Francia – Fuga, suicidio, rivolta e incendio nel centro di detenzione di Lione

Sabato scorso 6 persone hanno tentato la fuga dal CRA (l’equivalente dei CPR in Italia) di Saint-Exupéry a Lione. 3 di loro ci sono riuscite, le altre 3, pestate dalle guardie, sono passate dall’ospedale alla custodia cautelare prima di essere recluse di nuovo nel CRA. Questo lunedì, 15 aprile, una persona ha tentato di suicidarsi. Qui di seguito una telefonata di aiuto di un recluso registrata con il suo accordo.

Richiesta di aiuto dall’interno del CRA

Traduzione da: Crame ton CRA – Lyon

“Così, due giorni fa, ci sono stati alcuni che hanno cercato di fare un tentativo di fuga. In tre hanno avuto successo ma altri tre sono stati catturati e gravemente feriti. Sono stati sotto custodia cautelare per quarantotto ore e stavano tornando al centro. Oggi  uno di loro si è avvicinato alla porta dove c’è il filo spinato. E si è suicidato con il filo spinato. Si è strangolato con il filo spinato. La polizia non ha fatto niente, siamo noi che abbiamo preso il suo corpo. La polizia ha impiegato 25 minuti solo per portare una scala. Non era neppure lontano, giusto 200 – 300 metri. Noi abbiamo voluto recuperare il suo corpo malgrado ci fossero delle porte a separarci da lui. Allora ci siamo arrampicati e abbiamo provato a scendere dall’altra parte ma ci hanno lanciato gas, poi ci hanno picchiato e hanno usato violenza. Lascia perdere. Allora tutti hanno perso il controllo, tutti hanno iniziato a bruciare, bruciare le stanze, bruciare i materassi, bruciare tutto. Qui le persone sono trattate come dei cani. Se c’è il modo di aiutarci, qui siamo degli esseri umani e non degli animali. Ecco il nostro solo delitto: non abbiamo documenti. È il solo nostro delitto e il solo nostro problema in questa vita. Potete chiamare le associazioni, o chiamare i media o i giornalisti, o tutte le persone che offrono sostegno umanitario reale. È necessario che loro siano presenti per noi. Nessun cinema, nessun teatro. Qui ci sono degli esseri umani, non abbiam bisogno di teatro, non abbiamo bisogno di spettacolo, abbiamo bisogno di persone che lottano per noi. È una richiesta di aiuto.”

– D’accordo

“Ecco quello che voglio dire. È  per questo che oggi, davvero, c’è una persona che si è suicidata, nemmeno 20 o 25 minuti fa. C’è sangue dappertutto. Ci sono delle persone qui che sono disposte a fare anche più di questo, perché siamo trattati come dei cani. È per questo che facciamo appello a tutti. È una appello ad aiutarci.”

– D’accordo. Cosa state facendo adesso?

“In questo momento cerchiamo di calmarci ma sfortunatamente ci hanno chiusi ma tutto brucia. Ci sono delle stanze che sono già state bruciate. Sfortunatamente non c’è niente, non abbiamo altra scelta. Se restiamo qui moriremo bruciati o soffocati dal fumo. Le persone qui non ce la fanno più, è peggio di una prigione qui. È una prigione politica, non è una prigione umanitaria qui. Non è un centro di detenzione per persone migranti, è una prigione. Non è neppure la prigione, non so cosa sia. Bisogna aiutare queste persone, oggi siamo degli esseri umani, degli stranieri. Bisogna aiutarli. Non posso più parlare troppo.”

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Modena – Pillola 3: ALCUNI RESPONSABILI. Uno sguardo agli interessi internazionali

Riceviamo e pubblichiamo la terza pillola argomentativa sul significato della lotta contro il CPR e il suo ruolo in questa società.
Qui trovate la prima e la seconda.
Per scriverci e inviarci contributi hurriya[at]autistici.org

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Modena – Pillola 2: I RINNOVATI EQUILIBRI POLITICI. Come porsi di fronte al binarismo fra razzismo sovranista e liberaldemocratico

Riceviamo e pubblichiamo la seconda pillola argomentativa sul significato della lotta contro il CPR e il suo ruolo in questa società.
Qui trovate la prima.
Per scriverci e inviarci contributi hurriya[at]autistici.org

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Egitto – Alaa sotto minaccia!

Questa mattina (10/04) Alaa ha scritto questo post:

Sono in pericolo! Ieri ufficiali della sicurezza nazionale hanno minacciato di rinchiudermi di nuovo in carcere, il prezzo da pagare perché ho scritto delle condizioni di sorveglianza a cui sono sottoposto.
È la seconda volta che vengo minacciato, non si sono identificati ed erano molto minacciosi.
Inoltre hanno minacciato di togliermi libri e l’ipod e di trasferirmi in una cella in condizioni peggiori, tutto questo è illegale
“.

