riceviamo e diffondiamo
CPR di Ponte Galeria: la violenza è di Stato
Dopo solo un mese da quando Olga, una donna tuttora reclusa a Ponte Galeria, ha deciso di condividere la sua storia, il racconto di un’altra detenuta ci mostra come lo Stato, fuori e dentro quelle mura, porti avanti con costanza e ferocia la sua guerra sui corpi delle donne.
Nina (nome inventato) è un’altra donna che ha provato a rompere il silenzio a cui lo Stato vorrebbe indurre tutte coloro che cercano di sottrarsi alla violenza sessista.
Tra sabato 18 e domenica 19 marzo, si è presentata all’ospedale di Mestre per farsi curare le ferite procurate dal suo compagno violento. Qui, non sappiamo se per sua volontà o del personale ospedaliero, viene sporta denuncia con conseguente arrivo dei carabinieri che le chiedono di presentarsi lunedì mattina in caserma. Lì si scopre che Nina ha il permesso di soggiorno scaduto e anche questa volta lo Stato decide di mostrare il suo vero volto di artefice e complice della violenza di genere, organizzando con solerzia “un bel viaggio verso Roma”, per citare i carabinieri. A Nina non è stato permesso neanche di tornare a casa per recuperare i suoi effetti personali e sopratutto le sue medicine, indispensabili poiché affetta da una malattia grave.
Arrivata nel CPR di Ponte Galeria durante la notte, non le è stato somministrato alcun farmaco e, dalle notizie che abbiamo, una telefonata del medico del lager romano alla dottoressa di Nina pare aver spinto i gestori del CPR a sbattere letteralmente la donna fuori da quelle gabbie mercoledì prima dell’alba – evidentemente per scrollarsi di dosso ogni responsabilità prima che fosse troppo tardi – completamente da sola in un luogo deserto e isolato, senza soldi né indicazioni su come e dove andare.
Non è nostra intenzione gridare allo scandalo per questo o quell’altro diritto violato, poiché riteniamo che questa non sia un’eccezione, e che l’unico modo per rendere migliore una galera è raderla al suolo: quello che ci interessa è mostrare gli effetti concreti delle politiche migratorie sulla pelle delle donne migranti, sopratutto quando la loro irregolarità sul territorio italiano le trasforma in meri territori di conquista da catturare, imprigionare e poi espellere.
Intanto le deportazioni da Roma sono quasi all’ordine del giorno: oltre al consueto volo mensile verso la Nigeria, questa volta carico solo di uomini provenienti da altri CPR, sappiamo con certezza che nelle ultime due settimane sono state espulse 5 donne, provenienti da Cina, Albania, Ucraina e Romania, mentre un gruppo di ragazze nigeriane richiedenti asilo è stato trasferito probabilmente in un centro accoglienza.
Non ci stancheremo di ripetere che questo Stato fascista non può proteggerci dai rapporti di potere che lo costituiscono e armano, e che solo con la solidarietà possiamo difenderci da tale violenza e rispondere insieme.
Non vogliamo dar pace a chi ci dichiara continuamente guerra.
nemiche e nemici delle frontiere