A partire da venerdi 19 Dicembre, il governo dell’Angola ha lanciato un’operazione di polizia contro i migranti “irregolari”. 3045 persone di 35 diverse nazionalità (congolesi, cinesi, gambiani) sono state fermate nella capitale Luanda e in altre 17 città angolane, 884 persone sono state poi trattenute nei centri di detenzione (1).
Le retate poliziesche sono avvenute nelle strade, davanti alle moschee, in alcuni luoghi di lavoro e anche nelle case. Molti fermati sono stati portati nei centri di detenzione per migranti (Cafunfu, Kisingili, Saurimo, Launda, Trinita) (2) e alcuni sono stati forzatamente rimpatriati.
Organizzazioni come Amnesty International , la Federazione Internazionale per i Diritti Umani (FIDH) e alcuni governi dei paesi di provenienza dei fermati hanno reagito chiedendo alle autorità angolane “di porre immediatamente fine alla pratica di arresti e detenzioni arbitrarie da parte delle forze di sicurezza”, denunciando le condizioni del centro di detenzione di Trinita, a 30 chilometri da Luanda, dove i migranti arrestati “sono tenuti in condizioni crudeli, disumane, umilianti e degradanti, stipati in celle minuscole e privati di acqua e cibo. Alcune donne in stato di gravidanza (di cui due provenienti dal Mali e dalla Guinea) hanno dovuto partorire in queste condizioni deplorevoli. Sono stati riportati anche atti di tortura e di estorsione di denaro.” (3)
Nel paese le retate di migranti irregolari sono una costante dal 2009. L’ultima operazione era avvenuta nell’agosto di quest’anno, e nel 2013 circa 50.000 congolesi erano stati costretti ad abbandonare il paese (4).
La novità, negli ultimi mesi, è rappresentata dal rafforzamento della cooperazione dell’Angola con l’Unione Europea (e in particolare con il Governo italiano, presidente di turno dell’UE) nell’ambito del contrasto delle migrazioni.
Nell’Agosto di quest’anno i rappresentanti del Ministero dell’Interno dell’Angola hanno partecipato, per la prima volta, al workshop “Africa Frontex Community Intelligence” (AFIC), che riunisce i rappresentanti dell’Agenzia FRONTEX europea e alcuni paesi africani (5).
Ad Ottobre si è tenuto a Bruxelles il primo meeting ministeriale Angola-Unione Europea (quest’ultima rappresentata dall’italiano Lapo Pistelli). Nel documento finale si legge che “entrambe le parti hanno sottolineato la loro soddisfazione per la cooperazione dell’Angola con Frontex, in particolare la partecipazione dell’Angola all’ Africa Frontex Community Intelligence“ e che “le parti hanno evidenziato che la loro cooperazione in questo settore continuerà, con l’obiettivo di migliorare la lotta contro l’immigrazione irregolare e la tratta di esseri umani” (6).
A Novembre il ministro della difesa Pinotti ha incontrato a Roma il suo omologo angolano per discutere di “cooperazione nel settore della Difesa per la quale lo scorso anno Italia e Angola hanno siglato un Accordo Quadro […] che prevede, tra le altre, iniziative nell’ambito della formazione, addestramento e sicurezza marittima.” (7)
Infine il primo Dicembre il governo italiano ha rinnovato e reso esecutivo “l’Accordo quadro col Governo della Repubblica di Angola, in materia di sicurezza ed ordine pubblico”.
Quello che sta avvenendo in Angola e in altri paesi africani , come ad esempio in Egitto rientra nella strategia europea di delegare ai paesi africani il controllo dei flussi migratori e al tempo stesso creare nuovi mercati per la vendita di armamenti. Non a caso qualcuno esulta definendo l’Angola come il “nuovo eldorado per le aziende italiane della difesa” (8)
Fonti:
(1) (2) (3) (4) (5) (6) (7) (8)
Altri articoli in italiano:
– http://www.africa-express.info/2014/12/25/angola-la-mannaia-del-regime-sul-migranti-caccia-alluomo-arrestati-centinaia-di-stranieri/
– http://www.africarivista.it/231214-angola-luanda-migliaia-arrestati-per-immigrazione-illegale/