Aggiornamento su Tomi da Macerie in data 21/o3
Ieri ha avuto udienza con il giudice, il quale si è limitato a firmare la proroga del trattenimento, una proroga di 30 giorni; il togato non gli ha rivolto parola, ha lasciato che parlassero gli sbirri e che spiegassero a Tomi come mai non uscirà, adducendo scuse riguardo alla sua querela sul pestaggio subìto in c.so Brunelleschi. In pratica lo tengono dentro perché sostengono che c’è chi sta prendendo tempo per capire come affrontare la querela contro ignoti da lui sporta. I soliti ignoti.
In questi giorni qualcun altro che ha fatto visitava Tomi c’è stato, stiamo parlando di un gruppetto di capi sbirri che si sono palesati facendo domande sul pestaggio e chiedendogli quali pensa siano le ragioni dell’essere stato picchiato.
Oltre che il danno, la beffa.
Ieri ha interrotto lo sciopero della fame perché a questo punto sa che non lo lasceranno uscire a breve e quindi per non morire ha deciso di riprendere a mangiare. Ha chiesto di ricevere del cibo e gli è stato detto di aspettare l’orario di cena, nessuno gli avrebbe portato da mangiare al di fuori dell’orario stabilito.
Nessuno infatti l’ha fatto.
Diretta di oggi, 21 marzo, su Radio Blackout con Tomi.
La storia del suo trasferimento dal CPR di Torino a quello di Bari e il resoconto della sua udienza davanti al giudice. Da un lato il suo coraggio e la solidarietà, dall’altro lato sbirri infidi, medici indifferenti e giudici meschini. Ha spiegato perché ha deciso di interrompere lo sciopero della fame, e perché non smetterà di lottare.
Fonte: Macerie
Né i medici dell’ospedale Martini, né Sonia Schellino, né Bruno Mellano, né la Prefettura, nessuno nei palazzi torinesi si assume la responsabilità della continuazione della prigionia di Tomi.
Il suo sciopero della fame continua, è arrivato al giorno numero 38 e la sua salute è fortemente a rischio. A Torino le iniziative in sua solidarietà continuano, nonostante per isolarlo l’abbiano trasferito al Cpr di Bari Palese: dopo un presidio fuori dall’ospedale, in cui l’hanno ignorato invece che registrare le sue condizioni allo stremo, e un’incursione nell’ufficio dell’assessora del Welfare in cui un lurido portaborse ha detto letteralmente che “se schiatta” non è colpa loro, oggi un folto gruppo di nemici e nemiche delle espulsioni è tornato a far visita a Sonia Schellino, questa volta con l’intenzione di rimanerci nel suo ufficio e bloccare il lavoro dei burocrati comunali. Alcuni si sono addentrati di fretta sino al piano della signora con urla e slogan, altri sono rimasti fuori a volantinare e a raccontare la storia di Tomi ai passanti.
Dentro a quell’ufficio si svolgono più funzioni di quelle di San Pietro, in ordine:
- Funzioni attinenti all’assistenza sociale di competenza del Comune e conseguente programmazione e coordinamento di tutti i presidi socio-assistenziali comunali
- Stranieri e nomadi
- Tutele
- Edifici per il sociale
- Presidenza della Commissione per l’emergenza abitativa
- Politiche abitative di Edilizia Pubblica
- Coordinamento delle relazioni con le Aziende Sanitarie e delle attività di indirizzo in capo al Comune verso tali aziende
- Atti connessi ai Trattamenti Sanitari Obbligatori
Ma l’assessora non c’è, la sedia è vuota, a interfacciarsi è la stessa faccia di merda dell’altra volta, Angelo Leto, lo stesso lacchè che qualche giorno fa con disprezzo e noncuranza ha proferito : “se schiatta non è colpa nostra”. Un rimpallo continuo di responsabilità che questi grigi funzionari mettono in campo, costoro pensano alla vita e alla morte delle persone come carte da passarsi tra uffici, di scrivania in scrivania, per finire poi in cassetti con timbro e firma dell’Eichmann di turno. Che schifo fanno, è inenarrabile.
Sono così piccoli e miseri, respirano dentro a labirinti di procedure e quando posti con le spalle al muro, davanti alle proprie responsabilità, non sanno che balbettare di rivolgersi a qualcun altro, se messi alle strette addirittura arrivano a proporre di protestare con qualcun altro. E così è accaduto anche oggi, di fronte alle pressioni e all’occupazione dell’assessorato che andava avanti da ore il piccolo funzionario ha chiamato la Prefettura – secondo lui per far spiegare ai manifestanti come funzionano certe cose. Anche da lì parole a caso, scomposte, roba inutile.
Che farsene del resto del prodotto fetente delle loro corde vocali?
Così qualcuno ha pensato di spostarsi a fare un’incursione anche al Palazzo della Regione Piemonte, dove si aggirano altri personaggi come Bruno Mellano, il garante piddino dei reclusi.
Un po’ di scompiglio dentro ai palazzi torinesi di varia risma e colore, terminato nella centrale piazza del castello, dove interventi e registrazioni hanno raccontato la storia di Tomi e la voglia di vedere i Cpr distrutti.
Che i burocrati della morte non stiano tranquilli, saranno stanati, a costo di entrare in tutti gli uffici, irrompere nei loro convegni.
Devono essere messi davanti alle proprie responsabilità, a partire da quello che sta accadendo in questi giorni.
E che quel mitomane clinico di Alberto Airola non rivendichi oltre che lo sgombero dell’Asilo anche la responsabilità sulla situazione di Tomi, per favore. Il senatore di Aurora – si sa – è uomo dalle strane abitudini, non sia mai che oltre a inscenare suicidi per attirare l’attenzione o innalzarsi a eroe contro gli anarchici per i like non voglia un riflettore anche mentre sparla di Cpr.
macerie @ Marzo 19, 2019