Gradisca – Evasioni, rivolta, incendio, pestaggi polizieschi e tentato suicidio al CPR

Il nuovo lager di Gradisca d’Isonzo, aperto il 16 dicembre scorso, era stato presentato dalle autorità come un “carcere amministrativo super-sorvegliato”, munito di nuove mura e recinzioni, controllato 24 ore su 24 da un “innovativo sistema di video-sorveglianza che può contare su quasi 200 telecamere” come sottolineava il prefetto di Gorizia. Le istituzioni pensavano così di rassicurare l’opinione pubblica sulla “sicurezza” garantita nel nuovo lager di stato, e far dimenticare quanto avvenuto in passato nel precedente CIE: le proteste, rivolte e incendi, le evasioni, le invivibili condizioni all’interno della struttura, i pestaggi delle guardie, il tragico omicidio di stato di Abdelmajid El Kodra avvenuto nel 2013, che portò alla chiusura del CIE.

Ma come sanno le persone recluse questa struttura super-tecnologica rimane un campo di concentramento, e di conseguenza chi è imprigionato  continua a resistere e lottare in tutti i modi possibili, a volte riuscendo a riguadagnare la libertà.

Non sorprende allora che la riuscita evasione da parte di tre persone recluse, avvenuta nei primi giorni dell’anno, sia stata tenuta nascosta fino al 12 gennaio, il giorno dopo un corteo solidale davanti al CPR. I tre sono riusciti a superare mura e videosorveglianza e allontanarsi dalla zona, solo una persona è stata successivamente catturata quando si trovava già a Verona. All’inizio di gennaio sono stati già segnalati alcuni episodi di autolesionismo.

Le proteste sono continuate anche negli ultimi giorni, come riporta l’assemblea No CPR e No frontiere Friuli-Venezia-Giulia: “Dopo il presidio di sabato 11, la notte, i militari sono entrati nelle celle del CPR di Gradisca, hanno picchiato ed hanno preso le sim card di alcune delle persone con cui abbiamo parlato al presidio.

Domenica 12 gennaio dalle 14:00 alle 16 ci sono state rivolte nel CPR, nell’ala più vicina alla strada dove ci sono 5 celle da 6 persone ciascuna. Le persone recluse sono riuscite a rompere i vetri, a staccare i letti a raggiungere il muro e 8 sono riusciti a saltare oltre il muro. 3 sono stati riportati dentro il centro e picchiati, 5 sono riusciti a scappare, tra di loro alcuni ragazzi molto giovani. Un ragazzo dei 3 che sono stati riportati al CPR è stato portato in ospedale, un altro sta male. Un ragazzo marocchino oggi ha tentato di suicidarsi ed è stato fermato dagli altri.

In questo momento (lunedì sera, 13 dicembre) ci sono materassi in fiamme per riscaldarsi e vengono sparati gli estintori dentro le celle.”

Finché ci saranno lager, ci sarà resistenza.

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Caltanissetta – Il racconto di un recluso sulla rivolta e l’incendio nel CPR dopo l’ennesima morte di stato

La mattina del 12 gennaio M.A., una persona di 34 anni di origine tunisina, è stata ritrovata morta sul suo letto in una cella del CPR di Pian del Lago a Caltanissetta. Dopo l’intervento del medico legale, che ne ha certificato il decesso e disposto il trasferimento del corpo in ospedale per effettuare l’autopsia, si è scatenata la rabbia dei compagni di prigionia: la cella è stata completamente bruciata ed è stata portata avanti una protesta per chiudere la struttura. I reclusi sono stati costretti dalle guardie a dormire fuori, al freddo, e hanno rifiutato di mangiare. Questa mattina verso le 7 la polizia ha portato via una o due persone, verso una destinazione sconosciuta.

