E’ stata diffusa solo ieri, 12 Febbraio, la notizia della morte del ventitreenne afgano Sayed Mehdi Ahbari, recluso – insieme ad altre 1600 persone – nel centro di detenzione per migranti di Amygdaleza, a 10 chilometri da Atene. Secondo le fonti “ufficiali” (cioè di polizia) Sayed si era sentito male la sera del 4 febbraio, era stato portato all’ ospedale “Sotiria” per poi essere ricondotto al campo la mattina successiva. L’otto febbraio era stato ricoverato di nuovo, ed è morto in ospedale il giorno dopo, per una “patologia polmonare”. Sempre secondo le stesse fonti altri due migranti erano in precedenza morti a Corinto. (http://left.gr/news/tritos-nekros-kratoymenos-stin-amygdaleza)
Sappiamo bene che sono proprio le inumane condizioni di vita in questi moderni lager che aggravano qualsiasi problema di salute e che le malattie sono causate dalla detenzione in questi centri. E sappiamo che le morti non sono solo tre: ci sono i “suicidi”, le “morti accidentali”, oltre alle decine di persone gravemente malate lasciate senza cure, “libere” solo di spegnersi giorno dopo giorno.
Si tratta di un veri e propri omicidi di stato. Nel campo di Amygdaleza, come negli altri centri di detenzione in Grecia , non è presente nessun presidio medico. Le poche cure disponibili sono quelle fornite da medici volontari o dalle cliniche e farmacie sociali autogestite. Proprio la clinica sociale (fonte) N.Filadelfeias- N.Halkidonas-Ionia , che aveva potuto visitare il 6 febbraio un altro giovane migrante pakistano affetto da tubercolosi , proveniente da Amygdaleza , denunciava le miserabili condizioni di vita all’interno del centro e la sempre più grave emergenza sanitaria, chiedendo l’intervento del nuovo governo e l’immediata chiusura di tutti i centri di detenzione, dove sono ancora segregate più di 8000 persone.
La lotta dei migranti e dei sodali contro le politiche repressive e i lager etnici durano da tempo e non si fermano.
A Patrasso dal 3 febbraio 26 migranti hanno cominciato uno sciopero della fame. Erano stati arrestati perchè senza documenti regolari e sono detenuti nel carcere di Santo Stefano da 11/14 mesi, nonostante ci sia una sentenza di espulsione (fonte).
Il 7 febbraio, in risposta all’appello “per chiudere ORA i campi di concentramento” lanciato dall’ “Iniziativa aperta contro i centri di detenzione” e dall’ “Assemblea di solidarietà con i rifugiati”, si sono svolti 35 presidii in tutta la Grecia (fonte).
E stamattina, Venerdi 13 febbraio, è ricominciata ad Atene la protesta , davanti all’ufficio immigrazione, dei rifugiati siriani protagonisti per due mesi del presidio di piazza Syntagma, di fronte al parlamento greco. Lo striscione esposto riportava quelle che sono le parole d’ordine delle comunità migranti e delle reti di solidarietà greche: “Frontiere aperte per tutti. Documenti per i profughi e gli immigrati”. (Foto)
Per il 17 Febbraio le stesse comunità dei migranti e i gruppi antirazzisti greci hanno organizzato un’assemblea nazionale aperta ad Atene (fonte), per rafforzare e allargare la lotta e chiedendo:
- La chiusura immediata di tutti i centri di detenzione e la liberazione di tutti gli immigrati trattenuti nelle stazioni di polizia
- Pieni diritti per gli immigrati e rifugiati e documenti di viaggio per chi desidera lasciare la Grecia per raggiungere altri paesi.