Nella Grecia dove decine di migliaia di persone sono recluse nei centri di detenzione sul continente, negli hotspot e ora anche nei nuovi “centri di espulsione” sulle isole, non si è mai fermata la resistenza delle persone imprigionate e il supporto dei solidali all’esterno.
Lo scorso dicembre nel centro di detenzione femminile di Elliniko, alle porte di Atene, era stata reclusa anche Lola Gutierrez, una sindacalista della CGT spagnola, fermata in aeoporto con l’accusa di aver aiutato un curdo a raggiungere Barcellona. Lola, nei 10 giorni di reclusione prima della sua liberazione ed espulsione, aveva raccontato delle condizioni delle donne recluse, e della protesta divampata nel centro dopo che una quattordicenne aveva tentato il suicidio.
Il 31 dicembre, oltre le consuete manifestazioni di solidarietà all’esterno delle carceri, un presidio si era tenuto anche a Elliniko.
Il 14 gennaio 2017 un corteo di 400 e più solidali aveva raggiunto il centro di detenzione di Elliniko; le donne all’interno avevano risposto al grido di “Libertà!”, erano riuscite a mettersi in contatto con l’esterno raccontando le loro condizioni e dato vita a una protesta che aveva provocato molti timori fra le autorità. Due giorni dopo infatti il centro di Elliniko viene completamente svuotato e le 24 donne presenti al momento trasferite nel commissariato di polizia di Petrou Ralli, ad Atene città, nel cui edificio è situato anche un centro di detenzione per migranti.
Per questo motivo un nuovo corteo e presidio era stato convocato per il 20 gennaio: 150 persone si erano radunate davanti al lager di Petrou Ralli, dall’interno diversi uomini avevano risposto con cori, grida e scritte reclamanti libertà, tuttavia le donne erano state minacciate dalle guardie per impedir loro di avvicinarsi alle finestre e comunicare con l’esterno (fonte).
Il 6 febbraio nel centro di Petrou Ralli viene trovato senza vita un algerino di 45 anni, recluso dal 2 febbraio e in attesa della deportazione. Da giorni chiedeva, inascoltato, di poter essere ricoverato: dopo aver perso conoscenza nella cella in cui era recluso, era stato trasferito in infermeria e qui un medico aveva constatato il suo decesso dovuto, come sostiene al solito la polizia, a una patologia preesistente.
La stessa sera un presidio solidale di 70 persone si era tenuto all’esterno per denunciare l’ennesima morte di stato e le persone recluse comunicavano di aver cominciato uno sciopero della fame.
Dal 19 al 22 febbraio i/le reclus* avevano portato avanti nuovamente per tre giorni uno sciopero della fame e della sete.
Il 13 marzo la polizia del governo Tsipras sgombera due spazi occupati ad Atene dove vivevano 200 persone: tutt*, autoctoni e migranti, vengono portat* a Petrou Ralli. La maggior parte saranno rilasciate in serata, con un presidio solidale che richiedeva la liberazione di tutti all’esterno, ma più di dieci persone senza documenti rimangono recluse nel centro di detenzione.
Sui recenti avvenimenti, traduciamo di seguito il comunicato di “Solidarità con i prigionieri dal sud” (fonte)
Grecia – Aggiornamenti sui migranti reclusi nella stazione di polizia / centro di detenzione di Petrou Ralli ad Atene
Le azioni di solidarietà e di sostegno ai/alle migranti reclus* presso il centro di detenzione di Petrou Ralli sono continuate. Venerdì pomeriggio 31/3 circa 40 compagn* si sono riuniti all’esterno di Petrou Ralli, gridando slogan e inviando messaggi di solidarietà ai detenuti. Li abbiamo contattati nella loro lingua e ci hanno fornito informazioni sulla situazione delle persone e sulla loro resistenza.
Più in particolare, abbiamo sentito lamentele su torture e percosse effettuate dai guardiani, di una punizione “esemplare” di 20 poliziotti che hanno picchiato un immigrato nel cortile della struttura, espulsioni violente, cattive condizioni sanitarie e detenuti con gravi problemi di salute che sono reclusi in isolamento. Il tempo di detenzione varia e molti hanno superato i previsti 6 mesi, e abbiamo sentito parlare di detenuti che si trovano nel centro da 15 mesi.
Di fronte a questa realtà gli/le immigrat* resistono in vari modi. Siamo stati informati che durante il periodo immediatamente precedente, a seguito di uno sciopero della fame, è avvenuta una rivolta in cui sono stati bruciati materassi e con proteste contro i carcerieri. E abbiamo visto la loro rabbia contro la polizia, quando è intervenuta per sedare la rivolta, accolta col lancio di bottiglie di latte e altri oggetti, costringendola a ritirarsi.
Abbiamo lasciato il presidio dopo un’ora di saluto agli immigrati e immigrate e rinnoviamo la nostra promessa che saremo accanto a loro – fino alla chiusura dei centri di detenzione e al rilascio dei/delle detenute
Solidarietà con i prigionieri – dal sud