Belgio – Sulle deportazioni di migranti in Sudan

Traduzione da gettingthevoiceout

Tentativi di deportazioni di massa illegali verso il Sudan – Francken persevera nella sua tradizione

Di ora in ora, le notizie che ci arrivano dai centri di detenzione sono sempre più inquietanti: il governo belga, pur sapendo che i rimpatri verso il Sudan sono illegali (così come confermato lunedì 9 ottobre dal Tribunale di prima istanza di Liegi ), moltiplica in maniera vertiginosa i tentativi di espulsione di persone identificate come sudanesi.
Questo sabato 7 ottobre abbiamo appreso la notizia sicura che le espulsioni vengono programmate in tutti i giorni della settimana: 2 il 7 ottobre, 4 il giorno dopo, e così via… in totale, la delegazione sudanese ricevuta a settembre ha rilasciato 43 lascia passare verso Khartoum! I diritti elementari dei detenuti sudanesi imprigionati nei nostri centri di detenzione sono violati: il personale dei centri dice che non hanno diritto a un telefono, né a un avvocato. Il che è totalmente falso (o, in maniera più sottile, si dice loro che non ne hanno bisogno).
Una soluzione contro l’espulsione sarebbe di avanzare una domanda d’asilo. Tuttavia la maggioranza dei migranti non si fidano delle autorità belghe e rifiutano di fare una domanda d’asilo mentre sono imprigionati in un centro di detenzione.
La politica applicata dall’Ufficio degli stranieri è la seguente: se una persona non richiede l’asilo, è perché è disposta a rientrare nel suo paese. Citiamo qui di seguito il portavoce di questo ufficio: “Se le persone migranti domandano asilo o se fanno ricorso, è una loro scelta, una loro libertà. Se hanno un minimo di paura per la loro sicurezza, possono domandare asilo in Belgio e le loro domande saranno esaminate. Se non lo fanno, si parte dal principio che non temono per la loro vita. Ma dal momento in cui si trovano in un centro di detenzione, che sono stati identificati e che hanno ottenuto un lasciapassare, il nostro obiettivo è di rimpatriarli, non di mantenerli a vita in un centro di detenzione”. Si tratta evidentemente di una interpretazione della legge alquanto discutibile.
Al contrario, la legge è molto chiara. Il confronto con il paese d’origine non è autorizzato se non quando una domanda d’asilo viene rifiutata in ultima istanza. Anche i membri del governo che sono a favore della politica di ritorno “volontario” verso i paesi di origine, mettono seriamente in questione questa nuova maniera di applicare la legge.
Chiaramente noi siamo contro queste politiche di ritorno, ma sottolineiamo che, anche nella logica della politica in vigore, le procedure non sono rispettate.
“Poiché Theo Francken (segretario di stato per l’asilo e la migrazione dell’attuale governo n.d.t.) si rende ben conto che facendolo viola la Convenzione europea dei Diritti dell’uomo al suo articolo 3 – il Consiglio delle Dispute l’ha già ribadito – si comporta come un “bandito”” ha detto il presidente della Lega dei diritti dell’Uomo Alexis Deswaef.
“Mi hanno dato l’ordine di lasciare il territorio e poi mi mettono in prigione. Che significa tutto ciò? Loro mi vietano di lasciare il territorio. Io non vorrei mai restare in Belgio. Io VOGLIO lasciare questo territorio di merda e mi si vieta di farlo (testimonianza di un detenuto sudanese)”.
Stiamo parlando di decine e decine di persone (almeno 26 nel solo centro di detenzione di Vottem e 27 nel centro di detenzione di Merkplas!), tra cui anche dei minori. Avvocati e militanti cercano di mettersi in contatto con i detenuti, ma la cosa non è sempre così facile: spostati nel parco Maximilien o alla Stazione Nord di Bruxelles, interrogati da agenti segreti sudanesi, giustamente non si fidano di tutto e tutti.

Alcuni detenuti che non hanno ancora incontrato la delegazione venuta dal Sudan (il Belgio ha accettato che una delegazione della dittatura sudanese riconoscesse i migranti nello stesso territorio belga per procedere all’espulsione n.d.t), ancora in questi ultimi giorni sono portati all’ambasciata sudanese per l’identificazione e il rilascio di un lasciapassare. Questo vuol dire che, oltre ai 43 identificati dalla delegazione, altri saranno identificati dall’ambasciata in vista di una espulsione.
Il governo Michel, violando gli obblighi internazionali e le sentenze dei tribunali belgi, non ha che un obiettivo: far sembrare il Belgio come un paese ostile alle migrazioni e scoraggiare l’arrivo di altri rifugiati sul suo territorio, senza interessarsi affatto del futuro degli espulsi.
In seguito alla sentenza del tribunale di Liegi, Francken ha dichiarato che farà appello ma nel frattempo continuerà a espellere i Sudanesi di altri centri che secondo lui non sono interessati da questa decisione.
Chi sono gli “illegali”, i “criminali”?: Michel, Francken e la loro banda, che abusano del loro potere per affliggere e inviare a morte decine di rifugiati.

CHIAMATA A MANIFESTARE giovedì 12/10/2017 17h30 presso l’Office des Étrangers, Chaussée d’Anvers 59B (Gare du Nord).
LIBERATELI TUTTI …. DEPORTIAMO FRANCKEN et MICHEL BUITEN!!

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