Mentre scriviamo ci arrivano i primi racconti del tentativo di fuga messo in atto questa notte dai ragazzi rinchiusi nel Cie di Ponte Galeria a Roma.
Dopo un periodo in cui sembravano sospese le deportazioni forzate, forse grazie alle proteste dei reclusi e per la forte attenzione all’esterno, le espulsioni sono riprese a pieno regime e per ogni persona costretta al rimpatrio, sono almeno 3 quelle arrestate nelle strade e trasportate nella stessa giornata dentro le gabbie del Cie.
In special modo sembra che il consolato marocchino sia piuttosto disponibile a firmare le espulsioni dei “propri” connazionali, sicuramente grazie a qualche collaborazione economica fruttuosa, rafforzata con il governo italiano.
Corde e coraggio hanno quindi stimolato alcuni dei ragazzi reclusi a tentare la fuga stanotte per conquistarsi la libertà. Appollaiati sul tetto c’erano già alcuni sbirri e non è ancora chiaro se il sistema d’allarme sia scattato per la video sorveglianza o per qualche aguzzino di turno.
Per il momento non sembra ci siano state brutali ritorsioni apparte che, sventato il tentativo di fuga, i ragazzi sono stati nuovamente costretti nelle celle.
Chiaro è che tra le deportazioni e le minacce di questi giorni, la cooperativa Auxilium e le forze militari presenti nel centro vogliano far cadere una cappa di silenzio sul Cie di Ponte Galeria.
Pericolosa è qualsiasi comunicazione e complicità che vive tra dentro e fuori le mura e, come avvenuto in passato per altri presidi solidali fuori dai Cie (come ad esempio, in più occasioni, a Modena quando il lager era ancora aperto), ne è un segnale evidente l’impedimento ai furgoni con l’amplificazione di raggiungere la manifestazione di sabato 15 febbraio davanti al campo d’internamento etnico di Ponte Galeria.
Senza l’amplificazione è stato pressocché impossibile comunicare con i reclusi e le recluse, cori e slogan non erano così compatti da trasmettere una forza reale nonostante l’enorme partecipazione. Nel tentativo di soffocare completamente il potenziale della manifestazione, l’ente gestore ha impedito a tutte le persone internate di guardare la televisione e quindi le immagini del corteo.
Altro aspetto, non poco rilevante per chi è rinchius* nel centro di Ponte Galeria, è l’impossibilità di utilizzare il fax per comunicare con i propri avvocati, soprattutto per presentare documenti efficaci per bloccare il rimpatrio.
Telefoni e fax della cooperativa Auxilium sono inattivi da 9 giorni e questo è costato già la deportazione di 7 ragazzi.
Riprendiamo l’offensiva, il Cie non deve esistere, le deportazioni vanno bloccate.
Solidali con i/le migranti in lotta.