Fonte: No CPR Torino
Dalla progressiva chiusura di Schengen, iniziata dalla francia nel 2015, la declinazione valsusina del razzismo di Stato ha preso forme varie che continuano a evolvere nel tempo.
La dinamica frontaliera del Monginevro e la polizia di frontiera han continuato a uccidere e respingere con costanza, affinando controlli e strumenti tecnologici nonchè sviluppando nuove collaborazioni, mentre l’invisibilizzazione delle persone in transito è stata gestita in maniera sempre piu’ sinergica tra prefettura, associazioni cattoliche e Croce Rossa Italiana (CRI).
Anche il business dell’accoglienza si è sviluppato in maniera piuttosto rapida, portando alla nascita di un effettivo centro di accoglienza per richiedenti asilo a Bussoleno (TO) nella bassa valle di Susa, gestito da Croce Rossa Italiana, in seguito ai vari esperimenti falliti di accoglienza diffusa precedenti.
Nella mattinata di oggi, il centro di accoglienza per richiedenti asilo di Bussoleno di via Cascina del Gallo è stato teatro di una protesta nata spontaneamente tra i suoi abitanti per denunciare le condizioni di vita indegne.
Da due settimane l’acqua calda scarseggia, i servizi igienici e le docce non sono sufficienti per gli oltre 150 residenti, alloggiati nel cortile del Polo Logistico in container adibiti a camerate in cui in pochi metri quadrati sono stipati fino a 12 letti. La sede del Polo logistico della Protezione civile è l’ex Istituto Scolastico “Plana-Ferrari” abbandonato da anni, ceduto dal Comune di Bussoleno alla Croce Rossa Italiana in comodato d’uso trentennale gratuito nell‘autunno 2016. L’edificio è ora soggetto a lavori di ristrutturazione che rendono parte della struttura e dei suoi servizi inagibili. Stamattina alle 8, orario di apertura dei cancelli verso l’esterno, la protesta è partita con la denuncia e la richiesta, mossa dai residenti al direttore della struttura Michele Belmondo, di trovare una soluzione ai problemi più evidenti.
Rompendo l’invisibilizzazione che caratterizza la vita all’interno questi luoghi, gli ospiti del centro si sono successivamente mossi in corteo, insieme ad un gruppo di solidali, attraverso le vie del paese verso la piazza del mercato per far sentire la propria voce alla popolazione valligiana.
Gli abitanti del centro, in molti casi presenti sul territorio da quasi due anni in attesa che la propria richiesta di permesso di soggiorno venga valutata dalla Commissione Territoriale – domanda che in molti casi viene respinta – hanno denunciato il sovraffollamento all’interno della struttura, la scarsa qualità del cibo, l’inadeguatezza dei servizi igienici nonchè la difficoltà di accesso ai servizi sanitari e legali di base. Hanno posto l’accento sul ricatto perpetuato da CRI che li impiega gratuitamente in progetti di “volontariato”.
Tra le forme di messa a valore denunciate oggi dai richiedenti asilo, il progetto “Inclusione e Collaborazione” del Comune di Bussoleno (per la pulizia degli argini delle strade e il taglio dell’erba) e il progetto MigrAlp di CRI. L’organizzazione umanitaria spinge infatti i richiedenti asilo a entrare a far parte del proprio team indossando la divisa rossa e a collaborare alle sue attività. Il programma MigrAlp – presente nei comuni di frontiera dell’Alta Valle (Bardonecchia, Oulx e Claviere) sotto forma di “attività mobile” o “info point”- è indirizzato alle persone in transito senza il giusto documento e svolge di fatto assistenza materiale alla polizia nei respingimenti in frontiera. Il furgone di CRI riporta le persone espulse dal territorio francese verso il Rifugio Massi di Oulx o, in mancanza di posti, verso la sede del Polo Logistico di Bussoleno. Croce Rossa coopta così mediatori culturali, essi stessi sotto ricatto.
La giornata di oggi ha avuto la forza di rompere il silenzio che circonda questo centro più volte definito da coloro che ci abitano come assimilabile ad una stuttura detentiva. Si è chiuso così solo il primo capitolo di protesta che ha visto gli abitanti del centro prendere parola sulle condizioni di vita vissute in prima persona all’interno del sistema di accoglienza italiano al motto di “Toccano uno, toccano tutti”.
Contro i mille volti del razzismo di stato