riceviamo e diffondiamo
Aggiornamento: Lo sciopero della fame sembra al momento terminato. Negli ultimi giorni erano rimaste in 7 a continuare la protesta collettiva, mentre molte sono state obbligate a interrompere lo sciopero a causa dei continui ricatti di gestori e operatori, uno fra tutti la mancata somministrazione di farmaci importanti, cosa che stava contribuendo a fiaccare e destabilizzare maggiormente le donne. Dopo i primi interventi del direttore coi suoi grotteschi tentativi di scaricare le responsabilità sulla ditta di catering, nessuno si è più presentato a parlare con le donne in lotta che continuano quindi a ricevere cibo scadente e a non vedere rispettate le proprie richieste, specie riguardo la necessità di diete specifiche per chi ha problemi di salute. Gestori e operatori sostengono non sia possibile l’offerta di diete differenziate se non si è in possesso di un certificato medico che ne attesti il bisogno, ma contemporaneamente nessuno concede alle donne controlli medici, sebbene alcune li abbiano richiesti da mesi. La frustrazione e la consapevolezza che lo sciopero non sia servito a nulla sono diffuse tra le detenute, che però non sembrano intenzionate a soccombere e continuano anche individualmente a fare pressioni sui carcerieri per migliorare le proprie condizioni di vita in quel luogo di privazione. Da parte nostra non smetteremo di sostenere le donne che resistono lì dentro quotidianamente e di provare a dar loro voce ogni volta vorranno, nonostante le continue minacce dei loro carcerieri, sempre pronti a impedire che gli orrori perpetrati all’interno del CPR superino quelle mura.
Sempre al fianco di chi si ribella, una spina nel fianco di chi ci opprime
Roma, 15 ottobre
9 ottobre. La pessima qualità del cibo nei cpr e in generale nelle strutture “d’accoglienza” non è notizia nuova.
Da sempre le recluse ci raccontano di cibo marcio, freddo, di bassissima qualità e varietà e non rispettoso delle abitudini delle recluse. Tuttavia da ieri la situazione sembra essere peggiorata. Per cena, infatti, sono stati serviti dei broccoli, probabilmente marci, a di cui circa una ventina di ragazze sono state male. Poche ore fa ci è arrivata la notizia che nella cena sono stati trovati degli scarafaggi. L’esplosione di rabbia è stata generale. 30 delle 91 donne attualmente recluse nel cpr di Ponte Galeria hanno agli operatori di Gepsa delle dichiarazioni in cui afferma che non avrebbero ritirato la cena per scioperare contro la pessima qualità del cibo distribuito all’interno della struttura.
Solidali e complici con chi si ribella e lotta all’interno di ogni
nemiche e nemici delle frontiere, 9 ottobre 2017
Il giorno dopo l’inizio dello sciopero, la difficoltà del direttore del lager nel gestire la rabbia delle recluse pare sia stata tanta; è iniziato così il solito scaricabarile che ha portato ovviamente il direttore ad addossare tutta la responsabilità alla ditta che consegna i pasti, cercando così di placare la protesta. Al secondo giorno di sciopero, le donne hanno deciso di mangiare, intenzionate però a non desistere dalla loro lotta. Infatti, ieri 11 ottobre, 8 delle 91 donne attualmente recluse nel cpr hanno deciso di continuare lo sciopero della fame a oltranza, finché le loro richieste di mangiare cibo sano non verranno ascoltate. Il direttore, estremamente in affanno, pare abbia assicurato le recluse che farà reclamo contro la ditta del catering chiedendone la sostituzione. In cambio ha chiesto alle donne in lotta di interrompere lo sciopero e di pazientare, a causa dei tempi burocratici. Da parte loro, le recluse ci dicono invece di non aver alcuna intenzione di mollare.
Ieri in tarda serata, un piccolo e rumoroso gruppo di solidali ha scelto di sostenere le donne ribelli andando sotto le mura del lager di Ponte Galeria, con grida, fuochi d’artificio e palline da tennis contenenti messaggi solidali. Già ai primi lanci di palline, la risposta delle recluse è stata intensa e gioiosa. Stamattina, inoltre, la stazione di Ponte Galeria ha offerto alla vista dei suoi frequentatori alcune scritte di solidarietà con le detenute in lotta e altre che ricordano la presenza lì di un lager e la complicità di Gepsa nella detenzione e deportazione di migranti.
Per finire, vorremmo aggiungere alcune parole riguardo associazioni come Lasciatecientrare che hanno approfittato della diffusione delle notizie riguardo le lotte di chi è reclusa, per chiedere a parlamentari e politicanti di vario genere di far ingresso nel lager e verificare cosa succede. Sappiamo bene che queste sfilate di paladini dei diritti umani, oltre a essere mere operazioni di facciata, si sono confermate sempre solo strumenti repressivi che affossano le lotte e cercano vanamente mediazioni per soffocare la rabbia che esplode. Non ci interessa e non può interessarci l’opinione e la versione dei fatti di rappresentanti di uno stato che reprime, ingabbia e uccide e contemporaneamente ogni tanto si riscopre difensore delle stesse persone a cui regala vite oppresse. La parola di chi si ribella con coraggio e lotta per la propria sopravvivenza e libertà ci basta.
I lager non si possono migliorare né riformare, e le uniche conquiste e la chiusura dei centri d’espulsione sono state ottenute con la rabbia di chi dentro vi era reclusx.
Solidarietà alle ribelli del CPR di Ponte Galeria. Delle prigioni solo macerie!
12 ottobre.
nemiche e nemici delle frontiere