In Egitto migliaia e migliaia di prigionier* soffrono chius* nelle loro celle a causa del sovraffollamento, della scarsa igiene, della mancanza di cibo e di acqua potabile, di ogni sorta di privazione, abusi e torture. In molt*, poi, sono mort* a causa della negligenza medica e della deliberata scelta di amministrazioni carcerarie e regime a non curare chi si ammala in carcere.
Qui di seguito raccontiamo l’ennesima storia di uno dei tanti prigionieri morto di carcere:
“Oggi, giovedì, è morto il prigioniero Karim Medhat Bassyuni a 19 anni, ammanettato, nel letto dell’ospedale Amiri al-Gama‘a del quartiere di Raml ad Alessandria, a causa del deterioramento delle sue condizioni di salute negli ultimi tempi. La sua famiglia ha sporto denuncia contro la direzione del carcere di Burg el-‘Arab per negligenza medica, oltre al medico dell’ospedale della prigione accusato di negligenza e omissione di soccorso.
Bassyuni era stato condannato a due anni di carcere da scontare nel carcere di Burg el-‘Arab ad Alessandria. Bassyuni era stato trasportato nell’infermeria del carcere dopo aver perso la metà del suo peso e nonostante presenza di chiazze blu su tutto il corpo. L’ospedale, però, non ha voluto riconoscere la sua malattia per questo lo ha rispedito in cella dove, però, sue condizioni sono peggiorate fino alla perdita di conoscenza. Solo allora è stato trasportato nell’ospedale generale del Borg el-‘Arab. Qui al-Bassyuni, a causa della mancanza di disponibilità nella struttura, è andato in coma.
Un rapporto rilasciato dallo stesso ospedale del Burg el-Arab ha confermato che al-Bassyuni aveva un tumore al cervello. Questo ha causato una compressione sul midollo spinale e dei vasi sanguigni che hanno portato il cervello a riempirsi di chiazze di sangue.
Appena entrato in coma, l’avvocato di Bassyuni ha inviato una richiesta al procuratore per ottenere un trasferimento il detenuto all’ospedale Amiri al-Gama‘a nel quartiere Raml (Alessandria), dal momento che l’ospedale generale Burg el-Arab non era attrezzato per curare la sua malattia.
La procura ha accettato la richiesta martedì scorso (11/04). Al-Bassyuni è stato trasferito al nuovo ospedale oggi. Qui è morto.
La sentenza di Bassyuni era stata emessa da un tribunale militare il novembre scorso, due anni di reclusione. Insieme a lui c’erano altri 42 imputati alcuni dei quali hanno ricevuto l’assoluzione, altri sono stati condannati con pene tra i 2 anni e l’ergastolo. Erano stati accusati di assembramento, manifestazione non autorizzata , danneggiamento di una volante della polizia, tentato omicidio di un ufficiale dell’esercito nel quartiere di ‘Ajami ad Alessandria. Il loro avvocato aveva fatto ricorso presso la Corte di Cassazione militare che finora non ha fissato la data”.
Un’altra prigioniera di età avanzata, dentro per un processo penale, è morta nel carcere di Damanhour a causa di un coagulo di sangue, la direzione carceraria non ha informato nessuno della famiglia e non è stata soccorsa.
Tutto questo mentre la repressione si fa sempre più brutale nei confronti di chi ancora lotta sotto questa dittatura sanguinaria.
Mohamed Ramadan, un avvocato difensore di tuttx i/le rivoluzionarx ad Alessandria, è stato condannato sotto la legge anti-terrorismo, a 10 anni di carcere in absentia e 5 anni ai domiciliari senza l’uso di internet, con le accuse di aver insultato il dittatore, per l’uso inproprio dei social media e per incitamento alla violenza.
Nel dicembre del 2016 M. Ramadan è stato detenuto arbitrariamente dalle autorità, mentre svolgeva il suo lavoro di avvocato nella stazione di polizia di Montazah, ad Alessandria.
In quell’occasione un ufficiale di polizia gli ha comunicato di avere un mandato di cattura, a causa di una denuncia da parte dei servizi segreti, poi è stato rinviato a processo.
A metà novembre, un ingente dispiegamento di forze dell’ordine, ha fatto irruzione a casa sua, arrestando la madre e la sorella, quando non lo hanno trovato.
Grazie alla solidarietà del quartiere, che si è opposto al suo arresto, è poi stato rilasciato.
Un altro assassinio di Stato è avvenuto lunedì scorso, quando un ufficiale di polizia durante un inseguimento, ha sparato a un civile, Moatasem Bellah Mohamed di 32 anni, nel quartiere di Ain Shams a il Cairo.
Casi come questo sono all’ordine del giorno.
A febbraio, un ufficiale di polizia aveva sparato a un conducente di tuk tuk nel governatorato di al-Monufiya.
Nell’agosto del 2016, un altro ufficiale di polizia aveva sparato a un conducente di microbus nel quartiere del Maadi al Cairo.
Ad aprile del 2016, sempre un ufficiale di polizia aveva sparato a un venditore di tè, dopo una lite sul prezzo da pagare.
La maggior parte di loro anche se processati, vengono poi naturalmente assolti.
Contro tutte le gabbie, contro tutte le frontiere!
Libertà per tutt*