Mancano poche settimane alle elezioni presidenziali in Egitto (26 – 28 aprile). Fatti fuori tutti i possibili candidati che sono stati fatti sparire, arrestati, messi sotto processo, brutalmente picchiati, intimoriti, il presidente al-Sisi è sicuro di ottenere il suo secondo mandato (in teoria l’ultimo anche se da anni trapelano voci di una prossima riforma costituzionale per essere rieletto a vita).
I risultati di questi 4 anni di governo sono sotto gli occhi di tutti
Un presidente a capo di un regime militare appoggiato dagli apparati di polizia e sicurezza che hanno trasformato il paese in una vera e propria dittatura. Dati approssimativi, perché comprendono solo gli episodi che sono stati accertati, parlano di 3400 persone assassinate in 4 anni, 318 omicidi extragiudiziali, 491 omicidi per negligenza medica, 34 omicidi per tortura. Decine le persone condannate a morte. Altrettante quelle impiccate (39 solo negli ultimi 3 mesi) Migliaia gli episodi di sparizioni forzate. Oltre 70000 sono le/i prigionieri politici tenuti in condizioni disumane nelle decine di strutture detentive e prigioni. La comunità LGBTQI continuamente vittima di violenza e repressione.
Vi avevamo già informato in un post precedente dell’ondata di repressione che si è abbattuta anche in questi ultimi giorni sugli oppositori politici.
Tra gli arrestati anche Gamal e Hassan, i due hanno sempre lottato contro tutte le forme di dittature fin dai tempi di Abdel Nasser. Gamal è stato in carcere sotto Nasser, Sadat, Mubarak e ora al-Sisi. Qui di seguito il comunicato della famiglia sulla loro condizione in carcere.
Comunicato della famiglia di Gamal Abdel Fattah e Hassan Hussein:
La famiglia di Hassan Hussein e del dottor Gamal Abdel Fattah condannano fermamente la violenta oppressione che entrambi i prigionieri stanno subendo durante la custodia cautelare in attesa di giudizio dentro il carcere di Torah.
Sabato 17 marzo 2018 la direzione carceraria ha impedito la visita dei familiari chiedendo un permesso speciale della procura dei servizi di Stato.
Nonostante siano passati gli 11 giorni necessari per poter far visita alla persona detenuta, la direzione del carcere ha rifiutato l’entrata di vestiti, alimenti e medicine.
L’intransigenza della direzione carceraria non è altro che una parte della catena di soprusi e violazioni a cui sono stati sottoposti Gamal Abdel Fattah, un farmacista di 70 anni e Hassan Hussein, un giornalista indipendente in pensione di 62 anni. Il primo è stato arrestato il 28 febbraio 2018 e il secondo il 2 marzo. I due sono stati prelevati e arrestati dalle loro case, poi sottoposti a sparizione forzata, detenuti illegalmente in uno dei luoghi dei servizi di Stato, fino all’interrogatorio del 7 marzo avvenuto nella procura dei servizi di Stato. In questa sede sono stati condannati a 15 giorni di detenzione cautelare in attesa del risultato delle indagini senza che sia stata presa in considerazione la loro età, nè il loro stato di salute. La direzione del carcere gli ha rifiutato il permesso di ricevere visite, gli alimenti e le medicine.
Le due famiglie sono sconcertate dalle assurde accuse di cui sono imputati: fondazione e appartenenza di gruppi terroristici, istigazione al terrorismo sui social network.
Queste accuse sono la conseguenza del loro invito a boicottare le prossime elezioni presidenziali.
Entrambe le famiglie condannano fermamente la detenzione amministrativa dei due uomini di più di sessant’anni e il cui indirizzo è facilmente reperibile e che non potrebbero in nessun modo manomettere o interferire con i risultati delle indagini. Tutto ciò conferma che l’uso della detenzione preventiva è solo un mezzo per punire i due uomini. Per questa ragione le due famiglie chiedono alle autorità interessate, e in particolare al Consiglio nazionale per i diritti umani di intervenire per fermare questa ingiustificata durezza nei confronti dei loro due parenti, rilasciarli sotto cautela e consentire alle famiglie di usufruire del diritto di visitarli e avere loro notizie.
Libertà per Gamal e Hassan!
Libertà per tutte e tutti dalle gabbie del regime!
Continua la campagna contro la pena di morte. Attivist* e organizzazioni dei diritti umani ci chiedono di aiutarlx a diffondere informazioni sugli abusi e le violenze sotto dittatura. Fanno appello alla nostra solidarietà di fronte ai crimini di un regime spietato.
Il silenzio è complicità
Basta pena di morte #أوقفوا_الإعدام #StopdeathPenEg