Il 7 novembre un gruppo di solidali si è recato in presidio sotto le mura del CIE di Ponte Galeria alle porte di Roma per esprimere la propria solidarietà con tutte le recluse e i reclusi che quotidianamente lottano per la propria libertà.
Nonostante Trenitalia, con il solerte ausilio delle forze dell’ordine, abbia tentato, sia all’andata che al ritorno, di impedire ai compagni e alle compagne di prendere il treno che porta al CIE, chiedendo ad ognun* il pagamento del biglietto, il presidio è riuscito a raggiungere le mura del centro e a trascorrervi un paio d’ore tra interventi, musica e tanto rumore.
La risposta da dentro al Centro è stata forte e bellissima: di fronte alla sezione maschile, le urla dei/delle solidal* si sono unite a quelle dei reclusi, mentre in strada abbiamo tentato di comunicare con gli automobilisti che passavano sulla Portuense più o meno ignari di cosa ci fosse dietro quelle squallide mura sovrastate dal filo spinato. Da dentro, ci raccontano che in questo momento il Centro è strapieno: nella sezione maschile ci sono più di 100 prigionieri, così come in quella femminile dove solo le prigioniere provenienti dalla Nigeria sono circa 90. Così come si ripetono episodi di cibi e bevande “corretti” con psicofarmaci da parte degli operatori per tentare di annientare qualsiasi capacità di resistenza e rivolta.
Mentre eravamo lì, è arrivata la notizia che un gruppo di compagn*, che aveva organizzato nelle stesse ore un presidio di fronte al CIE di Brindisi, è stato fermato dalla polizia e portato in questura per l’ennesima infame identificazione.
Dopo aver illuminato il cielo con qualche fuoco di artificio, siamo tornat* in città.
Alcuni nemiche e nemici delle frontiere.