Belgio. Le politiche sull’immigrazione uccidono, sia alla frontiera che nei lager etnici

Tradotto da Gettingthevoiceout

Cella di isolamento a Merksplas

Cella di isolamento a Merksplas

SUICIDIO AL CENTRO DI DETENZIONE DI MERKSPLAS
Un uomo di nazionalità marocchina che era rinchiuso nel centro di detenzione di Merksplas da due mesi è stato trovato morto questa mattina (il 2 aprile) dai suoi compagni di detenzione nel blocco n ° 4.  Si è impiccato.
Aveva smesso di mangiare da una settimana e stava male.

La gestione del centro di detenzione etnica ha cercato di calmare gli animi, cercando di insabbiare l’accaduto. L’uomo ha lasciato una lettera che la direzione si è rifiutata di far leggere ai detenuti. Questi ultimi sono furiosi per la censura e accusano il centro: nessuno è intervenuto nonostante si sapesse perfettamente che l’uomo stava molto male e che non si nutriva più. Il 2 aprile i reclusi si sono rifiutati di mangiare e chiedono di avere contatti con l’esterno, in particolare con i giornalisti.

«Ci ​​trattano come animali”.
“Nessuno si preoccupa di noi”.
“Aveva ragione. Non esiste una soluzione, anche io voglio morire! ”

Dalle 13:00 (del 2 aprile) i detenuti di Merksplas non rispondono più al telefono … a breve altri aggiornamenti …

UN UOMO SI IMMOLA DAVANTI ALL’UFFICIO STRANIERI
Questa mattina un uomo di 25 anni di origine Guineana si è immolato nella sede di Fedasil; aveva presentato la sua domanda di asilo nel 2008.
Si è recato lì intorno alle 11. E’ andato in bagno, si è cosparso di benzina e si è dato fuoco.
Al momento è ancora vivo, ma in condizioni critiche e in pericolo di vita.

Un anno fa, un’altra persona era stata trovata morta in circostanze sospette a Bruges. Quanto alle auto-immolazioni, questo è almeno il terzo tentativo in un anno.
Ecco quanto il mondo è marcio e contorto.
Ecco come la burocrazia ha il potere di vita e di morte sulle persone recluse. Ecco come il Belgio (e tutti i suoi omologhi europei) terrorizza più di centomila persone. Li prende per la gola, li dissangua economicamente (215 euro di deposito per fare la domanda di regolarizzazione), li sfrutta come bestie per avere una migliore produttività (chi crede ancora che lo Stato non benefici del lavoro nero ??), li spreme come limoni, iniettando dentro di loro una paura profonda e costante. Quando giorno dopo giorno, anno dopo anno, ogni secondo che passa è caratterizzato dalla paura di essere monitorati, arrestati, imprigionati, deportati, torturati, uccisi …. Quando ogni secondo racconta tutto questo, come non dimpazzire? E tutta questa tortura psicologica, tutta questa miseria, tutte queste pressioni che le persone subiscono è dovuta all’attesa per il rilascio di un pezzo di carta.
Si tratta di un semplice timbro su un foglio che concede o nega il diritto di respirare invece di soffocare, il diritto di vivere e non di sopravvivere.
E quando ci si vuole prendere la libertà da soli, come le due persone che hanno cercato di fuggire questa notte dal centro di Vottem, si rischia di finire in isolamento.
Come potremmo essere sorpresi che la gente non muoia vivendo in queste condizioni?
Non è più il tempo di stupirsi, è tempo di arrabbiarsi.

FUOCO AI CENTRI DI DETENZIONE ETNICA. LIBERTA’

AGGIORNAMENTO:
Purtroppo ci giunge notizia che il venticinquenne richiedente asilo guineiano che si era dato fuoco nella notte di Giovedi nei bagni della Fedasil ( l’agenzia federale belga per i richiedenti asilo ), è morto oggi, Venerdi, a causa della gravità delle ferite riportate, secondo quanto dichiarato dal procuratore di Bruxelles.

 

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