Il 24 febbraio il ministero degli interni ha eseguito 8 condanne a morte. Ancora una volta le famiglie sono state chiamate solo dopo l’impiccaggione per andare a ritirare i corpi.
Il 22 febbraio c’è stato il rinnovo della detenzione preventiva di 15 giorni per Patrick.
Dopo la decisione è stato trasferito nel carcere di al-Mansoura, e fino al marzo non sono previsti colloqui. A Patrick sono stati rasati i capelli, come avviene a qualunque persona venga arrestata.
Le false pressioni di Italia e Europa, non sono servite al blocco della macchina repressiva che va avanti dalla presa del potere dei militari nel 2013.
Finchè si continuerà a essere complici del regime, sovvenzionandolo con armi o attrezzature da guerra, firmando accordi economici e dandogli protezione, la repressione sarà sempre più efferata e costante nei confronti di chi ancora alza la voce e critica le politiche interne. Giusto per fare qualche esempio tra i tanti, durante gli anni della rivoluzione, i furgoni Iveco venivano usati per sparare sulla folla che si ribellava per strada. Nel 2018 l’Italia ha venduto armi al paese per 69 milioni di euro. Quest’anno il capo della polizia Gabrielli ha siglato un accordo per coordinare i lavori per la formazione di guardie di frontiera addette alla repressione delle persone migranti.
Alaa Abdel Fattah e il suo avvocato Baker durante l’ultimo rinnovo di 15 giorni di carcere preventivo erano stati assolti da un giudice. La procura tuttavia ha fatto appello alla richiesta di scarcerazione. I due rimangono nel carcere di massima sicurezza di Torah per ulteriori 45 giorni. Ad Alaa viene negata l’ora d’aria, i vestiti pesanti, l’acqua calda, la posta, gli strumenti per scrivere e anche libri e giornali, come se non bastasse il colloquio avviene tramite vetro divisorio. Solo durante l’ultimo colloquio gli è stato concesso di abbracciare il figlio e di avere così una visita senza “barriere” dopo mesi di prigionia.
La famiglia di Alaa non ha mai smesso di fare pressione sul regime. La settimana scorsa hanno fatto un presidio di un’ora davanti al ministero di giustizia per richiedere i diritti basilari di ogni detenuto, contro le pessime condizioni di reclusione in cui si trova non solo lui, ma tutte le persone internate in quel maledetto carcere di massima sicurezza, a cui moltissimi prigionieri sono negati da anni i colloqui.
Continuano i rinnovi di Mahienour. Come Alaa, il compagno avvocato Haytham Mohamadeen, Mohamed Adel (tra i fondatori di 6 april) e moltissimi altri compagni e compagne, anche Mahie resterà in carcere altri 45 giorni.
Mohamad Ramadan, un avvocato, è da mesi recluso in un carcere di Alessandria, le sue condizioni di salute sono pessime, ma la direzione non gli permette di fare accertamenti né di essere curato adeguamente.
Abir al-Sufty passerà il suo venticinquesimo compleanno in carcere. Abir si trova in carcere preventivo da 10 mesi, arrestata durante un posto di blocco, mentre rientrava ad Alessandria, nel periodo in cui obbligavano le persone a votare per il referendum costituzionale e lei si era rifiutata.
Da dentro scrive: ” La mia speranza è ancora in voi e la fiducia nelle vostre voci, non ci abbandonate affinchè non diventiamo altro che una lista di numeri. La libertà è un diritto, lottate per il mio. Siate la voce contro tutte le persone recluse ingiustamente, in quanto le vostre voci ci danno speranza e vita. Non dimenticate e siate solidali.”
Ricordiamo che quotidianamente gli e le avvocate denunciano arresti di molti minori.
L’unica buona notizia è che Mubarak è morto. Al funerale c’erano tutti coloro che in questi anni hanno fatto di tutto per provare a cancellare la rivoluzione del 2011. Speriamo facciano presto la fine del dittatore insieme a tutti governanti del mondo e chi brama il potere.
Libertà per chi lotta per un mondo migliore o meno ostile.