Riceviamo e diffondiamo.
Il periodo della farsa elettorale è passato. Il presidente e criminale al-Sisi, nonostante un’affluenza minima ottenuta con l’uso della forza e delle minacce, è stato riconfermato al suo posto. Come primo atto del suo nuovo mandato ha esteso di ulteriori tre mesi una legge d’emergenza che dura da anni. Il regime che lo tiene in piedi può continuare indisturbato a fare i suoi affari, sporchi del sangue di centinaia, migliaia di persone.
Continua la guerra nel Nord Sinai dove la popolazione locale è vittima di ogni sorta di abuso e violenza da parte di esercito e miliziani jihadisti. Continuano le sparizioni forzate, le torture, i soprusi e le violazioni in carcere. Persiste la caccia a giornalistx, fotogiornalistx e siti indipendenti non allineati. I tribunali militari non la smettono di emettere sentenze di morte e due ragazzi – al-Ghazali e Abd el-Naser – potrebbero essere impiccati da un momento all’altro.
Il 14 aprile la famiglia di uno dei tanti compagni in carcere è riuscita a incontrare per qualche minuto il dott. Gamal Abdel Fattah sottoposto in carcere a un trattamento ancora più duro del normale.
Questa è la lettera/appello scritta dai familiari di Gamal Abdel Fattah dopo 42 giorni di detenzione una settimana di sparizione forzata.
“Dopo più di un mese di tentativi per ottenere un permesso di colloquio, lo abbiamo finalmente visto nel carcere di Tora.
La sua condizione di salute è pessima, da cinque giorni ha la febbre, mal di gola e un dolore al petto. Ha cercato più volte di ricevere le medicine dalla direzione carceraria, ma finora non gliele hanno concesse.
Siamo entrati nell’orario di visita insieme alle altre persone, ma ci hanno cacciati dopo 10 minuti, mentre le altre visite continuavano.
Non ci hanno fatto entrare neppure i vestiti. Solo gli indumenti intimi sono passati e han rifiutato di fargli arrivare persino le ciabatte.
Per quanto riguarda il cibo all’interno del carcere è pessimo e lui ha praticamente smesso di mangiare la maggior parte del vitto a causa dei problemi di stomaco che gli fanno venire: fave, fagioli, lenticchie e persino il riso, duro come i sassi.
Quello che sta accadendo è insopportabile per noi che siamo fuori e non riusciamo a capire come nostro padre sia in grado di sopportarlo dentro.
Noi non chiediamo che nostro padre, un farmacista che ha più di 70 anni, venga trattato come Habib al-Adly (ex ministro degli interni di Mubarak N.d.T) sicuramente persona più onorabile di lui, né tanto meno come tutti i “ricconi” corrotti e ladri che si trovano nel carcere al-Mazra (una sezione del carcere di Tora N.d.T). Del resto la storia di Gamal Abdel Fattah è quella di un socialista che ha passato tutta la vita al servizio delle persone, che ha lottato per la libertà e la giustizia sociale e questo non gli permette di vivere come i “ricconi” che stanno nella sezione al-Mazra.
Tutto quello che vogliamo è fargli entrare le sue medicine, il cibo e i vestiti, dal momento che lo Stato lo ha rapito con l’accusa di aver boicottato quelle che chiamano elezioni.
Mio padre oggi è uscito dalla cella per la visita controvoglia perché non voleva che lo vedessimo malato e in quelle condizioni.
Scrivete di Gamal Abdel Fattah e Hassan Hussein e tutte le persone che lottano nelle carceri”.
Contro tutte le galere!
Abbasso el-Sisi e il regime dei militari!