riceviamo e diffondiamo
Sabato 17 settembre, un gruppo di circa 50 persone è tornato sotto le mura del CIE di Ponte Galeria per salutare e restare al fianco delle donne recluse.
La giornata è iniziata all’1 del pomeriggio ed è andata avanti fino alle 16:30 circa, con musica, cori e interventi dal microfono aperto. La risposta delle detenute, che urlavano rispondendo ai cori dei/delle solidali si è fatta sentire, finché non sono state rinchiuse nelle celle dalle guardie. Durante i presidi questa è la normalità: se c’è comunicazione tra dentro e fuori le guardie fanno di tutto per impedirla. Allo stesso modo, succede spesso che guardie e digos presenti in forze provochino e tentino di dar luogo a inutili scaramucce con lo scopo di alzare la tensione. Anche questa volta non si sono smentiti.
I presidi al CIE di Ponte Galeria, che hanno cadenza mensile, hanno il preciso scopo di tenere viva la comunicazione con chi è reclusa, visto il silenzio o le false informazioni che circolano intorno a questi luoghi. I presidi sono importanti per sapere cosa succede all’interno dei lager dalle stesse persone che vivono questa prigionia sulla propria pelle.
Al momento le ragazze recluse sono circa un centinaio, provenienti da diversi paesi. Continua a essere molto forte la presenza di persone di origine nigeriana, visti gli accordi che esistono tra l’Italia e la Nigeria in materia di deportazioni. Purtroppo da Ponte Galeria continuano le espulsioni con una certa regolarità: il CIE romano, come è stato detto più volte, è anche un polo logistico importante dove inviare le persone catturate durante le retate in tutta Italia e trattenerle in vista di una imminente deportazione.
Mentre continua a rimanere inutilizzata la parte maschile, ancora chiusa dopo la rivolta di dicembre, la situazione nella sezione femminile è molto difficile, visto anche il grosso numero di persone recluse. Le detenute raccontano di condizioni igieniche pessime, dei soliti problemi con il cibo (sopratutto degli alimenti scaduti) e di una lunga estate, in cui sappiamo che le condizioni della prigionia sono ulteriormente peggiorate.
Come succede ormai da molto tempo, gli ingressi e le uscite dal CIE romano hanno una frequenza settimanale. La durata della detenzione si allunga molto per le richiedenti asilo (la media è ormai di 5-6 mesi), mentre per chi deve essere espulsa la permanenza può anche essere meno di una settimana.
Continueremo ad andare sotto queste carceri, complici e solidali di chi ogni giorno lotta per la propria esistenza.
Nemici e nemiche delle frontiere