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Venerdì 6 febbraio un numeroso gruppo di solidali è tornato nel tardo pomeriggio sotto le mura del CIE di Ponte Galeria per esprimere ancora una volta il sostegno a tutti i reclusi e le recluse e per stare al fianco di Papis, Alexandru e Mohamed, internati il 26 gennaio scorso in seguito allo sgombero dell’anagrafe occupata dai movimenti per il diritto all’abitare.
Oltre alla liberazione di uno dei tre compagni, in seguito alla diagnosi d’aver contratto la scabbia proprio durante la prigionia, la giornata nel Lager di Ponte Galeria è iniziata con l’ennesimo episodio di autolesionismo nella sezione maschile, provocato dal solito comportamento della polizia e dell’amministrazione del centro. Nel primo pomeriggio, infatti, un ragazzo si è tagliato le vene dopo che gli è stata rifiutata la possibilità di avere una scheda per chiamare a casa. Un gesto estremo che è sintomatico della tensione e della disperazione che uomini e donne reclusi/e vivono quotidianamente. Ma la vita al CIE è fatta anche di solidarietà e complicità e la reazione non si è fatta attendere. Da subito i suoi compagni e amici hanno iniziato una protesta che è durata fino alla sera. Battiture e l’incendio di qualche materasso hanno riscaldato la serata fredda e i cuori di chi era al presidio.
Le comunicazioni tra dentro e fuori sono state costanti, tra richieste di musica e informazioni da condividere su quanto stava accadendo all’interno. La polizia ha spento l’incendio dei materassi gettando acqua dal tetto ed ha anche tentato di rinchiudere i ragazzi della sezione maschile. Questo non è bastato a fermare la rabbia e protesta è andata comunque avanti.
Anche dalla sezione femminile, nella quale al momento sono recluse poco più di quindici ragazze, sono arrivati diversi racconti. Oltre al via vai continuo di ragazze che entrano ed escono praticamente quasi ogni giorno, si segnala la mancanza di assistenza sanitaria. Nonostante le richieste continue e quotidiane, le attese sono sempre più lunghe ed estenuanti, perchè nei luoghi predisposti alle cure non ci sono abbastanza posti e il personale non sembra bastare.
La mancanza di riscaldamento e il cibo pessimo sono tra i problemi più sentiti. Il tentativo di rifilare farmaci e tranquillanti è una costante della vita all’interno di Ponte Galeria. In tante e tanti raccontano di avere una strana sensazione di sonno dopo aver mangiato. Tentativi subdoli di sedare il coraggio di tanti uomini e donne che lottano ogni giorno contro le violenze, le ingiustizie e l’isolamento in questi luoghi di reclusione forzata.
Il presidio è andato avanti fino alle 20,30 circa, e dopo molti inteventi al microfono, musica e slogan cantati, è terminato con un saluto rumoroso e con fuochi d’artificio, ma soprattutto con la promessa di tornare, con rabbia e determinazione, sotto le mura di questi “moderni campi di concentramento”.
In tarda serata è arrivata la notizia di una perquisizione all’interno delle celle nella sezione maschile.
Solidarietà a chi lotta contro le frontiere e per la libertà
Nemici e nemiche delle frontiere