Sei giorni fa è stato pubblicato da alcuni media un video ripreso dai reclusi dall’interno nel CPR di Palazzo San Gervasio, in provincia di Potenza. Si vedono persone arrampicate sui tetti della struttura e viene descritta la repressione della polizia con lanci di lacrimogeni. Due voci raccontano di una persona morta il giorno precedente nel lager:
“ieri è morto un mio amico qua“ e sullo sfondo si sentono le grida delle persone: “assassini, assassini!”.
Non è possibile risalire a quando è stato girato il video e non si trova nessuna notizia di questa protesta né di una morte nel centro.
Le due testate che hanno pubblicato il video nei loro articoli non fanno cenno a quanto detto dai reclusi riguardo questa morte.
Non sarebbe la prima volta però che un decesso all’interno dei CPR viene tenuto nascosto.
Per le persone recluse nel CPR è estremamente difficile riuscire a comunicare all’esterno la situazione nel lager, raccontare delle loro proteste e delle violente repressioni delle forze dell’ordine. I loro telefoni vengono sistematicamente danneggiati dalle guardie al momento dell’ingresso nel CPR, per impedire foto e riprese. Non sono funzionanti nemmeno i telefoni pubblici che dovrebbero essere disponibili nel centro. Tuttavia ogni tanto qualche cellulare sfugge ai controlli.
A metà dicembre 2019 su alcuni giornali locali è girata la notizia che la Procura di Potenza aveva aperto un’indagine sulla gestione del centro. Sono indagati operatori della Engel Italia srl, la società che ha in appalto la gestione del centro, per “comportamenti illeciti che consisterebbero nella somministrazione inappropriata di farmaci tranquillizzanti e atti di violenza verso ospiti del centro”. Durante una successiva perquisizione sono stati trovati medicinali “la cui presenza non appariva giustificata da alcuna necessità terapeutica attuale”. E’ stato sequestrano anche un trapano, che serviva probabilmente a rompere le videocamere dei cellulari dei reclusi.
Alla Engel la prefettura di Potenza ha anche notificato nel novembre scorso una nota per “perdurante mancanza dell’erogazione del servizio di assistenza sociale, mancata raccolta delle nomine e delle revoche degli avvocati di fiducia; non sufficiente fornitura di vestiario; fornitura di coperte già sporche e non sigillate; scarsa pulizia rilevata all’interno dell’infermeria”. La Prefettura ha anche chiesto spiegazioni “sulla mancata vidimazione da parte del medico della struttura del registro dei farmaci consegnati agli ospiti del giorno”.
Nel CPR aperto il 12 gennaio 2018, sono state tante le lotte delle persone recluse negli ultimi due anni. Ci sono state rivolte, scioperi della fame, resistenze alle deportazioni e evasioni riuscite. Il questore di Potenza ha dichiarato, a fine anno, che da giugno a dicembre dal CPR erano stati effettuate 270 deportazioni.
Il lager versa in pessime condizioni dopo le tante rivolte e politici e sindacati di polizia chiedono ristrutturazioni per contrastare proteste e fughe.
Il 29 gennaio scade il bando per il primo lotto dei lavori di adeguamento del CPR, per un importo di 2.420.111 euro. Si riferisce alla
“Realizzazione della rete orizzontale superiore a chiusura delle corti esterne di pertinenza dei moduli e frazionamento in due delle predette corti esterne”, alla “sostituzione degli infissi e dei sanitari presenti all’interno dei moduli alloggiativi con elementi antivandalo” e all’adeguamento dell’impianto di videosorveglianza.
Come riporta il bando, “il CPR attuale ha una capacità pari a 152 posti letto. È costituito da 19 moduli dotati di servizi igienici (ciascuno per 8 persone). È presente un doppio ordine di recinzione, una esterna in muratura e c.a. dell’altezza di 3,5 metri, e una recinzione metallica di compartimentazione interna dell’altezza di 4 metri.”
Il progetto di ristrutturazione prevede la riduzione a 128 posti, utilizzando solo 16 moduli da otto posti, “il modulo n° 9 sarà adeguato per accessibilità a persone con capacità motorie ridotte”.
Con il nuovo progetto, anche a Palazzo San Gervasio verranno costruite vere e proprie gabbie che delimiteranno i piccoli cortili di fronte ai 17 moduli detentivi, già presenti a Gradisca, Roma e Torino.
Attualmente nel centro dovrebbero essere recluse una sessantina di persone, e il ministero degli Interni ha disposto la chiusura del CPR durante i 3 mesi di svolgimento previsto dei lavori.