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Nella giornata di ieri, a due nostre compagne è stato notificato l’avviso di conclusione delle indagini preliminari relativo alla giornata di lotta del 22 marzo a San Ferdinando (Reggio Calabria). Ad entrambe è contestato il reato di favoreggiamento per aver impedito a dei carabinieri di identificare un compagno al termine della manifestazione, autorganizzata dagli abitanti della tendopoli. Per una delle due si aggiunge il reato di resistenza per averlo fatto con l’uso della violenza.
La lotta delle persone che vivono nella tendopoli di San Ferdinando è fatta di resistenze quotidiane e di proteste autorganizzate. Nel corteo del 22 marzo, chi vive nella tendopoli ne è uscito/a per respingere le continue incursioni delle forze dell’ordine all’interno delle proprie abitazioni e la militarizzazione delle strade e dei pochi luoghi di ritrovo tramite veri e propri checkpoint. “Basta controlli, documenti subito” era lo striscione portato in corteo in risposta alle operazioni di polizia di cui tutti e tutte intuivano lo scopo: il censimento degli abitanti della tendopoli in vista di uno sgombero definitivo. Questo avrebbe costretto in strada centinaia di persone e deportato in un ennesimo campo di lavoro istituzionale solo chi è in possesso di un permesso di soggiorno.
Ad oggi la tendopoli non è stata ancora sgomberata. Il proposito delle istituzioni era infatti di attendere la stagione estiva per approfittare dello svuotamento del campo, data la necessità di molti/e di spostarsi per andare a lavorare altrove, evitando così lo scontro diretto. Ne è riprova il repentino intervento dell’apparato militare-umanitario nell’attivare l’ennesimo accampamento, immediatamente dopo il violento incendio che ha distrutto parte della tendopoli una decina di giorni fa.
Ogni volta che gli/le abitanti della tendopoli si sono uniti/e per alzare la testa contro i quotidiani soprusi, abbiamo visto lo Stato spaventarsi e arretrare. Infatti le istituzioni locali, per rispondere alle mobilitazioni, hanno preferito non attaccare frontalmente ma avvalersi di un interlocutore para-istituzionale che, a nome di tutti, collaborasse.
Ed è proprio nel contesto delle continue mobilitazioni autorganizzate che si è fatta largo l’Unione Sindacale di Base (USB), a cui le istituzioni e le forze dell’ordine hanno garantito spazi di trattativa e luoghi per convocare assemblee calate dall’alto, con un piano vertenziale ben lontano dalle rivendicazioni della lotta.
In questo quadro è chiaro che la repressione tenda ad eliminare chi supporta le lotte autorganizzate, consentendo di procedere solo sui binari della pacificazione sociale.
Viva la lotta!
Liberi/e tutti/e!
Sekine Traore vive nelle lotte!
11 luglio 2017
Rete Campagne in Lotta
Comitato lavoratori e lavoratrici delle campagne
Rete Evasioni