Centinaia di persone hanno manifestato lo scorso mercoledì (07-11) di fronte al palazzo di giustizia di Bruxelles in solidarietà con 12 persone accusate di organizzazione criminale e traffico di esseri umani (una di loro non si trova più sul territorio belga). Sono tutte persone ospitali, solidali del parc Maximilien (in cui risiedono decine di richiedenti asilo) e migranti ospiti presso case private. Rischiano il carcere in ragione dell’aiuto che hanno fornito ad altre persone migranti in transito nel paese. 9 di loro sono state già sottoposte all’arresto preventivo per vari mesi e alcune di loro sono ancora dentro.
Le numerose persone solidali che si sono trovate sotto il tribunale accusano il governo di stigmatizzare e criminalizzare in maniera sistematica ogni movimento di sostegno alle persone migranti in Belgio (come nel caso dell’arresto di 6 persone avvenuto dentro il centro culturale Globe Aroma a Bruxelles o del processo contro coloro che si erano opposte all’espulsione di un migrante su un aereo).
Nell’ambito di queste proteste contro il processo a migranti, a chi li ospita nelle case e solidarizza, nella notte del 2 novembre è stata compiuta un’azione di fronte a 24 commissariati di polizia dei comuni di Bruxelles e di altre città del paese per dire che “i rastrellamenti e le perquisizioni domiciliari non ci proteggono”.
In effetti, negli ultimi mesi le persone migranti stanno subendo “un reale tormento” essendo perseguitate e arrestate negli spazi pubblici, sui mezzi di trasporto, nelle stazioni e parcheggi. La maggior parte delle persone fermate vengono portate nei vari commissariati o nel centro di identificazione di Steenokkerzeel. Nel mese di ottobre sono stati registrati 111 arresti in tutto il paese. 73 di queste persone sono state rimesse in libertà. Nello stesso mese sono uscite dai centres fermés (CIE) 32 persone migranti arrestate precedentemente e con più di un mese di detenzione, 19 delle quali sono state espulse verso paesi europei (procedura Dublino), tra le quali 6 verso l’Italia. Una di loro è stata espulsa verso l’Etiopia dopo sei mesi di detenzione.