Traduciamo il Manifesto di convocazione delle manifestazioni contro il razzismo istituzionale previste a Madrid e in altre città della Spagna per l’11 novembre. Si tratta di una manifesto e di una mobilitazione promossa da collettivi di persone razzializzate. I contenuti critici del testo, la messa in discussione del “privilegio bianco”, la denuncia dell’atteggiamento antirazzista eurocentrico e paternalista che silenzia e vittimizza le persone che subiscono il razzismo istituzionale sono inusuali in Italia. Proprio il giorno precedente, a Roma si terrà una manifestazione nazionale antirazzista e contro il governo. Non si può non notare come nella piattaforma di questa manifestazione non si parli dello strutturale razzismo istituzionale, di libertà di movimento, del regime delle frontiere, dei campi di concentramento detti CPR , dei lager in Libia. Nel testo non si esprime solidarietà e supporto a chi è sotto processo o paga con la galera per essersi ribellato nei CPR, negli hotspot e centri di accoglienza, a chi lotta nei ghetti e tendopoli di stato. Non si accenna nemmeno una volta ai controlli, retate, rastrellamenti, che avvengono ogni giorno nelle strade e nei luoghi dove vivono le persone razzializzate. L’assenza di questi temi non sorprende, perché, come affermano le persone che hanno dato vita alle rete che organizza queste manifestazioni “tutto questo razzismo istituzionale e strutturale è rivolto contro di noi. Sono i migranti che sono colpiti dalla violenza delle leggi razziste, sono le persone razzializzate che sono rinchiuse nei ghetti, che vengono criminalizzate e tutelate infantilizzandole, a cui viene negato il diritto di voto nonostante risiedano qui , ai musulmani/e, che sono strumentalizzati oggi per esercitare un maggiore controllo sul resto delle comunità, che vengono criminalizzati, che vengono fermati per strada o nella metropolitana dopo che un attacco terroristico è accaduto qui o centinaia di chilometri, che sono segnalate nelle aule; partendo da questo, rivendichiamo il diritto di guidare le nostre lotte. Dovremmo porre fine al complesso industriale del salvatore bianco. Questa sindrome filantropica eurobianca “che mira a salvarci”, parlare per noi e mettere sotto tutela le nostre lotte. Questo gesto di infantilizzazione è un gesto razzista, ed è portato avanti da molti gruppi bianchi, dalla sinistra o dalle ONG – può essere con buone intenzioni – ma che però mira a toglierci autorevolezza come soggetti politici. Questa è una marcia che nasce dalla propria pelle. Ciò significa che siamo noi che viviamo quotidianamente situazioni razziste, siamo noi che attraversiamo le frontiere e affrontiamo l’impalcatura degli ostacoli presenti nelle istituzioni e nelle leggi che compongono questo stato, chi meglio di noi può organizzare questa lotta?”.
Manifesto della manifestazione antirazzista dell’ 11 novembre
Traduzione da: Es Racismo
Noi comunità razzializzate afro-discendenti, diaspora africana, mora-musulmana, gitana, latinoamericana e caraibica, e asiatica, siamo i corpi oppressi dall’occidente. Siamo qui, nipoti delle indie che il colonialismo non ha potuto uccidere, delle nere che l’eurocentrismo non ha potuto sterminare e nipoti delle gitane che le retate genocide non hanno finito di annichilire.
Siamo qui, figlie delle migranti perseguitate dalle politiche razziste di Spagna, le richiedenti protezione internazionali, le senza documenti e quelle che ricordano Lucrecia Pérez Matos (ndt. Lucrecia Pérez Matos aveva 32 anni, era da poco più di un mese in Spagna. Licenziata dal lavoro senza contratto di collaboratrice domestica, era stata costretta a vivere con altre connazionali dominicane tra le rovine della Discoteca Four Roses nella periferia di Madrid e lì morì il 13 novembre 1992, quando José Luis Merino Pérez, 25 anni, le sparò. Guardia Civil di professione, appartenente a un gruppo neonazista, quel giorno lui e il suo gruppo irruppero sparando tra le rovine della discoteca per “dare una lezione ai neri”. In Spagna la morte di Lucrecia Pérez Matos è considerata come il primo omicidio razzista e xenofobo riconosciuto come tale dalle autorità giudiziarie).
Siamo le discendenti delle comunità razzializzate che la supremazia bianca d’Europa non ha potuto assassinare.
Vogliamo riversarci per le strade anche quest’anno. Questa volta senza i nostri fratelli: Mame Mbaye che morì a Lavapiés inseguito dalle retate razziste dello stato spagnolo. Ci mancano Manuel Fernández Jiménez, assassinato dalle politiche carcerarie antigitane dello stato razzista spagnolo, e Mohamed Bouderbala assassinato nel Centro di detenzione per stranieri di Archidona, Málaga.
Non ci sono nemmeno coloro che hanno perso la vita a causa delle frontiere marittime di questa penisola-fortezza, né tutti quei corpi anonimi trasformati in cifre, prodotti della necropolitca spagnola.