Come racconta una persona che si trova nel lager, in collegamento ieri mattina con Radio Blackout:

Aveva 34 anni, era nato il 1° febbraio 1986. Ieri mattina verso le 8 li hanno avvisati che era morto nella sua stanza, però in quella stanza non c’era riscaldamento, c’era molto freddo. Hanno provato a muoverlo sul suo letto, c’era del sangue sulla sua bocca, noi non sappiamo qual era il problema per cui è morto così. Quella è la nostra rabbia. E quindi abbiamo protestato qua, la sua stanza l’hanno bruciata, completamente, poi abbiamo manifestato qua e là. Ieri abbiamo dormito fuori, con questo freddo. Ieri abbiamo protestato tutti quanti, a pranzo abbiamo rifiutato di prendere il cibo, per la rabbia. Stamattina ci siamo svegliati stanchi, alcuni hanno dormito fuori, altri in un buco di una stanza dove non c’è porta né finestra, con questa sofferenza. Alle sette la polizia è entrata dove dormivamo, e hanno portato uno o due persone fuori, non lo so dove li hanno portati, se in carcere o per l’espulsione. Noi chiediamo di chiudere qua, perché le condizioni sono pessime, non si possono mettere persone normali in queste condizioni, a dormire così, col mangiare che fa schifo. L’infermeria qui fa schifo, se hai mal di testa danno la stessa medicina, se hai il raffreddore danno la stessa medicina. Alcuni dicono che nel cibo ci mettono qualcosa dentro, non sappiamo nulla di questo, però alcuni hanno sospettato anche questo, quando mangiamo questo cibo, alcuni vanno sempre in bagno continuamente, alcuni sentono stanchezza e sonno”.

Le autorità si sono affrettate subito a minimizzare l’accaduto, dichiarando che si è trattato di una “morte per cause naturali”, senza averne alcuna prova, e che “le fiamme, domate dai vigili del fuoco, non hanno arrecato danni”, quando invece le persone sono state costrette a dormire fuori per il fumo e l’inagibilità delle celle.

Le morti, o più precisamente gli omicidi di stato nei moderni lager, vanno tenute nascoste, e solo le voci e le proteste delle persone recluse sono riuscite a far conoscere quanto realmente avvenuto. È già successo recentemente con la morte di Sahid nel CPR di Torino nel luglio 2019 , di Harry nel giugno dello scorso anno a Brindisi e di Natalia nella sezione femminile del CPR di Ponte Galeria, nel novembre 2018.

Che di questi campi di concentramento restino solo macerie.

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Torino – Sul presidio e corteo dell’11 gennaio al CPR di Corso Brunelleschi

Fonte: Macerie

Cominciamo dalla fine. Salutati i reclusi e messe vie casse e generatore, il presidio si trasforma in corteo, lascia corso Brunelleschi e imbocca via Monginevro verso via Mazzarello, per provare a fare un giro attorno al Cpr. Celerini e borghesi, presi un po’ alla sprovvista, devono farsi una bella corsetta per riuscire a schierarsi davanti la testa del corteo e bloccarne il percorso. Il corteo prende quindi la direzione opposta e dopo un giro rumoroso per il quartiere torna davanti al Cpr, dove si scioglie. Un finale diverso dal solito per un presidio che ha visto crescere col tempo il numero di solidali, più di 150 alla fine, e di camionette della Celere, provenienti gli uni e gli altri dalla manifestazione No Tav in centro città.

Che si trattasse di un momento particolare, all’interno del Cpr, lo si poteva intuire da subito, il tempo di qualche coro e un intervento al microfono e da oltre le mura del Centro si vede spuntare il busto di un recluso che, dal tetto dell’area blu, si sbraccia per salutare il presidio. Negli ultimi giorni la tensione dentro il Cpr è riamsta alta, i reclusi hanno infatti continuato a protestare per far aggiustare le docce rotte e ottenere materassi, visto che tanti, dopo le rivolte, sono costretti a dormire nelle sale mensa e per di più per terra. Come abbiamo già avuto modo di ricordare, a fronte di una trentina di posti attualmente disponibili, il Centro continua infatti a rinchiudere più di ottanta persone, nonostante alcuni reclusi siano stati nel frattempo espulsi e altri, invece, abbiano ottenuto la libertà. Chi volesse vedere le condizioni all’interno del Cpr torinese, attraverso un video girato dai reclusi, può farlo cliccando qui.

