Il 29 settembre Alaa AbdelFattah (un compagno egiziano incarcerato continuamente dal regime a partire dal 2013 perché considerato simbolo della rivoluzione del 2011) ha finito di scontare una pena di 5 anni di carcere. Alle procedure per chiedere la sua scarcerazione, il tribunale ha dato come data ultima di rilascio gennaio 2027, non prendendo così in considerazione i due anni di carcere preventivo che Alaa ha scontato in attesa della sentenza.
Dal 30 settembre Laila Soueif, docente universitaria a il Cairo e madre di Alaa, è entrata in sciopero della fame ad oltranza fino alla liberazione del figlio. Laila accusa le autorità egiziane di detenerlo illegalmente e quelle inglesi (Alaa ha doppia cittadinanza) di complicità con il regime perché non muove passi per la sua liberazione.
Il 7 ottobre 2024 a il Cairo 6 attiviste/i hanno fatto un presidio su uno dei ponti della città, in solidarietà alla resistenza palestinese e libanese dopo un anno di genocidio e bombardamenti.
Nonostante il clima di repressione e terrore che si vive da anni per le strade del paese, hanno comunque deciso con coraggio e determinazione di alzare le proprie voci, in mezzo a un silenzio agghiacciante. Le 6 persone sono state arrestate e sottoposte a sparizione forzata. Dal 2013 in Egitto è in vigore la legge antiprotesta che vieta qualsiasi tipo di assembramento o mobilitazione per le strade o altrove.