fonte: Macerie
Cominciamo anche in quest’occasione dalla fine. Prima di raccontare quella che è stata la giornata di sabato torinese, tra iniziative contro la riqualificazione, e chi ne muove i fili a livello economico e politico, e contro i Cpr, all’interno della giornata di mobilitazione nazionale contro la detenzione amministrativa, diamo spazio a una notizia arrivata da poco: la rivolta scoppiata nella notte appena trascorsa all’interno del Centro di corso Brunelleschi.
L’unica fonte che al momento abbiamo è quella dei giornali locali online. Il sequestro dei telefoni, di cui abbiamo in più occasioni scritto, rende difficile avere notizie precise su quanto è accaduto. A quanto raccontano i pennivendoli, l’area viola da poco ristrutturata dopo le recenti rivolte è stata nuovamente devastata dai reclusi, che hanno lanciato mattoni e pietre contro la polizia prima di salire sul tetto della struttura. Una dozzina tra poliziotti e militari sono rimasti feriti negli scontri. Le minacce, le espulsioni e il clima di terrore che le forze dell’ordine stanno tentando di instaurare un po’ in tutti i Centri non hanno avuto la meglio sul coraggio, la determinazione e la voglia di libertà dei reclusi. Lo stesso si può dire del sequestro dei telefoni che, al di là della tanto sbandierata regia esterna delle rivolte, sta servendo principalmente a isolare i reclusi, spezzando le relazioni con i solidali fuori.
Torniamo ora a sabato.
L’appuntamento è alle 11 nel quadrante nord-est di piazza della Repubblica, per dare un po’ di fastidio a Combo, l’ostello di lusso inaugurato da qualche settimana che darà un nuovo volto alla piazza. Davanti al luogo scelto per il presidio, a difesa dell’ostello, è schierato un buon numero di celerini e agenti in borghese. Interventi al microfono si alternano al cacerolazo, chi appende uno striscione, chi la mostra sui progetti di riqualificazione in Aurora, qualcun altro fa il giro della piazza per distribuire due volantini e si accorge che a qualche decina di metri, davanti al Mercato Centrale, c’è un gazebo del Movimento 5 Stelle.
Una presenza inaspettata che in poco tempo attira l’attenzione di diverse persone del presidio, attorno al gazebo si forma un nutrito capannello che con cori e interventi al megafono ricorda le responsabilità dei pentastellati nel governo della città e in quello nazionale. Dalla cacciata di una parte di balonari, alla difesa delle concessioni autostradali di Benetton, dalle leggi contro i blocchi stradali e le occupazioni di case, ai gironi danteschi concepiti per gli immigrati che devono ottenere un permesso di soggiorno. Fino ad arrivare alla decisione di dividere in due il mercato delle scarpe che si trova a pochi passi dal gazebo, a tutto beneficio del Mercato Centrale. Parecchie le persone che si fermano a guardare la scena, chi solo per curiosità, chi per dire la propria contro i 5 stelle, qualcuno si limita invece ad annuire davanti alle accuse contro di loro. Tra una chiacchiera e l’altra si viene a sapere che in pochi mesi già due ambulanti di scarpe, spostati su corso Regina Margherita, hanno restituito le licenze perchè da quelle parti, come ampiamente preventivato, non passa quasi nessuno. Non è difficile immaginare che altri faranno lo stesso nei prossimi tempi e lo spazio lasciato vuoto sarà magari riempito da qualche dehors di street-food.
A contestatori e attivisti si aggiunge poi anche qualche agente della digos e un reparto di celerini, che mostrano quanto sia azzeccato lo slogan Movimento 5 Stelle Partito della Polizia che campeggia su uno striscione a pochi passi dal gazebo. Vedere i governanti in piazza costretti a venir difesi dalle forze dell’ordine è certamente edificante e non sarebbe male se diventassero scene sempre più abituali…
Dopo un’oretta si torna dall’altro lato della piazza per concludere il presidio contro Combo e prepararsi alla biciclettata verso il Cpr di corso Brunelleschi, dove sono rinchiusi alcuni tra gli uomini che pagano il prezzo maggiore delle politiche di riqualificazione urbana. Un centinaio di biciclette si dirige verso piazza Castello, passando per via Po, dove con uno striscione appeso alla Cancellata di Palazzo Reale e un intervento al microfono si sottolinea come le recenti morti nei Cpr di Caltanissetta e Gradisca siano morti di Stato.
Dopo un breve giro per piazza Solferino ci si dirige davanti alla stazione di Porta Susa e quindi in piazza Statuto dove, mentre le bici girano in tondo bloccando il traffico, qualcuno lascia una scritta sull’asfalto contro i Cpr e la macchina delle espulsioni. Altre scritte verranno lasciate lungo corso Francia, e sull’asfalto oltre a un po’ di vernice, finirà ancha uno dei poliziotti in moto che hanno seguito per tutto il tempo la biciclettata. Arrivati su via Mazzarello all’altezza di via Monginevro, per impedire al corteo in bici di passare davanti all’ingresso del Cpr, la strada è chiusa in entrambi i sensi di marcia dai blindati della celere messi di traverso. Dopo aver spiegato alle persone affacciate ai balconi il perchè di un tale dispositivo poliziesco, le bici si dirigono verso l’altro lato del Cpr, quello di corso Brunelleschi. Un breve giro per il quartiere e la biciclettata si ferma davanti le mura del Centro, dove si sta svolgendo un’altra iniziativa contro il Cpr. A piedi ci s’incammina quindi lungo il muro di cinta per salutare con grida e cori i reclusi. Terminato il saluto molti decidono di ripartire: non c’è voglia di fermarsi lì sotto.
Ma di questo, magari, avremo modo di riparlarne…