Nella serata di ieri venerdì 7 febbraio intorno alle 19 è avvenuta una rivolta nel CPR di Brindisi-Restinco. Almeno 13 reclusi hanno dato fuoco ai materassi all’interno di due celle, che sono andate distrutte e rese inagibili. Il ritardo con cui le guardie sono intervenute a far uscire le persone dalle celle ha provocato l’intossicazione da fumi per tre reclusi, una persona è stata ricoverata nell’ospedale A. Perrino a Brindisi. I vigili del fuoco sono entrati nel CPR per spegnere le fiamme verso le 20. Con la riduzione dei posti disponibili (due celle da 7 posti ciascuna, su un totale di 48 posti), si prevedono trasferimenti verso altri CPR, pur di non lasciar libero nessuno.
Il 4 febbraio, a un mese dall’ultima rivolta, è divampato un nuovo incendio anche nel CPR di Trapani Milo. Verso le 22.30 i circa trenta reclusi hanno dato fuoco a coperte e materassi e solo l’intervento dei vigili del fuoco ha ridotto i danni alla struttura. Anche in questo caso le autorità provvederanno allo spostamento di alcuni reclusi in un altro CPR, vista l’inagibilità di parti del centro.
Nei centri di espulsione di stato la conflittualità è permanente. Chi vi è recluso/a si batte ogni giorno per protestare contro le disastrose condizioni di sopravvivenza all’interno, per ottenere un minimo di assistenza medica, per resistere alle deportazioni, per riguadagnare la libertà.
Dall’inizio dell’anno ci sono stati due morti, Aymen Mekni a Caltanissetta e Vakgtang Enukidze a Gradisca, e ripetute rivolte a Trapani, Torino, Caltanissetta, Gradisca e Brindisi.