Ma in un altro post di qualche ora fa Alaa dice:

Non smetterò di parlare di quanto questa misura cautelare sia ingiusta e una violazione nei confronti di tutte le persone, soprattutto le persone comuni obbligate a fare dei lavori umilianti, come pulire i commissariati durante le ore di sorveglianza“.

Alaa Abdel Fatah ha finito di scontare 5 anni di carcere per un presidio non autorizzato contro i processi militari sui civili, avvenuto il 26 novembre 2013 davanti Maglis Al-Shura (Camera alta). Ma non è del tutto libero. Come altre persone è sottoposto a una misura cautelare in cui per 12 ore al giorno ha l’obbligo di consegnarsi al commissariato.
Una libertà vigilata di cui Alaa stesso dice:

La sorveglianza non è meglio del carcere?
Dalle 6 di pomeriggio alle 6 di mattina, sicuramente meglio, ma l’inverso quindi dalle 6 di mattina alle 6 di pomeriggio è peggio.
Ma non è questo il reale problema, il punto è che non faccio paragoni con il carcere, ma penso ai miei sogni dopo il carcere
”.

Come Alaa anche Ahmad Maher, finirà la sua giornata alle 18:00 per un altro anno. Il cofondatore del movimento 6 April (dal giorno delle proteste che infiammarono l’Egitto nel 2008) è stato condannato a 3 anni di prigione scontati nel 2017 e tre anni di sorveglianza per aver violato la legge anti-proteste del 2013. Questa legge proibisce ogni tipo di assembramento e dissenso pubblico e prevede un’autorizzazione da richiedere alla polizia  che automaticamente non viene concessa.  Con lui sono stati condannati alla stessa pena anche Ahmed Douma (che sta scontando una pena di 15 anni per un altro processo) e Mohammed Adel, ambedue di 6 April.
Allo stesso modo anche il fotoreporter Muhammad AbuZayd, conosciuto come Shawkan, rilasciato il 4 marzo scorso dopo 5 anni di carcere, ne dovrà scontare altrettanti recandosi tutte le notti in un commissariato del quartiere delle Piramidi.
Negli ultimi anni sono moltissime le persone che dopo aver scontato la pena carceraria vengono sottoposte alle misure cautelari, che si rifanno a una legge del 1945, prevedono l’obbligo di firma e l’obbligo di consegnarsi ogni sera nella stazione di polizia di appartenenza per 12 ore. Questa misura cautelare di recente riguarda anche le persone detenute per motivi politici, ma è stata sempre applicata ai detenuti comuni.
In teoria dovrebbe essere come l’obbligo di dimora, ma il Ministero dell’interno obbliga Alaa come altre persone a passarle nei commissariati. Tutti loro quando si consegnano vengono rinchiusi in isolamento, in una apposita stanza all’interno del commissariato stesso.

Scrive Alaa:

La prigione attacca l’essere. Dall’imposizione dei vestiti uguali per tutte le persone recluse, al controllo dei più minimi dettagli del taglio di capelli e barba, si comportano con la logica che tutto è vietato, qualunque cosa sia fuori il loro controllo.
Ma il carcere politico è differente. Questo può essere un bene o un male. La prigione, naturalmente, fallisce nel tentativo di uccidere l’essere politico. E’ facile per i compagni dire che questa è una vittoria.
La domanda è: cosa faccio con un’essenza politica priva del contesto fisico e umano normale? Vivo solo come un simbolo?
Come un fantasma appaio ma senza avere un corpo? Mi muovo nel vostro tempo ma sono sospeso nel passato.
Una volta ero Alaa Seif o Alaa Abdel Fattah. Questi giocavano un ruolo in pubblico. Adesso … non lo so
.”

Libertà per Alaa
Libertà per tutti e tutte.
سجن_نص_اليوم#

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Milano – Domenica 14 aprile iniziativa di presentazione del corteo a Modena contro il CPR

Riceviamo e diffondiamo. Per scriverci: hurriya [at] autistici.org

Domenica 14 aprile 2019, ore 18, alla nuova occupazione in Corvetto, via G.B. Piazzetta 23, Milano.
Presentazione del corteo contro i CPR
Modena, 25 aprile 2019

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Oulx- Aggiornamenti dalla frontiera e appello per la raccolta di cibo

Fonte: Chez JesOulx – Rifugio Autogestito

AGGIORNAMENTO DALLA FRONTIERA E APPELLO CIBO

(français en bas)

