A Torpignattara la costante intensità di retate e controlli delle forze dell’ordine sta suscitando l’interesse a discuterne tra chi abita il quartiere.
Se da una parte le vicende repressive spingono nei guai chi viene colpito, il fatto che siano molto diffuse produce, inevitabilmente, l’interesse a parlarsi, raccontando i molteplici episodi, immaginando qualcosa che vada oltre la lamentela individuale, poco utile a uscire dalle difficoltà.
Nel corso degli anni, una parte delle persone che abitano il quartiere ha già organizzato delle giornate di protesta contro la criminalizzazione della popolazione immigrata che media e politici associano al terrorismo, contro la conseguente chiusura di luoghi di preghiera con pretesti burocratici e contro il muro di gomma che le amministrazioni locali oppongono alla richiesta di certificati di residenza per chi vive in quel quadrante.
Al giorno d’oggi prosegue una vera e propria caccia all’uomo nelle strade di Torpignattara.
La polizia municipale scende in campo con le sue squadrette contro i venditori ambulanti e un capillare controllo del territorio viene esercitato da uomini di qualsiasi divisa: identificazioni continue a chi cammina in strada, ripetute “visite” a piccole attività commerciali con l’intento di trovare qualsiasi pretesto per impartire pesanti multe.
Anche i numerosi bar presenti nel quartiere vengono considerati come delle tonnare dove prelevare la gente, dei luoghi di ritrovo dove le forze dell’ordine eseguono continui rastrellamenti tra la clientela.
Purtroppo, come accade sempre più spesso, lo Stato trova anche i suoi complici e, come accaduto al Pigneto, gruppi facebook e comitati di quartiere sono strumenti utilissimi per spingere le persone alla delazione.
Alcune pagine sui social network e alcuni gruppi della cosiddetta società civile hanno scelto di “intervenire” nel quartiere, segnalando semplicemente alle istituzioni ciò che non va.
Dal segnalare l’immondizia che straripa ovunque sono passati a fotografare la vicina di casa che getta il sacchetto della spazzatura accanto il secchione colmo, da questa tendenza ossessiva, quotidiana, si è arrivati a dirette video su qualsiasi episodio nel quartiere e esposti collettivi alle forze dell’ordine contro gli schiamazzi in strada, associati a bar e piccoli alimentari.
Persone che si battono il petto e piangono per le vicende legate alla morte di Stefano Cucchi, oggi sono disposte a creare lo stesso inferno al proprio vicino di casa. Esposti, denunce e segnalazioni, piuttosto che scendere da casa e parlare, anche in maniera accesa, per risolvere i problemi legati alla vita quotidiana.
In questo clima pesante, mentre qualcuno gioca al computer con la vita altrui, le ripercussioni sui singoli sono reali.
Qualcuno passa nottate intere in questura per semplici identificazioni, qualcuno viene raggiunto da decreti di espulsione e denunce, chi lavora per strada deve correre via con le bancarelle per evitare il sequestro della merce, qualche piccola attività commerciale viene costretta a chiudere in ripetute occasioni, qualche bar viene costretto alla chiusura perché “fonte di pericolo per l’ordine e la sicurezza pubblica” date le frequentazioni.
Sotto attacco ci sono le esistenze di tanti e tante.
Di seguito pubblichiamo il manifesto che abbiamo ricevuto via mail da chi si sta organizzando nel quartiere. Per scriverci e inviarci contributi hurriya[at]autistici.org