Traduzione da No Border Serbia
Tra il 20 e 21 ottobre c’è stato un nuovo attraversamento della frontiera Berkasovo-Bapska (SRB-CRO) da parte di migliaia di persone che si sono dimostrate più forti delle barriere posizionate dalla polizia croata. Dopo una notte trascorsa nel fango e al freddo, 2500 persone hanno scavalcato o aggirato la recinzione superando la “linea verde”.
Le persone già stremate dalle avversità incontrate durante il viaggio si sono sentite dire che la frontiera era chiusa. Ma cosa significa che “la frontiera è chiusa?”. Nel momento in cui le persone correvano attraverso i campi la linea immaginaria che identifica la frontiera semplicemente smetteva di esistere e la barriera umana di robocop diventava ridicola. Una volta superata la barriera (la linea di confine) le persone si trovano ad affrontare un problema ancora più grande in quanto il corridoio super-controllato e super-organizzato impedisce la possibilità di continuare il viaggio in modo autonomo. Le persone devono aspettare i bus organizzati (peraltro non sempre presenti) o, al fine di entrare in un campo -ordinati in fila!- sopportare le urla di polizia/militari, e tutte le umiliazioni che arrivano con l’illegalità. Allo stesso tempo, queste persone dovrebbero essere considerate fortunate per avere la possibilità di passare attraverso la via sicura permessa dal nuovo corridoio.
Corridoio di controllo
Generalmente, il cosiddetto corridoio “umanitario” per una migrazione più umana verso l’Europa, o il paese di sfruttamento scelto, controlla quasi tutti i movimenti delle persone migranti che non possono entrare in modi legali. I governi, insieme ai grandi filantropi (UNCHR, Croce Rossa e altre ONG) riescono a diffondere un’immagine umanistica del “soccorritore” e allo stesso tempo sono responsabili delle sofferenze alle frontiere (per esempio: i fondi UE finanziano le ONG che lavorano per la cosiddetta “questione migrante” e contemporaneamente per la costruzione e il mantenimento dei centri di espulsione).
Anche gli intermediari (volontari, traduttori…) giocano un ruolo importante, perché essi sono lì per offrire un aiuto concreto certamente con delle buone intenzioni, ma per questo sono spesso in una posizione di potere che può sottrarre oppure ostacolare la forza dei migranti in quel momento, trattandoli invece con paternalismo.
Limitarsi a parlare delle cattive condizioni, ma non delle politiche che le causano, appellarsi ai governi per costruire strutture d’accoglienza adeguate, ma non per eliminare barriere, far ritirare le forze armate e fermare ogni forma di violenza, sta portando a una curiosa continuità nella “gestione dei migranti”, che include spesso la cooperazione con la polizia in modo da avere “tutto sotto controllo”.
Chi è (che crea) un “rifugiato” e perché (non) è una “crisi”?
L’orribile situazione alla frontiera o durante il viaggio, viene mostrata come il risultato di una umana catastrofe e di conseguenza come una colpa delle persone in viaggio come se fosse una sorta di catastrofe naturale quella delle persone in attesa alle frontiere, affamate, infreddolite, senza cure mediche, sole e così via.
È necessario sottolineare che gli stati hanno creato questa crisi, parte delle stesse politiche che costruiscono recinzioni e campi-prigione mentre dall’altra parte affermano di voler offrire un “passaggio sicuro” o “protezione” ai “veri rifugiati”. Queste sono le due facce della politica della Fortezza Europa. La divisione in categorie sociali (“immigrati illegali”, “migranti economici” e “veri rifugiati”) è una divisione razzista, usata per selezionare le persone utili al capitalismo Europeo e per sbarazzarsi, deportare, imprigionare quelle “inutili”, o per renderle completamente illegali in modo da poterle usare come forza lavoro a bassissimo costo. Questa divisione è fortemente problematica e proponiamo di usare sempre il termine migrante/i per tutte le persone che si spostano dal loro paese di origine. Questo dovrebbe essere un primo passo, per riconoscere che queste persone sono uguali a noi e rappresenta una definizione alternativa rispetto a quelle create e utilizzate dagli stati e dalle leggi internazionali.
Questa è l’ipocrisia del capitalismo europeo, con la sua tradizione di guerre e sfruttamento che si basa sulla grande menzogna dell’umanità come “cuore dei valori europei”
Noi ci chiediamo quali siano questi valori umanistici, quando il colonialismo, il furto della terra e l’oppressione degli altri sono sempre stati giustificati da quegli stessi valori. Solo se saremo in grado di superare l’idea di superiorità Europea (occidentale) cominciando a stabilire veri legami di solidarietà transnazionale potremmo ricominciare a parlare di quei valori.
In tutti i posti in cui le persone vengono fermate, c’è una resistenza. Un altro potente messaggio è stato spedito ieri (21 ottobre) in Brežice (frontiera Croazia/Slovenia) dove i migranti hanno bruciato le tende chiedendo libertà per le migliaia di persone accolte in un campo che poteva ospitarne al massimo 400.
La loro voglia di continuare il viaggio e la forza delle persone è più potente della repressione.