile, mai trafficata.
Ne ricordiamo tante, alcune davvero buffe data la posizione del lager rispetto la città, a cui aggiungiamo le secchiate di denunce per quasi ogni presidio svolto. Denunce che non hanno mai fermato nessuno dal tornare ogni mese davanti le mura di Ponte Galeria.

Questa volta le notifiche di indagine riguardano manifestazione non autorizzata, adunata sediziosa, oltraggio a pubblico ufficiale, vilipendio, violenza o minaccia. Accuse interessantissime ma mai come quando sulle carte di vecchie denunce comparve un bellissimo “AMMERDE” come pretesto.
Non abbiamo molto da aggiungere, sicuramente la rivolta e l’evasione di massa di inizio luglio, così come le resistenze quotidiane, sono il coraggio a cui guardiamo.
Torneremo al più presto fuori da quelle mura infami, finché di Ponte Galeria non resteranno che macerie.

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