Tutte queste vite che ci sono state strappate per noi non sono cifre, non sono statistiche e non permetteremo diventino il loro farmaco placebo che alimenta la buona coscienza bianca dell’antirazzismo morale. Quello a cui piace mettere facce di tutte le tonalità per far partire il gioco della democrazia razziale. Questo non è altro che una strategia cosmetica che pretende di legittimare la disonestà delle persone che vengono scelte dal potere bianco per parlare a nostro nome dandosi colpi sul petto durante i periodi di elezioni. Di fronte a questo opportunismo, noi decidiamo di prenderci le strade nuovamente per rivendicare che le voci razzializzate che scoppiarono il 12 novembre, non chiedono di essere tollerate né tutelate, siamo qui per ribaltare il tavolo del gioco politico.
Stiamo qui perché non approviamo la militarizzazione delle frontiere, né le frontiere. Non vogliamo essere perseguitatx da retate razziste, né essere incarceratx nei centri di detenzione per stranierx, non vogliamo le istituzioni penitenziarie dello stato razzista, né essere deportatx. Non vogliamo che i nostri fratelli e sorelle venditorx ambulanti, siano perseguiti e criminalizzati. Non vogliamo la legge sull’immigrazione, una legge cis-sessista e razzista. Non vogliamo che le loro imprese continuino a fare estrattivismo nei nostri territori danneggiando le nostre comunità e i popoli nativi. Non vogliamo che i libri di storia continuino a cancellare la responsabilità coloniale dello stato spagnolo e i genocidi su cui si fonda. Non vogliamo camminare per strade e stazioni della metro che rendono omaggio ad assassini e schiavisti.
Oggi celebriamo collettivamente il patrimonio di nostrx antenatx e fratellanze in lotta antirazzista, facciamo una chiamata a tuttx quellx che si confrontano ogni giorno col razzismo istituzionale e i suoi tentacoli politici. Alle sorelle che hanno affrontato il sistema di sfruttamento razzista nei campi di Huelva, a fratelli e sorelle gitanx che dopo 500 anni di assedio e persecuzione continuano a resistere orgogliosamente all’integrazionismo di stato, a fratellx manteros che ogni giorno dimostrano, davanti alle accuse della polizia, che sopravvivere non è un delitto.
A fratelli e sorelle a cui il regno di Spagna nega la protezione internazionale condannandolx all’illegalità e a chi ci dimostra ogni giorno che la nostra umanità non dipende da un documento di identità. Alle persone trans migranti e rifugiate che lottano per un nome e combattono contro il regno di Spagna che prova a cancellarlx.
Ad ognuno dei collettivi di persone razzializzate che sono stati spinti dal potere bianco ai margini di ciò che è politico e umano, è a voi che ci rivolgiamo per iniziare un processo di responsabilità politica fondato sulla rabbia che abbiamo accumulato nei secoli. Affinché tale processo attivi la conoscenza che ormai abbiamo dell’identità politica bianca e delle sue tante facce e si articoli e mobiliti a partire dall’esperienza della materialità nella quale ci hanno obbligato a sopravvivere.
Così come tutte le risorse morali, politiche e non materiali che abbiamo ereditato dai nostri antenati per costituire un soggetto politico razzializzato che una volta per tutte faccia sentire la nostra voce, e che dall’autonomia politica rivendichi lo spazio che ci appartiene. In breve, ci appelliamo alla costruzione dello strumento politico che serve per l’emancipazione di tutti i collettivi non bianchi dello Stato spagnolo, di quelli più in basso di quelli in basso.
La nostra forza risiede nella nostra capacità di creare insieme, non in collaborazione con il potere caritatevole bianco. Non dimentichiamo, ed è per questo che siamo qui, perché camminiamo sempre con la nostra lunga memoria sveglia, ricordando che non vogliamo vivere in questo mondo razzista costruito dalla bianchezza. Ricordando loro che siamo vivi, che voi europei spagnoli bianchi avete la responsabilità di riparare e di abolire tutte le strutture e l’oppressione coloniali, le istituzioni razziste e le leggi che attentano alle nostre vite.
Organizzazioni firmatarie:
MAPA 12N – Movimiento de Acción Política Antirracista Courage
Kale Amenge – Gitan@s por l@ nuestr@s Conciencia Afro
uMMA – Movimiento Moro Antirracista Kwanzaa
Migrantes Transgresorxs/Ayllu
SOS Racismo Madrid
Estudiantes Latinoamericanxs de Abya Yala
Iniciativa Comunista
Federación Estudiantil Libertaria
Colectivo de Manteros de Zaragoza
Asamblea 12N ZGZ Antirracista
Asociación Musulmana por los Derechos Humanos (AMDDHH)
Asociación de inmigrantes Senegalés de Aragón
Feministas Comunitarias de ABYA YALA Tejido España
Se suman también los tejidos de México, Colombia, Brasil, Bolivia, Chile, Suecia
Asociación de Estudiantes Antirracista Raíces de la UAM
Madrid Solidaria por Palestina
Somos Migrantes