Abbiamo tradotto questo testo per comprendere meglio il contesto e la lunga storia di oppressioni che vivono le persone migranti a Calais.
Vi segnaliamo anche un breve post che abbiamo pubblicato in precedenza, con un lungo audio registrato con un compagno.
COMUNICATO CONTRO GLI SGOMBERI A CALAIS
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La più grande espulsione di migranti a Calais si svolgerà nel più assoluto silenzio.
A Calais, nei primi di aprile, è prevista la più massiccia espulsione di migranti che abbia mai interessato la città.
Dalla chiusura del centro della Croce Rossa di Sangatte nel 2002, i migranti che cercano di raggiungere il Regno Unito si sono costruiti delle abitazioni di fortuna in giro per la città.
Ciò ha portato a pesanti e regolari molestie da parte della polizia, con conseguenti sgomberi e espulsioni violente. Attualmente, ci sono sei campi – o giungle – noti, una fabbrica e una casa occupata che accolgono un totale di circa 1200 persone, per lo più provenienti da Sudan, Afghanistan, Siria, Eritrea ed Etiopia.
Le autorità hanno informato gli abitanti delle “giungle” e degli squat che dovranno “muoversi” su un sito che è un ex discarica, in una zona umida situata a circa 7 km fuori Calais, o fronteggiare di nuovo uno sgombero violento. Pochi di loro vedono questo come una scelta. Il sito stesso è privo di qualsiasi struttura per la vita di tutti i giorni e facilmente si creerà un ghetto di persone che attualmente invece vivono nelle loro comunità organizzate. Questa prospettiva suscita timori e conflitti tra le persone della comunità. D’altra canto i migranti verranno costretti a spostarsi in un’area fuori città controllata dalla mafia. Questo nuovo campo appare come un ulteriore passo verso l’apartheid dei migranti fuori città e fuori dalla vista, nel cuore dell’Europa.
Sotto la pressione della polizia che ha fatto diverse visite ogni mattina in questi giorni, la maggior parte dei migranti sta lasciando i campi e gli squat e stiamo assistendo attualmente ad un’espulsione di massa nel più totale silenzio. I residenti dei campi e degli squat, così come associazioni e gruppi di solidarietà con i migranti, si sono opposti allo sgombero.
Media Team – solidarietà contro gli sgomberi (Morgane Clerc, Philippe Wannesson Tim Woolrich), con il supporto di Wake Voyageur
Contact :
solidaritecontrelesexpulsions@gmail.com
07 54 41 71 47
1. Il sito è vicino a un nuovo centro diurno, noto come “Jules Ferry”. Il centro, la cui apertura è prevista per l’11 aprile riunirà i servizi esistenti (fornitura di un pasto al giorno, docce, servizi per ricaricare telefoni cellulari, le informazioni in materia di asilo e di rimpatrio assistito e potenzialmente un servizio medico). La distribuzione dei pasti è iniziata nel mese di gennaio; attualmente circa 500 persone ci vanno. Il 26 marzo le persone residenti nella casa per le donne migranti e i loro figli – circa 40 persone – sono state spostate verso il centro.
2 Per ulteriori informazioni sugli sgomberi e le ragioni per opporsi esso: Calais Migrant Solidarity Passeurs d’hospitalités
CALAIS – Aprile 2015
INFORMAZIONI PER COMPRENDERE IL CONTESTO
1999: aumento del numero di rifugiati a Calais. Inaugurazione di “Centre d’hébergement et d’accueil humanitaire” in un capannone lontano dalla città, nel territorio del comune di Sangatte. Questo hangar poteva ospitare fino a 2000 persone.
2002: chiusura del centro di Sangatte voluta da Nicolas Sarkozy, allora ministro degli Interni francese. Questa chiusura avrebbe dovuto risolvere il problema della presenza di migranti a Calais. 13 anni dopo, sono sempre lì.
Dalla fine del 2002: per le persone migranti non c’è a Calais un posto dove hanno il diritto di stare. Abitano tutto ciò che può servire loro come rifugio o si costruiscono i propri campi, dai quali vengono espulsi e successivamente distrutti. Subiscono i controlli in città e la violenza quotidiana della polizia.
Le soluzioni per sopravvivere attraverso l’auto-costruzione
Dopo la chiusura di Sangatte, i migranti hanno dovuto trovare luoghi di rifugio, spesso in estrema precarietà: casematte, edifici abbandonati, lotti liberi, ecc … Se non vengono espulsi, una vita collettiva si mettere rapidamente in moto e i/le migranti esiliati gestiscono gli spazi di vita per soddisfare le loro esigenze sociali, spirituali e la loro sopravvivenza. Questa auto-organizzazione viene distrutta durante gli sgomberi che sottraggono alle/i migranti la possibilità di soddisfare i propri bisogni.
2003: il trattato Touquet organizza i controlli alla frontiera anglo-francese, inclusi i controlli inglesi nei porti francesi.
2009: forte crescita fino a luglio, del numero di migranti, principalmente di nazionalità afgana presenti a Calais. La maggior parte degli squat e campi sono stati evacuati e distrutti nel mese di settembre e ottobre, in modo altamente spettacolare (“Chiusura della giungla di Calais”, 22 settembre, Eric Besson, ministro dell’Immigrazione e dell’Identità nazionale).
2009: firma di un nuovo accordo franco-britannico sulla distribuzione dei costi di sicurezza dei porti e sul controllo delle frontiere.
Dall’autunno 2013: graduale aumento del numero di migranti a Calais, riflette il graduale aumento del numero di persone che attraversano il Mediterraneo (es 200.000 migranti arrivano in Italia nel 2014, e tra loro 3000 raggiungono Calais).
