La Grecia, che rappresenta, insieme con l’Italia, il principale paese di transito dei migranti per accedere all’Europa, nelle ultime settimane funge da vero e proprio laboratorio per l’applicazione delle nuove direttive dell’UE sulla gestione dei flussi migratori. Alle frontiere e negli hotspot nelle isole dell’Egeo la UE, con la collaborazione del governo considerato “più a sinistra” in Europa, comincia ad applicare severamente la selezione tra migranti dalla Siria, Afghanistan e Iraq, considerati come meritevoli di poter richiedere asilo nell’UE, e tutti gli altri, classificati come “migranti economici” da recludere ed espellere. Nell’ambito dei paesi UE, la Grecia e l’Italia verranno così utilizzati come centri di selezione e deportazione dei migranti. Intanto continuano le quotidiane morti in mare nell’Egeo e nel Mediterraneo.
A partire dal 3 Dicembre i migranti economici sono stati fermati dalla polizia greca e da agenti Frontex alla frontiera con la Macedonia ad Idomeni e deportati ad Atene. La stessa selezione avviene sulle isole, dove sono stati allestiti i nuovi hotspot.
Il governo ricomincia ad arrestare e segregare i migranti nei vari centri detenzione e nelle stazioni di polizia. Secondo l’UE i posti disponibili in strutture detentive sono più di 5000.
Malgrado la repressione la lotta dei solidali e delle e dei migranti continua, con cortei, presidi, manifestazioni, proteste e rivolte.
Centro di detenzione di Corinto
La sera del 2 Gennaio 2016 verso le 22 i reclusi di un’ala hanno forzato le porte delle celle, danneggiato la struttura, appiccato il fuoco ai materassi portati nel cortile e provato a fuggire: in 6 ci sono riusciti. Il tentativo di fuga è stato contrastato da ingenti forze antisommossa provenienti da Atene e da città vicine con cariche e lancio di lacrimogeni, i migranti hanno risposto con pietre e altri oggetti. Le notizie parlano di vari feriti tra i rivoltosi. Nel centro sono ammassate 400 persone, provenienti in gran parte dal Marocco e dall’Algeria, tra i quali anche minori. Venti persone sono state già espulse negli ultimi giorni.
Il centro detenzione, come tutti gli altri presenti in Grecia, non era mai stato chiuso, come promesso e pubblicizzato dal governo, e le lotte, dei migranti all’interno e dei solidali all’esterno, sono continuate durante quest’anno. A Gennaio 2015 c’era stata una rivolta che si era conclusa con una violenta repressione dei plotoni della polizia antisommossa.
Ai primi di marzo una manifestazione di solidali ha tentato di forzare l’ingresso del centro.
A fine Marzo, nuova rivolta dei reclusi, alcuni dei quali resistono per ore sui tetti. Da allora, si è assistito ad una diminuzione dei detenuti, la gran parte dei quali è stata rilasciata per decorrenza dei termini. All’inizio di Dicembre nel centro detenzione erano presenti solo pochi migranti. Associazioni e gruppi politici chiedevano la chiusura definitiva del centro e la destinazione dell’area ad usi sociali.
A partire da Sabato 12 Dicembre invece il centro è stato nuovamente riempito: 123 persone, sopratutto provenienti dal Marocco, sono state fermate nello stadio del TaekWonDo ad Atene ( dove erano stati alloggiati in condizioni di sovraffollamento parte dei 2000 migranti “economici” allontanati il 3 Dicembre con la forza dal confine con la Macedonia ad Idomeni ) e portate nella struttura di Corinto. Le persone recluse sono state picchiate selvaggiamente e costrette a farsi prendere le impronte e a firmare, contro la loro volontà, per il “rimpatrio volontario”.
Il 16 Dicembre ad Atene è stato sgomberato lo stadio del Taekwondo e circa altre 200 persone sono state portate nel lager di Corinto, così come il 19 Dicembre dopo una retata contro i migranti che si erano accampati in piazza Vittoria ad Atene. Il 22 Dicembre, prima protesta dei reclusi nel campo di concentramento. Il 27 Dicembre un corteo di solidali raggiunge il centro detenzione.
Centro di detenzione Elliniko, Atene
Il centro di Elliniko, alla periferia sud di Atene, è destinato alla reclusione ed espulsione delle donne migranti.
“Il mio nome è Sanaa Taleb. Vengo dal Marocco. Sono stata imprigionata per 7 mesi nella struttura di detenzione di Elliniko ed esigo la mia libertà. “
Queste sono le parole di una lettera (1) che la trentatreenne Sanaa Taleb, detenuta dal 4 Aprile ad Elliniko, ha pubblicato il 1° Novembre 2015. Gli agenti di polizia hanno picchiato brutalmente Sanaa (che era in manette) durante un tentativo di espulsione al quale lei ha resistito, il 4 Novembre.
“Dopo 6 mesi di detenzione le autorità hanno deciso di prolungare semplicemente la mia reclusione per altri 3 mesi. Da quel momento in poi ho deciso di rifiutare qualsiasi cibo dal personale del carcere”. Le autorità di polizia l’hanno denunciata per disobbedienza e resistenza all’autorità e il processo è in corso. Nel centro di Elliniko ha continuato lo sciopero della fame ed è stata prima mandata alla clinica psichiatrica Dafni (che si trova a sud di Atene), e poco dopo di nuovo riportata in cella ad Elliniko. Tuttavia, Sanaa ha deciso di continuare a lottare “Non posso tornare in Marocco, che ho lasciato da 17 anni. La mia vita è qui in Grecia, dove ho lavorato negli ultimi anni. Se devo scegliere tra la deportazione e la morte, scelgo la morte”.
In solidarietà con Sanaa, e contro la detenzione ed espulsione, il 14 Dicembre altre venti donne hanno iniziato lo sciopero della fame che si è prolungato per qualche giorno, ed hanno scritto congiuntamente un documento dove denunciano le condizioni di detenzione. Numerosi sono stati i presidi e le manifestazioni solidali, il 14, 15, 19, 22, 26 ed infine il 31 dicembre.
Centro di detenzione di Amygdaleza, Atene
Nel centro dopo la rivolta di Luglio, quando i migranti avevano dato fuoco ai container, e lo sciopero della fame di Settembre, erano rimasti, nel mese di Novembre pochi reclusi. A Dicembre il centro è stato di nuovo riempito e sembra che attualmente siano lì reclusi 400 migranti pachistani che il governo cerca di deportare. Ai primi di dicembre un volo di deportazione era stato bloccato dalle autorità pachistane ad Islamabad e 30 migranti erano stati riportati indietro ad Amygdaleza.
Centro di detenzione / hotspot di Moria, Lesbo
Il centro di detenzione di Moria viene ora usato come primo hotspot in Grecia per la detenzione e identificazione dei migranti. I migranti proveniente dal Maghreb non vengono più nemmeno registrati e sono trasferiti direttamente negli altri centri di detenzione e nelle stazioni di polizia. Nelle ultime settimane ci sono state varie proteste dei reclusi e un tentativo di suicidio di un giovane pachistano il 26 dicembre.
Altre mobilitazioni
Il 18 e 19 Dicembre si sono tenute manifestazioni e cortei contro le frontiere, i centri detenzione, gli hotspot e Frontex ad Atene, Salonicco, Volos, Lesbo, Ioannina, Agrinio e altre città della Grecia. Per il 23 e 24 Gennaio è prevista una mobilitazione internazionale e un corteo contro la recinzione di Evros, al confine con la Turchia.