fonte: roundrobin
Aggiornamento: il presidio è stato posticipato a mercoledì 7 marzo alle ore 17.
Né cpr né sprar. Giovedì 1 marzo ore 17 presidio davanti all’hub di via Mattei
In un clima dove “l’emergenza migranti” è al centro della campagna elettorale e la politica mostra un volto sempre più repressivo, è necessario tornare a sottolineare la vera natura del sistema di accoglienza italiano e riflettere sulla sua evoluzione nei vari contesti locali.
Dopo le recenti dichiarazioni del sindaco Virginio Merola, accolte con gioia dal capo della polizia Franco Gabrielli, ritorna su Bologna l’ombra del Centro di Permanenza per il Rimpatrio (CPR), la prigione per migranti in attesa di espulsione. La scelta ricadrebbe sul capoluogo emiliano per la sua vicinanza all’aeroporto e per la presenza dell’Hub sottoutilizzato di via Mattei, punto di smistamento dei migranti spediti dalla frontiera all’Emilia Romagna, dove gli esseri umani sostano e sono redistribuiti alla stregua di merci. L’Hub, già Centro di Identificazione ed Espulsione (CIE) prima del 2014, è ora in via di trasformazione in Centro di Accoglienza per Richiedenti Asilo (CARA).
Rispetto al CIE, il CPR muta nel nome ma non nella sostanza: rimane una struttura detentiva di natura amministrativa nella quale le persone senza documenti vengono rinchiuse in attesa dell’attivazione delle procedure di espulsione dal territorio nazionale e dell’effettiva deportazione.
Mentre, però, i centri di espulsione rappresentano l’aspetto più evidente e violento del sistema di gestione dei flussi migratori nella sua funzione di negazione della libertà, a tutti i livelli il modello del “buon migrante”, meritevole di accedere a una struttura, ubbidiente alle regole e sempre disponibile a lavorare gratuitamente, viene contrapposto a quello del migrante illegale, che non ha diritto a nessuna assistenza, e a quello del migrante che sceglie di ribellarsi. In questo quadro non sono da meno gli SPRAR, i progetti della cosiddetta “accoglienza diffusa” in piccoli nuclei, dove l’oppressione viene esercitata attraverso il mantra dell’efficienza al servizio della vita ordinata e organizzata. Una volta all’interno di questo ingranaggio complesso e contorto, la vita delle persone rimane gestita come un “progetto” e nella gran parte dei casi la presunta integrazione si realizza con l’accesso a tirocini sottopagati di bassa manodopera o con il lavoro gratuito nella manutenzione urbana. Per questi motivi riteniamo che non ci sia ragione di festeggiare per la progressiva “sprarizzazione” dell’accoglienza. Il processo di trasformazione del sistema in atto, soprattutto in un momento storico in cui si parla di “compressione dei flussi migratori”, dipende in misura rilevante da una drastica diminuzione degli arrivi (nel 2017 le richieste di asilo in Italia sono state il 43% in meno dell’anno precedente). Questo calo – ci teniamo a ricordarlo – è dovuto agli accordi che il governo italiano ha stipulato con Tunisia, Niger e Libia, con lo scopo di spostare le frontiere sempre più a sud e costruire prigioni nel deserto, lontano dagli occhi dei cittadini italiani preoccupati. La preoccupazione di chi in questo momento rappresenta un voto sta profondamente a cuore ai politici e ai loro partiti, che si giocano la campagna elettorale facendo leva sulla paura e promettendo false soluzioni. Sullo sfondo di questo gioco crudele e pieno d’odio una sempre più inquietante violenza razzista si intreccia con l’aumento dei dispositivi di controllo dei corpi, soprattutto di quelli migranti. Così dai centri d’accoglienza in cui si è costretti/e a sottostare a regole degradanti per non finire nelle mani della polizia ed essere avviati/e all’espulsione, si ritorna all’idea di aprire una galera per migranti a Bologna.
Tra il 2013 e il 2014 molti CIE sono stati chiusi soprattutto grazie alle rivolte di chi dall’interno non ha voluto più subire passivamente che altri decidessero della propria vita. Ci auguriamo lo stesso per ogni nuova prigione aperta, sperando che la voglia di libertà possa diffondersi in ogni parte del sistema per incepparlo e provocare il suo collasso.
Giovedì 1 marzo dalle ore 17 saremo in presidio davanti all’Hub di via Mattei per ribadire la nostra totale ostilità per i centri di espulsione e per tutto il sistema di accoglienza.
Nemici e nemiche delle frontiere