Durante il presidio c’è stato poi modo di ascoltare come stavano andando le iniziative che si stavano svolgendo in contemporanea a Gradisca e Ponte Galeria a Roma, davanti ai rispettivi Cpr. Venendo infine alla controparte ci sembra importante segnalare il nutrito gruppo di municipali in moto, allertati probabilmente per star dietro alla biciclettata, prevista inizialmente prima del presidio, e annullata poi negli ultimi giorni. Non si può certo dire che il nemico sia disposto a farsi trovare impreparato…

In conclusione, vi segnaliamo la possibilità di ascoltare direttamente dalle voci dei reclusi, in un audio andato in onda sulle frequenze di Radio Blackout, le recenti rivolte che hanno messo per l’ennesima volta in ginocchio la detenzione amministrativa torinese.

macerie @ Gennaio 12, 2020

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Torino – CPR, così fan tutti

fonte: Macerie

Rivolte su rivolte, sono queste ad aver dato il ritmo agli ultimi sei mesi dentro al Cpr di c.so Brunelleschi: un poco alla volta o con vampate più incandescenti, il centro è per l’ennesima volta pressocché distrutto. Non di un motto si stratta, non di retorica, quando si urla là fuori che quella gabbia deve bruciare è perché i reclusi delle prigioni per irregolari hanno dimostrato in ventidue anni di detenzione amminitrativa che è un afflato comune, che si ripete nonostante cambino gli “ospiti”, che esplode nonostante la minaccia della repressione, che continua a indicare con rotta chiara la direzione per la libertà, senza permessi o domandine.

Nelle ultime settimane l’amministrazione del centro ha continuato a tenere alto il numero dei detenuti, circa cento, nonostante due aree fuori uso, e da ciò che si vede dentro dentro forse già in ristrutturazione; così le salette da pranzo sono state trasformate in camere e coperte ammassate hanno fatto da letto. Dopo la rivolta di domenica, con ulteriori danneggiamenti all’area verde e rossa, la situazione si è fatta ingestibile e dunque sono avvenute alcune liberazioni per mancanza di spazio, quelle di cui si è certi sono sei, qualcuno invece purtroppo è stato espulso. Ad oggi ci sono dunque solo tre stanze aperte all’area blu e una alla bianca, per un totale di trenta posti.

Dei sette ragazzi portati alle Vallette, uno è stato ricondotto subito in c.so Brunelleschi, gli altri si sono visti appioppare un processo per direttissima con udienza rinviata ad aprile e conseguente ritorno “express” al Cpr in regime di isolamento e senza telefono, questione di non poco conto.

In attesa di nuove informazioni è necessario sostenere questa dimostrazione di libertà con un presidio sotto alla prigione per senza-documenti torinese, in concomitanza ai presidi sotto al Cpr di Gradisca (recentemente riaperto) e di Ponte Galeria.

Appuntamento sabato 11 gennaio alle 16 h in c.so Brunelleschi all’angolo con via Monginevro, la biciclettata prevista da Piazza Castello è invece annullata.

Finché i posti rimasti arrivino a 0, perché di tutte quelle gabbie solo macerie.

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Torino – Aggiornamenti dal CPR di Corso Brunelleschi

Fonte: Macerie

Aggiornamento di lunedì 6 gennaio.

La vendetta di chi conduce la macchina delle espulsioni non si è fatta attendere. Nel pomeriggio di domenica, a poche ore dalla rivolta, dopo che i pompieri hanno spento le fiamme nelle aree incendiate, le forze dell’ordine in tenuta antisommossa entrano in forze, prima nell’area verde e poi in quella rossa, pestando i reclusi e sottoponendoli a perquisizioni corporali. Al temine dell’operazione sette ragazzi vengono portati via e arrestati come responsabili degli incendi. L’unica area con unità abitative agibili all’interno di corso Brunelleschi resta la blu, nelle altre i reclusi sono costretti a passare la notte in saletta o all’aperto, senza coperte.

Sabato 11 gennaio, sono in programma presidi sotto i Cpr di Torino, Gradisca e Roma.

