Chiudete il carcere di Wadi Natrun è l’appello che gira su internet dopo che Ahmad al-Khatib, uno studente universitario di 22 anni, da due anni e mezzo dentro, è stato affetto dalla Leishmaniosi. Ahmad ha contratto questa infezione dietro le sbarre circa 10 mesi fa. Ma solo da qualche giorno è stato portato in ospedale, in condizioni gravissime e dopo aver perso almeno 20 kg negli ultimi sei mesi. Ora si chiede la chiusura del carcere per evitare il contagio degli altri prigionieri e la diffusione della grave parassitosi anche al di fuori delle mura della struttura.
Ahmad è uno dei 1181 studenti e studentesse detenute tra il 2013 e il 2016. Altri 65 sono ancora sotto processo presso tribunali militari. 21 di loro sono, invece, stati ammazzati da polizia ed esercito nelle varie università del paese.
Da più di una settima dura, invece, lo sciopero della fame di 50 ultras dell’Ahly che protestano contro le pessime condizioni della loro detenzione. Sono stati arrestati in maniera preventiva il 1° febbraio in retate sommarie nelle vicinanze del club della squadra. L’obbiettivo del Ministero degli Interni era di evitare la commemorazione del massacro di Port Said del 2012. In quell’occasione degli “sconosciuti” al saldo della giunta militare che guidava il paese, massacrarono 74 tifosi.
Nella stessa fabbrica statale in cui nel 2016 sono stati arrestati 26 lavoratori in sciopero per la totale assenza di sicurezza e per dei salari migliori, ora sotto processo in tribunali militari, 3 operai sono morti e altri 5 feriti asfissiati per una improvvisa fuga di gas.
Tutto questo succede mentre l’ex presidente Hosni Mubarak lascia definitivamente l’ospedale dove era detenuto per tornare a essere un uomo libero. A distanza di 6 anni, cadute tutte le accuse di corruzione, è stato scagionato anche come mandante della morte di più di 900 persone durante i primi giorni della rivoluzione del 2011. Come lui, già nel 2015, è stato liberato anche l’allora ministro degli interni Habib el-Adly.
Il paese è sempre di più in ginocchio. Mantenuto in vita solo dall’appoggio internazionale. Come nel caso dell’UE, i cui capi di stato e di governo non smettono di stringere accordi per la sua funzione di controllo dei flussi migratori.
L’inflazione negli ultimi 4 mesi è passata dal 14% al 30% e l’aumento dei beni di prima necessità alimentari del 40%. Qualche giorno fa in un quartiere di Alessandria, la popolazione inferocita dall’improvviso aumento del prezzo del pane e del taglio dei sussidi è scesa per strada, manifestando, bloccando la ferrovia, gridando alle dimissioni del presidente dittatore. Il Ministero degli Interni è corso ai ripari in qualche modo. Ma la situazione resta comunque al limite.
Libertà per tutti e tutte!