Fonte: Non Fides.
Dopo sette anni e mezzo d’istruttoria, migliaia di pagine di dossier, una quindicina di persone perquisite, arrestate, pedinate, intercettate, filmate, incriminate, incarcerate, messe ai domiciliari, obbligate a vari tipi di controlli giudiziari, alla fin fine lo Stato e la giustizia portano a processo soltanto quattro persone, il 23 giugno 2017, a Parigi. I capi d’accusa più gravi sono serviti solo a giustificare l’intensità della repressione, dato che sono caduti tutti, lasciando il posto ad accuse minori (scritte sui muri, piccoli danneggiamenti, rifiuto del prelievo del DNA e del fotosegnalamento, etc.). Cerchiamo di essere numerosi in questa occasione per esprimere la nostra solidarietà contro le frontiere e contro ogni forma di detenzione, rifiutando le categorie del potere come «innocente» e «colpevole», rifiutando la Giustizia.
Giugno 2008, già da qualche tempo al CRA (centro di detenzione amministrativa) di Vincennes si susseguono scioperi della fame, scontri con la polizia ed episodi di lotta di intensità variabile, quando Salem Souli muore di un attacco cardiaco. Il 22 giugno 2008, l’indomani, al CRA scoppia un ammutinamento generale, il centro viene completamente ridotto in cenere e i sans-papiers vengono trasferiti. Verranno condannati in dieci in un processo farsa in cui prenderanno da 8 mesi a 3 anni di reclusione in prima istanza. In solidarietà con gli/le accusat*, numerose iniziative vengono organizzate in tutta la Francia (e altrove), tra cui diversi sabotaggi di bancomat delle banche che denunciano i sans-papiers agli sbirri. Due ondate di perquisizioni vengono condotte il 15 febbraio e l’8 giugno 2010 contro una decina di compagn*, tra cui Dan, Olivier e Camille che verranno reclus* nel gennaio 2011 per periodi che vanno da una settimana a tre mesi e poi François per una settimana.
L’importanza di questo caso, detto «della Macchina delle Espulsioni» e condotto in parte dalla Sezione Anti Terrorismo (SAT-PP) della sezione speciale della polizia conosciuta come “Brigata Criminale”, consiste innanzitutto nell’ampiezza dei mezzi giudiziari e di polizia mobilitati sulla base di un dossier gonfiato ad arte per convalidare la costruzione, da parte dello Stato, di un’identità «anarco-autonoma parigina» (la famosa MAAF) e di mantenere per anni i/le compagn* sotto la minaccia di un’istruttoria in corso e di una maggiore sorveglianza della Digos. Ma la sua importanza consiste soprattutto nel tentativo di soffocare le lotte autonome, spezzando i legami che venivano a crearsi tra le lotte all’interno e all’esterno dei Centri di detenzione amministrativa, e in particolar modo di quello di Vincennes, ai tempi la più grande prigione per stranieri d’Europa. Come in altri casi degli ultimi dieci anni in Francia (caso detto «cattive intenzioni», caso «di Chambéry», caso «di Tarnac»), si è anche trattato, per lo Stato, di riuscire a classificare le nostre lotte, i nostri attacchi e nostri desideri sotto la denominazione strumentale di «terrorismo» per configurare per qualche tempo un nemico interno, isolato dalle altre forme di conflittualità sociale e alla mercé, proprio sulla base di tale classificazione, dei mezzi di controllo, di sorveglianza e di repressione che vi vengono associati.
Facciamo appello già da ora perché ci sia come minimo una presenza solidale all’udienza che si terrà il 23 giugno 2017 alle 13h30 alla XII camera del tribunale di Prima Istanza di Parigi (metrò Cité – arrivare con un certo anticipo), e facciamo anche appello affinché ognun* esprima la propria solidarietà a modo suo, collettivamente e/o individualmente.
Non lasciamoci giudicare in silenzio.
Libertà per tutti e tutte, con o senza documenti.
Fuoco ai centri di detenzione amministrativa!
(Una riunione pubblica verrà convocata a breve e un dossier ricapitolativo del caso sarà pubblicato prossimamente. Qualsiasi altra iniziativa è benvenuta, in particolare per raccogliere fondi in vista del processo.)
PS : In questi ultimi anni diverse persone coinvolte, da vicino o da lontano, in questo caso, che siano sotto processo o no, incriminate, rilasciate con procedura di archiviazione, testimoni assistiti, che partecipavano alle lotte o semplicemente ne erano solidali, hanno avuto tutto il tempo di disperdersi geograficamente, politicamente, etc. Qualunque siano i motivi che ci hanno allontanato è urgente rimetterci in contatto, ed è per questo che è stato creato l’indirizzo mail pafledab@distruzione.org. Chiunque voglia partecipare all’organizzazione delle mobilitazioni in vista del processo può utilizzarlo per comunicare con noi. Non si tratta assolutamente di centralizzare la solidarietà, ma di trovare un modo di rimettere in marcia la mobilitazione in maniera pratica, sulla base dell’urgenza imposta dal calendario del nemico.