Il minimo che si possa fare è far sentire la nostra solidarietà a chi continua con determinazione e coraggio a ribellarsi, perchè di questi Centri non restino che macerie…

Di seguito, le testimonianze di alcune persone recluse nel lager di Torino, trasmesse ieri da Radio Blackout:

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Rosarno 2010-2020: dieci anni di lotte e di resistenze. Dieci anni di violenze, repressione e abusi della polizia

Fonte: Comitato lavoratori delle campagne

Oggi, 7 gennaio 2020, sono dieci anni dalla rivolta di Rosarno. Da quel giorno non solo l’Italia intera venne a conoscenza delle condizioni di vita e di lavoro delle persone immigrate presenti nei ghetti e nelle case abbandonate delle campagne calabresi (e non solo). Ma soprattutto, a partire da quel momento, si è andato articolando un forte e radicato percorso di autorganizzazione e di lotta delle donne e degli uomini immigrati presenti in quei territori, che nel tempo ha avuto il merito di raggiungere importanti risultati e di tenere alta l’attenzione su questioni cruciali come la gestione dei flussi migratori e l’organizzazione del lavoro, cercando sempre di coinvolgere anche la componente autoctona. Come ben sappiamo sono stati anche dieci anni di violenze inaudite, morti, omicidi, sgomberi e aggressioni, accompagnati da un feroce sfruttamento che riguarda ogni aspetto della loro resistenza – dal lavoro, all’accesso ai servizi e alla casa. In particolare ricordiamo le violenze e gli abusi da parte della polizia, che sono stati sempre più frequenti, come da anni raccontano e denunciano le persone che vivono nella Piana di Gioia Tauro che sono costrette ad affrontare questa guerra quotidiana. Infatti, come si può facilmente immaginare, se sei nero e magari vivi anche in una tenda, alle forze dell’ordine basta un semplice controllo di documenti per sentirsi legittimate a procedere con perquisizioni corporali, pestaggi, umiliazioni e insulti razzisti, perché “questa è l’Italia”. E per chi è costretto a vivere nelle case abbandonate dentro la città, sovraffollate, senza luce né acqua, le irruzioni e i blitz da parte della polizia sono la normalità. A questo si aggiungono il razzismo e le violenze da parte di cittadini italiani che appena vedono un immigrato sparano, come successo a Idrissa qualche settimana fa, o investono con la macchina, come accaduto la settimana scorsa ad un abitante della tendopoli di San Ferdinando. Nella registrazione qui sotto, una persona che è stata recentemente aggredita, perquisita e spinta giù dalle scale dalla polizia a Rosarno racconta la brutale ordinarietà di tutto questo e testimonia come il suo sia solo l’ultimo di una lunga serie di episodi analoghi. A 10 anni esatti dalla rivolta dei braccianti immigrati che nel gennaio del 2010 presero per la prima volta le strade di Rosarno in protesta, la situazione non è cambiata se non in peggio e i riflettori sulle condizioni di vita dei lavoratori immigrati si accendono solo quando bisogna restituirne un ritratto sensazionalistico, ma ancora non si parla della rabbia di chi con coraggio trova anche i mezzi per resistere, difendersi e rivendicare una vita migliore. E di chi poi, proprio perché lotta, viene minacciato e colpito dalla repressione, come accaduto a 12 lavoratori che a settembre del 2018 hanno resistito allo sgombero del capannone abbandonato in cui vivevano, sono stati denunciati e sono ora tutti sotto processo per invasione di edifici. Continua a leggere

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Egitto – Mahienour e altre detenute in sciopero della fame parziale

Mariam Salem, una detenuta del carcere, è morta in seguito al deterioramento delle sue condizioni di salute a causa del comportamento omissivo da parte dei medici.

Una morte in carcere è un assassinio di stato. Tra ottobre e dicembre 10 persone sono morte in carcere e 57 sono i casi di negligenza medica.

Il 3 gennaio scorso, durante la seduta di rinnovo della sua detenzione preventiva che dura ormai da più di 102 giorni,  la compagna avvocata Mahienour al-Masry, ha dichiarato che insieme ad altre detenute politiche del carcere di al-Qanater  a Il Cairo sarebbe entrata in sciopero della fame parziale, rifiutando il vitto del carcere, per protestare contro le pessime condizioni di detenzione e la negligenza medica che aveva causato la morte della loro compagna.

Mahienour durante il suo rinnovo ha fatto 4 richieste alla procura dei servizi: Continua a leggere

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Roma – 9 gennaio assemblea pubblica al Bam, 11 gennaio presidio al CPR di Ponte Galeria

Riceviamo e diffondiamo. Per scriverci: hurriya [at] autistici.org

Roma: prossimi appuntamenti contro il CPR.

Giovedì 9 gennaio ore 19.30 assemblea pubblica a BAM, via dei Castani 42.

