Riceviamo e pubblichiamo ricordandovi che per i contributi potete scriverci a hurriya[at]autistici.org
È da tempo che con continuità e con cadenza mensile andiamo a portare solidarietà sotto le mura del CIE di Ponte Galeria. Le lotte contro i CIE e contro le espulsioni sono oggi più che mai importanti, perché si muovono su un terreno sensibile, quello delle frontiere. Quelle frontiere che sono teatro di lotta e di scontri ormai in tutto il mondo. Quando andiamo sotto quelle mura comunichiamo con dentro, cerchiamo di stabilire dei rapporti concreti e diretti, portiamo solidarietà a chi lotta e a chi si ribella… Quando siamo sotto quelle mura non chiediamo a nessuno l’autorizzazione per starci, cerchiamo di fuggire le rappresentazioni politiche e il clamore mediatico. Quello che ci interessa è principalmente capire cosa succede dentro, ascoltare le voci di chi è esposto all’arbitrio quotidiano della violenza degli stati e delle loro frontiere. Capire per dare voce a chi purtroppo non ce l’ha, perchè gli è stata negata per la mancanza di un pezzo di carta, ma soprattutto per organizzarsi e intervenire quando, dove e come possibile.
Parlare oggi di frontiere non è cosa facile. Quella che viene definita fortezza Europa è in realtà un colabrodo, che fa acqua da tutte le parti. Gli ultimi fatti di Parigi e la crisi internazionale che si delinea sempre di più come una guerra mondiale ne sono la prova. La risposta degli stati nazione europei è goffa e pericolosa allo stesso tempo. Pericolosa perché la militarizzazione dei territori è concreta e asfissiante, soprattutto in grandi città come Roma. Militari ovunque, nelle piazze, nelle metro e nelle stazioni ferroviarie. Controlli diffusi e guardie che rendono impossibile la vita di centinaia di migliaia di persone sono un fatto quotidiano e visibile a tutti. Goffa perché in nome della sicurezza si ripete il mantra del “continuate a vivere la vostra vita, non fatevi intimidire”, cioè, detto in poche parole, fate finta di niente e soprattutto continuate a consumare. Allora per governare meglio le città e per ristabilire i parametri della gestione e del controllo servono grandi eventi, come è stato l’EXPO milanese, come sarà il giubileo a Roma. Ma succede che non tutti sono disposti ad accettare tutto questo, c’è chi non vuole farsi governare…
Quindi non stupisce che chi non abbassa la testa deve in qualche modo essere colpito. Le perquisizioni e le denunce arrivate a Roma per i presidi al CIE, i fogli di via da Brindisi emessi sempre in seguito ai presidi sotto le mura del CIE sono gesti che non spaventano nessuno e nessuna di noi, ma rientrano a pieno nei disegni governativi europei. A questo aggiungiamo le continue intimidazioni di guardie e DIGOS che non perdono mai l’occasione, nei momenti di lotta, per strada, nei nostri spazi… E poi ci sono le continue retate. Adesso più di prima, con l’allarme terrorismo e la retorica sulla sicurezza, la strada che conduce al CIE e all’espulsione è spianata. Non è necessario fare la lista degli episodi che parlano di retate e rastrellamenti contro i “non comunitari”, che abbiano o no regolari documenti, la cronaca recente lo dimostra chiaramente.
In questo momento il CIE di Ponte Galeria è pieno. 100/150 persone, donne e uomini, vi sono rinchiuse sotto continua minaccia della polizia e dei gestori, vivendo giornate vuote, senza nulla per distrarsi, per curarsi, per affrontare la prigionia. Solo la forza individuale e collettiva genera rivolte, grandi o piccole, alle deportazioni che anche oggi continuano da Ponte Galeria, utilizzato come centro per ammassare connazionali prima dei rimpatri.
Questo è un appello rivolto a tutti quelli e quelle che la testa non la vogliono abbassare.
Il 12 dicembre torneremo sotto le mura del CIE di Ponte Galeria con determinazione e rabbia. Con un pensiero gioioso rivolto a chi non tanti giorni fa si è ribellato nel CIE di Torino, e a tutti quelli e quelle che ogni giorno lottano e provano a sopravvivere dentro ogni gabbia. Ma un altro pensiero ci viene in mente. Il 12 dicembre è un giorno che ricordiamo tutti e tutte per la strage di piazza Fontana, avvenuta nel 1969. Una giornata di lotta è il modo migliore per non dimenticare.
Alcuni nemici ed alcune nemiche delle frontiere