2014: l’anno più mortale alla frontiera
Almeno 17 persone sono morte su entrambi i lati del confine nel 2014, l’anno più sanguinoso dalla chiusura di Sangatte. A causa della difficoltà di passaggio, gli esuli sono sempre più propensi a cercare di raggiungere il Regno Unito, le tensioni si aggravano. Le condizioni di vita precarie segnano moralmente e fisicamente le persone, e possono portare alla morte.
La risposta delle autorità a questo aumento (di migranti) avviene in tre fasi:
– Con la prosecuzione delle molestie della polizia e lo sgombero di squat e campi, senza una reale previsione di ciò che accadrà dopo;
– Lo sgombero di tre campi situati vicino al centro di Calais, il 28 maggio 2014. Una parte di migranti si sposta nella periferia di Calais, dove il prefetto ha invitato ad occupare dei nuovi terreni. Altri occupano per protesta il luogo predisposto per la distribuzione dei pasti, vicino al centro città. Il luogo di distribuzione dei pasti e i tre squat in città vengono sgomberati il 2 luglio in modo particolarmente violento (600 arresti, 200 imprigionati). La maggior parte dei migranti si vanno in periferia negli insediamenti esistenti. Le associazioni e solidali No Borders aprono un grande squat nel centro della città il 12 luglio.
– Le autorità decidono di fornire una serie di servizi ai migranti lontani dalla città, al di là della tangenziale (campo Ferry Jules), e di spostare i migranti in un ‘area su cui sorgeva una discarica lì vicino.
La violenza della polizia: una realtà quotidiana
Le persecuzioni della polizia sono un aspetto importante della politica per scoraggiare i migranti a stare vicino al confine. Sono state segnalate nel corso degli anni da una serie di relazioni, tra cui:
2008: relazione del Coordinamento Nazionale per l’asilo – il titolo della relazione è “la legge della giungla”
2012: la decisione del Défenseur des droits sulle violenze della polizia a Calais.
Inizio 2015: rapporto della ONG “Human Rights Watch” sulle violenze della polizia a Calais
Settembre 2014: annuncio da parte del sindaco e del governo sull’apertura di un centro diurno per i migranti, riunendo servizi già esistenti. Ufficiosamente, le autorità hanno informato le associazioni che i migranti dovranno installarsi intorno al centro diurno, in una zona tollerata.
Settembre 2014: nuovo accordo franco-britannico, che prevede la creazione di un fondo comune per la sicurezza del porto e il rafforzamento della politica di repressione comune a livello europeo.
Gennaio 2015: fine della distribuzione dei pasti ai migranti nel centro della città; la distribuzioni dei pasti avviene presso il campo Jules Ferry.
Marzo 2015: ultimatum delle autorità ai migranti. Hanno fino al 31 marzo per “muoversi” volontariamente nell’ex discarica vicino al campo Jules Ferry, altrimenti saranno sgmberati dalla polizia.
Un centro senza casa
Il centro di Jules Ferry serve ad allontanare i migranti dal centro città piuttosto che ad accoglierli:
– E’ un dispositivo che combina una serie di servizi già esistenti dove non c’è posto designato per sedersi, per riposare, per sentire.
– E’ lontano dal centro di Calais.
– Non vi è alcun alloggio per gli uomini.
– E’ previsto un solo pasto al giorno e non ci sono negozi nelle vicinanze.
– La sua capacità è limitata a 1000 persone.
Il nuovo slum
La terra in cui le autorità impongono l’insediamento ai migranti:
– È in sè inabitabile: deposito per i rifiuti / argini del campo di dubbia origine / troppa umidità
– Non è dotato di alcuna infrastruttura: niente luci / no acqua / no servizi igienici / nessun bidone per la spazzatura.
– E’ pericoloso perché nei pressi della zona di influenza dei contrabbandieri (rischi di estorsioni, violenza), e causa conflitti con cacciatori e ciclisti che attualmente utilizzano questo sito così come i residenti locali.
– E’ lontano dal centro di Calais, e dal resto della popolazione, dai servizi offerti da associazioni, dai negozi, dai servizi amministrativi (OFI, ufficio postale, prefettura …)
– Non è stato oggetto di alcun accordo formale che permetta ai migranti di stabilirsi lì; i migranti possono essere sgomberati a discrezione delle autorità.
Le donne sfollate di nuovo
La Casa delle donne è stato aperta nel 2013 da No Borders vicino al centro della città, la prefettura ha poi chiesto di essere rilevata da un’associazione (Solid’R). Le donne sono state spostate nel luglio 2012 in un prefabbricato fuori dalla città. Sono state spostate di nuovo il 26 marzo 2015 nel centro diurno Jules Ferry, un prefabbricato, lontano dalla città, in una zona dove sono più vulnerabili quando si viaggia.
Prima metà del mese di aprile: periodo previsto per lo sgombero di squat e campi. E’ prevista una visita del ministro degli interni Bernard Cazeneuve.
11 Aprile 2015: apertura completa del campo di Jules Ferry, a circa 6 km dal centro della città.
Da Sangatte a Jules Ferry
13 anni dopo la chiusura di Sangatte, le autorità stanno cercando di nuovo di raggruppare i migranti lontano dalla città. Questo avviene con la distruzione di spazi esistenti e un aumento della pressione poliziesca. Se i servizi sono raggruppati come a Sangatte, non vi è alcun capannone che possa essere rifugio per le persone, che viene sostituito da uno slum. Questo approccio è presentato dal governo come una soluzione umanitaria.