Sabato 11 gennaio presidio solidale davanti le mura del CPR di Ponte Galeria.
Appuntamento ore 16 fermata Fiera di Roma

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Torino e Clavière: 11 e 12 gennaio week-end contro le frontiere e le deportazioni

Fonte: Passamontagna

SABATO 11 GENNAIO
PRESIDIO SOTTO IL CPR di corso Brunelleschi.
Ritrovo ore 14.30 piazza Castello.

PORTA LA TUA BICICLETTA

Ritrovo ore 16 sotto le mura del CPR all’angolo tra corso Brunelleschi e Via Monginevro.
In caso di pioggia, ritrovo ore 15 in piazza della Repubblica, sotto i portici davanti all’edicola.

DOMENICA 12 GENNAIO
GIORNATA IN FRONTIERA

Ritrovo ore 11 davanti alla chiesa di Clavière
Porta la tua slitta, pranzo al sacco condiviso.

Informazioni

Guarda il meteo !

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Week-end d’évènements à la frontière !

SAMEDI 11 JANVIER
RASSEMBLEMENT AU CPR DE TURIN (CORSO BRUNELLESCHI)
RDV A 14h30 PIAZZA CASTELLO, AMENE TON VELO !

Rdv à 16h devant le mur du CPR à l’angle du cours Brunelleschi et de la Via Monginevro.
En cas de pluie, rdv à 15h Piazza della Repubblica au niveau du portique devant le kiosque.

DIMANCHE 12 JANVIER
JOURNEE A LA FRONTIERE
RDV A 11h DEVANT L’EGLISE DE CLAVIERE, AMENE TA LUGE !
REPAS PARTAGE

Informations
Regarde la météo !

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SATURDAY 11th JANUARY
MEETING IN FRONT OF THE CPR (corso Brunelleschi)
MEETING AT 2:30 p.m Piazza Castello
BRING YOUR BIKE

Meeting at 4 p.m in front of the wall of CPR’s wall.
In case of rain, meeting at 3p.m in piazza della Repubblica, near to the newspaper kiosk.

SUNDAY 12th JANUARY
BORDER DAY !
MEETING AT 11 a.m IN FRONT OF THE CHURCH IN CLAVIERE
BRING YOUR SLEDGE
SHARED MEAL

Informations
Check weather forecast !

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Torino – Nella notte nuovi incendi nel CPR di Corso Brunelleschi

Fonte: Macerie

A meno di un mese dalle ultime rivolte, i reclusi hanno riiniziato, ieri sera, la loro opera di demolizione del Cpr di corso Brunelleschi. Il fuoco comincia a divampare sul far della mezzanotte nelle aree verde e rossa per poi diffondersi anche all’area bianca. L’unica area integra resta quindi la blu. Mentre le fiamme avvolgono le gabbie in cui si trovavano rinchiusi, i reclusi sono nel cortile, circondati dalla polizia. Fuori dal Centro, all’improvviso arriva un gruppo di solidali e per qualche minuto, assieme al fumo, da entrambi i lati del muro sale verso il cielo il grido: «Libertà».

Se volete vedere il video sull’ultima rivolta, girato dai reclusi, potete cliccare qui.

Da qualche settimana, oramai, quello di corso Brunelleschi non è più ‘unico Cpr in funzione nel nord Italia. Un altro Centro ha infatti aperto a Gradisca d’Isonzo. Il progetto, strombazzato in più occasioni dal governo, di aprire un Cpr in ogni regione sembra cominci pian piano a prender consistenza. Il maggior ostacolo continuano ad essere la rabbia e il coraggio dei reclusi: oltre alle rivolte che abbiamo raccontato negli ultimi tempi, non si contano le proteste e gli atti di resistenza individuali o di piccoli gruppi che scandiscono il tempo nel Centro di corso Brunelleschi, e anche in quello di Gradisca, a pochi giorni dall’apertura, a quanto sembra i reclusi hanno dato vita a proteste e episodi di resistenza.

Sabato 11 gennaio, sono in programma presidi sotto i Cpr di Torino, Gradisca e Roma.

Il minimo che si possa fare è far sentire la nostra solidarietà a chi continua con determinazione e coraggio a ribellarsi, perché di questi Centri non restino che macerie…

macerie @ Gennaio 5, 2020

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