Aggiornamenti:
Con la della rivolta nel CIE di Aluche è cominciata la ritorsione degli agenti di polizia. Malgrado durante la mediazione per porre fine alla protesta sul tetto le guardie avessero al solito garantito che non ci sarebbero state conseguenze, le cose sono andate in modo molto diverso. “Siamo scesi dal tetto e la conseguenza è stata un tremendo pestaggio.” Secondo H. sono stati aggrediti anche coloro che non avevano partecipato alla protesta. Un ragazzo, che si trovava nella sua cella quando la rivolta è scoppiata, racconta di essere stato picchiato: “Hanno picchiato tutti, tutti”. Nel settore dove sono recluse le donne, J. racconta “Ho sentito i colpi e un sacco di urla e mi ricordo una voce che diceva ‘dagli, dagli, che non ci sono telecamere”.
Il giorno dopo tutti i reclusi e le recluse nel CIE dovut restare chiusi nelle loro celle con la luce accesa per 24 ore e non gli è stato permesso di fare telefonate. H. aveva deciso di non partecipare alla rivolta dei suoi compagni, ora riconosce che la sua decisione sarebbe stata diversa. La sua rabbia è aumentata “Se si rivoltano di nuovo, non credo che possano fermarli. Le abbiamo prese senza aver fatto nulla. Così la prossima sì faremo qualcosa”. Queste testimonianze sono state riportate dai media che hanno anche pubblicato le foto delle ferite inferte ai reclusi.
Le autorità come di consueto minimizzano quanto successo, ma il direttore della polizia ha dovuto ammettere davanti al Congresso dei deputati che tre migranti hanno dovuto ricorrere a cure mediche per le ferite ricevute. Il ministro degli interni ha garantito che i reclusi saranno comunque espulsi dalla Spagna, seguendo le direttive europee. Ieri, SOS Razzismo e la Coordinadora de Barrios hanno depositato una denuncia presso il tribunale sull’aggressione subita dai migranti, chiedendo che non siano deportati, per poter testimoniare.
In passato inchieste e denunce simili, come nel caso della morte di una persona reclusa, non avevano portato a niente perch tutti i detenuti testimoni erano stati comunque espulsi.
Da ieri 21 ottobre, a partire da mezzogiorno, tutti i/le detenut* nel CIE di Aluche hanno iniziato un sciopero della fame per protestare contro il maltrattamento all’interno del centro. Diversi gruppi solidali hanno chiamato una manifestazione oggi 22 ottobre davanti al CIE di Aluche alle ore 12, a sostegno dello sciopero della fame dei/delle reclus* e per la chiusura del lager.
Nel CIE nel quartiere di Aluche a Madrid, che ha una capienza di 214 posti e in cui sono attualmente rinchiuse 93 persone, ieri sera 18 ottobre verso le 21.15 una sessantina di reclusi si sono rivoltati e 39 di loro (38 algerini e un marocchino) sono riusciti a farsi strada, dopo aver coperto le telecamere e forzato una porta blindata, fino sul tetto della struttura. La polizia ha completamente isolato la zona per evitare la fuga dei reclusi e ai/alle solidali di avvicinarsi, e le strade adiacenti al CIE sono rimaste per tutta la notte chiuse al traffico. Sul posto in pochi minuti sono intervenute unità della UIP (Unidades de Intervención Policial, polizia antisommossa) e dell’UPR (unità speciali di prevenzione e risposta).
I reclusi hanno continuato la protesta trascorrendo la notte sul tetto del lager della democrazia, esponendo uno striscione e gridando slogan come “libertà” e “dignità”, e solo questa mattina, dopo 12 ore e una lunga trattativa con la polizia, sono rientrati all’interno del CIE. Nel corso della protesta alcun* solidali erano riusciti ad avvicinarsi alla struttura per portare il supporto ai rivoltosi.
Video: qui.
Ricordiamo che il 6 ottobre 67 persone erano fuggite dal CIE di Sangonera la Verde e 18 tra queste sono ancora in libertà.
Il CIE di Madrid era invece stato teatro di una fuga quest’estate, il 24 agosto, quando in pieno giorno 17 persone erano fuggite segando le sbarre della finestra di un bagno. Di queste, 7 non sono state ricatturate.
Alle 18 di oggi mercoledì 19 ottobre un presidio di solidarietà è stato convocato all’ingresso del CIE.
Solidarietà alle persone che si rivoltano nel CIE.