Apprendiamo dai media della tentata evasione avvenuta due giorni fa nel CPR di Bari Palese, dove sono attualmente recluse circa 90 persone.
In 5 avrebbero sottratto le chiavi agli operatori di Badia Grande (cooperativa trapanese) per tentare di aprire le celle ai propri compagni di prigionia e darsi alla fuga evitando l’espulsione. Purtroppo l’intervento di alcuni poliziotti ha impedito che l’evasione andasse a buon fine.
Questa volta è una persona che lavora nel lager a raccontare l’episodio alla stampa e non è dato sapere se queste 5 persone coraggiose stanno subendo una rappresaglia.
Quello che è certo è che, oltre a questa dichiarazione, gli unici a prendere parola su ciò che avviene in quel centro di detenzione amministrativa sono purtroppo le guardie del Coisp, che utilizzano le sofferenze dei detenuti per chiedere di rafforzare la militarizzazione del centro.
Nessuna voce delle persone recluse esce da quelle mura, nessun momento di solidarietà ha attivato una comunicazione volta a combattere l’isolamento.
Eppure nel lager di Bari Palese, da sempre considerato una struttura punitiva dove lo stato trasferisce chi lotta in altri centri, c’è chi combatte.
Secondo le guardie, la struttura versa in condizioni pietose e le persone recluse si ribellano frequentemente, danneggiando e provando a evadere.
“Mancano medicinali, siringhe e, in alcuni casi, a causa della mancanza di garze, i pochi addetti hanno dovuto far ricorso persino a della carta igienica per curare ferite”, dichiarano le guardie, aggiungendo che spesso mancano anche i pasti e l’acqua calda, che ci sono blatte ovunque e larve di vermi nel latte, così come si registrano numerosi casi di scabbia, epatite e infezioni dovute alle condizioni in cui le persone sono costrette a vivere.
A detta del garante dei detenuti, anche il CPR di Brindisi Restinco è nella stessa situazione.
Che la solidarietà non resti solo una parola per ornare i comunicati degli antirazzisti.