Il prossimo 30 dicembre si terranno in Egitto tre processi differenti in cui saranno giudicati la compagna Mahienour, Moatasim ed altrx 3 imputati, l’avvocato Muhammad Ramadan (tra l’altro avvocato difensore della stessa Mahienour) ad Alessandria, il compagno Alaa Abdel Fatah al Cairo. Le imputazioni farsa a loro carico sono pesanti e tuttx rischiano diversi anni di prigione che si sommano a quelli già scontati o che devono ancora finire di scontare (come nel caso di Alaa). In tutti e tre i casi, in effetti, si tratta di una chiara vendetta di stato sferrata dagli apparati di sicurezza attraverso gli organi giudiziari verso l’opposizione rivoluzionaria al regime e al presidente dittatore.
Per solidarizzare con Mahienour, Alaa, Muhammad, Moatasam, Asmaa, Waleed e Zeyad è cominciata una campagna sui social e mezzi di comunicazione. Il nome viene da una frase che lo stesso Alaa disse a proposito di Mahienour quando questa venne messa dentro, qualche anno fa: stima per compagnx conosciutx che lottano affianco alle persone sconosciute!
Le pagine Facebook dove trovare informazioni sono FreeAlaa e FreeMahienour. Su twitter l’hastag è #30DecemberTrials, #محاكمات_30_ديسمبر
In questi giorni Mahienour ha scritto dal carcere in cui si trova un messaggio di solidarietà con la lotta del popolo palestinese, impegnato a lottare per la fine dell’occupazione sionista e la pace.
Scrive Mahienour:
“Salute al grandioso popolo palestinese che da solo sta combattendo contro la brutalità e la tirannia, supportato solo dalla sua speranza e dal diritto alla propria terra.
Forza al popolo palestinese, tutto il popolo! al di là dal governo e dalle varie fazioni politiche.
L’eroe è il popolo, è lui che combatte e lotta per la propria causa.
Come noi, nel nostro paese, dal 2011, stiamo pagando il prezzo di aver chiesto giustizia, il popolo palestinese non ha paura di pagare il prezzo per prendersi la sua terra e il diritto a vivere. Questa è la più coraggiosa e nobile forma di lotta.
La questione della Palestina non è solo una questione pubblica. Da quando esiste è sempre stata una questione chiarificatrice delle posizioni assunte dai vari regimi.
Questa volta la posizione del regime egiziano non è arrivata nemmeno a denunciare e condannare. Anzi, è stata piatta e vaga, dimostrando così il livello di collusione e complicità. Ciò appare chiaramente dalla decisione di chiudere tutti gli spazi pubblici dove esprimere il proprio pensiero e dall’arresto delle persone che manifestavano di fronte il sindacato dei giornalisti e della moschea di al-Azhar. Dal momento che ogni movimento popolare avrebbe potuto dimostrare il fallimento del governo di al-Sisi”.