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La macchina delle espulsioni in Italia si trova in un momento particolare.
Da una parte le rivolte e le lotte dei reclusi che negli ultimi mesi a Roma, Bari, Torino, Caltanissetta, Trapani e Gradisca tentano di mandarla fuori strada e far chiudere i Centri della detenzione amministrativa.
Dall’altra chi governa, deciso a potenziare questa macchina, come mostra la recente apertura dei Cpr a Gradisca e Macomer e la prossima a Milano, e farla girare più spedita che mai spianando la strada da ogni potenziale ostacolo. La scelta di un ex-carcere per il Cpr di Macomer, le reti elettrificate in quello di Gradisca, il sequestro dei telefoni a Torino e Gradisca, misura che minaccia di estendersi agli altri Centri e diventare la norma, sono chiari segnali di un tentativo di indurire ulteriormente la detenzione amministrativa.
A questo si aggiungono gli arresti, le espulsioni, i pestaggi e le condizioni in cui sono stati lasciati i reclusi dopo le rivolte, a dormire nelle mense o fuori al freddo senza servizi igienici. Una politica del terrore che ha portato alla morte di due reclusi: Aymen Mekni, tunisino di 34 anni, nel Cpr di Caltanissetta e V.E., georgiano di 37, in quello di Gradisca, ammazzato di botte dalle forze dell’ordine. Due omicidi di Stato che dovrebbero impaurire gli altri reclusi e scongiurare la possibilità che qualcun altro si ribelli. Nel frattempo, a Caltanissetta come a Gradisca, i compagni più vicini ai due reclusi uccisi vengono espulsi in fretta e furia per togliere di mezzo scomodi testimoni.
Contro il coraggio, la rabbia e la voglia di libertà espressi dai reclusi durante le rivolte, lo Stato ha deciso di vendicarsi utilizzando tutti i mezzi a sua disposizione.
La determinazione con cui le persone rinchiuse in questi monumenti all’infamia di quest’epoca hanno da sempre affrontato la loro reclusione dovrebbe essere d’esempio per noi fuori, specie in un momento come questo in cui le condizioni di vita e di lavoro all’interno delle città si fanno sempre più dure e se non riusciamo ad alzare la testa l’aria continuerà a farsi sempre più soffocante.
Non possiamo lasciarli da soli nelle mani degli aguzzini di Stato.
Invitiamo a una giornata di mobilitazione nazionale contro i Cpr e la macchina delle espulsioni per sabato 1 febbraio.