Il 23 settembre durante il concerto della band libanese Mashrou’ Leila è stata sventolata da alcune persone la bandiera arcobaleno, simbolo della comunità LGBTQ.
A seguito di questa azione molte persone sono state arrestate e sono ora in stato di detenzione in attesa delle investigazioni da parte dei servizi di sicurezza.
La band è stata accusata di appartenere al movimento 6 Aprile – uno dei gruppi che hanno attivamente partecipato alla rivoluzione del 2011 – e di incitare atti osceni e di sostenere organizzazioni omosessuali in Egitto. Per questo motivo, inoltre, alla band è stato vietato di tenere concerti in Egitto.
In risposta a quanto avvenuto il gruppo Mashrou’ Leila ha rilasciato la seguente dichiarazione:
“Negli ultimi 10 giorni, dopo aver chiesto il parere di diversx attivitx egizianx e organizzazioni non governative, abbiamo deciso di rimanere in silenzio per paura che un nostro comunicato potesse alimentare la repressione e la brutalità nei confronti della comunità LGBTQ e le persone già arrestate.
Ma è abbastanza chiaro che dalle ultime 48 ore gli apparati dello stato stiano portando avanti delle atroci violazioni sulla comunità stessa.
Questa nuova ondata repressiva è da contestualizzare alla soffocante atmosfera fatta di abusi e paura attuata nei confronti di ogni egizianx quotidianamente e che va ben al di là dell’orientamento sessuale delle singole persone.
La stampa egiziana e lo stato in questi giorni hanno duramente attaccato questo atto (ovvero sventolare la bandiera LGBTQ), alimentando l’odio della società egiziana nei confronti della comunità LGBTQ, e usando nelle varie campagne mediatiche parole offensive per definire chi ha un orientamento sessuale diverso.
In questi giorni lo stato egiziano sottopone le persone arrestate a perquisizione anale per risalire al loro orientamento sessuale. Si tratta di un atto di tortura. Non possiamo più rimanere in silenzio, il silenzio è complicità.
Chiediamo la solidarietà internazionale per fare pressione sul regime egiziano, per portare solidarietà e appoggio alla comunità egiziana durante questo terribile momento, per liberare le persone private della propria libertà”.
Finora sono state arrestate 35 persone tra attivistx, ragazzx molto giovani e persone “presumibilmente” appartenenti alla comunità LGBTQ, di cui alcunx hanno già ricevuto una condanna a 6 anni di carcere.
In questi giorni con la scusa della bandiera, la polizia continua le retate nelle case e arresta persone anche solo per aver manifestato la propria solidarietà con la comunità LGBTQ, tenendole in detenzione amministrativa in attesa di processo.