Riceviamo e pubblichiamo:
Il 26 Gennaio scorso la questura di Roma, in accordo con il prefetto ed il comune di Roma, ha fatto sgomberare l’anagrafe di Via Pietroselli, occupata da 14 giorni dai movimenti per il diritto all’abitare. Durante questa operazione repressiva, in cui le questioni politiche poste dall’emergenza abitativa vengono vigliaccamente risolte in termini di ordine pubblico, si sceglie di identificare tutti i presenti e richiudere Papis, Amid e Alexandru nel CIE di Ponte Galeria, perché colpevoli di non possedere “le carte giuste”.
I CIE (centri di identificazione ed espulsione) sono dei lager che rinchiudono per mesi le persone in condizioni disumane, dove sono negati anche i diritti e i bisogni più elementari, dove sono frequentissime le violenze e le intimidazioni.
Perché i CIE sono delle macchine per fare soldi a combustibile umano, alimentate dalla distruzione dei progetti di vita, e a volte della vita stessa, delle persone.
L’azienda CIE è inutile per tutti coloro che non arrivano a fine mese, ma fa guadagnare soldi allo stato, alle amministrazioni, e a tutte le aziende che li gestiscono: la Croce Rossa Italiana, le Misericordie, il Consorzio Connecting People, Auxilium, Acuarinto, etc… ed ora i professionisti della sicurezza come Gepsa. Questa è subentrate da poco nella gestione del CIE di Ponte Galeria insieme ad Acuarinto, e si possono già vedere gli effetti della nuova gestione: peggioramento del vitto, mancanza di riscaldamento, soppressione di beni di prima necessità, peggioramento delle condizioni igieniche.
Alexandru, Amid e Papis sono persone con cui da anni lottiamo insieme per opporci alle condizioni di miseria e disumanità a cui gli sfruttatori ci vogliono costringere, da anni ci autorganizziamo con dignità per costruirci un’esistenza libera e autodeterminata.
In solidarietà con tutte le rivolte dei reclusi e delle recluse che hanno fatto chiudere diversi padiglioni dei CIE in questi anni, siamo contro qualsiasi tentativo di riforma di questi lager di stato. Chiudere tutti i CIE!
Per far sentire a Papis, Amid e Alexandru che chi lotta ha sempre compagni e compagne pronti a sostenerlo, e per portare la nostra voce solidale a tutte e tutti coloro che sono reclusi in quel luogo infame.
Venerdì 6 Febbraio ore 18 presidio davanti al CIE di Ponte Galeria – Stazione Fiera di Roma.
Appuntamento alle ore 17.30 alla stazione Ostiense per andare insieme
TUTTI LIBERI, TUTTE LIBERE!
Riceviamo e pubblichiamo:
Dopo poco più di una settimana (vedi qui) torniamo davanti il Cie di Ponte Galeria per essere vicini, nonostante le mura e le gabbie, a Papis, Alexandru e Mohamed e dimostrare la nostra solidarietà a tutti e tutte le recluse.
Durante l’ultimo presidio solidale, le forze dell’ordine ed il personale di Gepsa e Acuarinto hanno tentato di impedirci di comunicare, tenendo tutti e tutte chiuse nelle celle per non far sentire chiare le nostre grida, ritardando la distribuzione del cibo e attribuendo la responsabilità all’esistenza stessa del presidio, provando a dividerci e metterci gli uni contro gli altri. Da dentro abituati come sono alle vessazioni e ai trucchetti del personale e delle guardie,non si sono fatti raggirare e hanno continuato a rispondere e a comunicare con noi.
Questi provvedimenti repressivi sono parte dell’accanimento e dell’arbitrarietà che ogni giorno colpisce le persone migranti imprigionate nel Cie.
Durante e dopo il presidio, i reclusi e le recluse hanno protestato con battiture, grida e rifiuto del vitto quando, ormai a tarda ora, il personale del centro aveva intenzione d’iniziare la distribuzione.
In questi ultimi giorni, con un volo Frontex verso la Nigeria, quasi 30 persone sono state deportate. Con una retata alla stazione Termini e in altre città italiane, il Cie è nuovamente stracolmo.
Venerdì 6 febbraio, appuntamento alle 17,30 @ Stazione Ostiense per andare insieme davanti il Cie di Ponte Galeria e far sentire la nostra solidarietà alle persone imprigionate.
Lo stesso giorno, in alcune città del Marocco e della Fortezza Europa, sono previsti appuntamenti di lotta ad un anno dal brutale attacco, della polizia spagnola e di quella marocchina, a Ceuta contro i/le migranti che tentavano di scavalcare la frontiera ed entrare nel territorio spagnolo.
Questo attacco ha portato alla morte di 15 persone e di altre 50 date per “disperse”. (vedi qui)
Per l’Europa sono solo numeri, parte di un bilancio tragico di una guerra che chiamano “di difesa e sicurezza” delle frontiere. Per noi sono persone che vogliamo ricordare lottando.
Chiudiamo tutti i CIE
Lottiamo contro l’Europa dell’esclusione e dello sfruttamento.
Nemici e nemiche delle frontiere