La frontiera è ovunque, lo diciamo spesso. Questa linea immaginaria che taglia il Colle del Monginevro continua a essere zona di passaggio e di attraversamento. Continua ad essere territorio di caccia al migrante da parte delle forze di polizia, che costringono le persone a camminare nascondendosi nella neve e nella montagna per chilometri.
Siamo già a quattro morti (conosciuti) su queste montagne.
Ultimamente la polizia francese si è data da fare per bloccare le persone che cercavano di lasciare Briançon per andare altrove in Francia. Si apposta alla partenza dei treni chiedendo i documenti e distribuendo regolarmente dei “réfus d’entrée” (dei “rifiuti d’accesso”) anche se si trovano a più di 10 km dalla linea frontaliera. Ciò ha provocato un blocco su Briançon: molte persone si sono viste obbligate a restare nella cittadina di frontiera per non essere deportate in Italia.
Dalla parte italiana, nel Rifugio Occupato si continua ad ospitare persone di passaggio e si continua ad organizzarsi contro le frontiere, nonostante la presenza costante di sbirraglia varia e voci di sgombero.
Ma tanta gente passa di qui, e le nostre scorte alimentari stanno finendo. Per questo chiamiamo alla solidarietà concreta.
Abbiamo necessità di qualsiasi cibo; dal riso alla verdura, dalla farina all’olio, dal caffé alle fette biscottate, dallo scatolame vario allo zucchero… dalle bottigliette d’acqua per chi deve affrontare la strada, alle merendine energetiche/cioccolato/barrette-di-qualsiasi-tipo. Qualsiasi alimento è benvenuto.
Tutto serve, dal sapone per lavare i piatti alla carta igienica. Continuiamo inoltre a raccogliere scarpe da montagna di taglia superiore al 41.
Ricordiamo che il Rifugio è aperto a tuttx coloro che vogliono dare una mano e organizzarsi per lottare contro le frontiere.
Passate a trovarci!
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Modena – Cosa vuol dire lottare contro i CPR oggi

Fonte: No CIE Modena

Prima pillola argomentativa sul significato della lotta contro il CPR e il suo ruolo in questa società. Seguiranno altre pillole prossimamente…

 

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Solidarietà ai reclusi perché i CPR brucino ancora

Fonte: Punto di Rottura

Come ogni luce ha la sua ombra, così anche lo scintillio delle metropoli ha il suo volto oscuro. Il capitalismo è guerra dove si estraggono petrolio, oro, nichel e diamanti ed è siccità nei luoghi più torridi del mondo.

Per non vivere nel terrore e nella carestia molte persone si mettono in viaggio verso l’Europa. Spesso attraversano un deserto e il mare. Durante il viaggio non si contano i pestaggi, gli stupri, i rapimenti, le torture e le morti.

Le persone sopravvissute al viaggio, giunte in Europa vengono forzate all’identificazione e bloccate alle frontiere verso il nord. Alcune trovano la morte sui sentieri per il confine. In italia le persone migranti, ricattabili e senza documenti lavorano in nero, ai margini della legalità e senza tutele. Alcuni, si ribellano.

Lo stato teme le rivolte e premia la sottomissione. Promette i documenti a chi lavora a testa bassa e costringe al terrore tutti. Chi vive senza documenti teme e odia la retata, il fermo, il controllo sul treno e ogni divisa. Il CPR, centro di permanenza per il rimpatrio è il cuore di questo dispositivo. I CPR servono a ricordare che in qualunque momento si può essere prelevati dal territorio, rinchiusi e deportati. A Milano sta aprendo un CPR in via Corelli, dove un tempo c’era il Centro di Identificazione ed Espulsione. Il CIE di via Corelli è stato reso inutilizzabile dai detenuti che, organizzati, hanno dato fuoco alla struttura. A partire dal 2009 i CIE sono stati bruciati dalle rivolte che hanno reso inagibili i CIE a Modena, Bologna, Brindisi, Crotone, Catanzaro e Trapani altrove le rivolte hanno notevolmente ridotto i posti disponibili. Solidarietà ai reclusi perché i CPR brucino ancora.

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Belgio – Prevista per il 9 aprile l’espulsione di un palestinese in sciopero della fame da 27 giorni

Traduzione da: Getting the voice out

Una vera e propria caccia ai palestinesi è stata messa in atto da parte delle autorità belghe dall’inizio del 2019. Secondo le nostre informazioni, dallo scorso gennaio decine di Palestinesi sono stati arrestati e detenuti nei centres fermés (CPR).
La maggior parte di queste persone si trovavano in centri aperti e avevano presentato una domanda d’asilo.
L’ufficio degli stranieri (OE) li ha convocati e al momento del colloquio ha presentato un “annesso 26quater” (una decisione di rifiuto con ordine di lasciare il territorio). L’OE ha in seguito proceduto al loro arresto immediato e li ha detenuti nei centres fermés (CPR), in attesta di espulsione.
Molti di questi uomini non hanno accettato questa decisione e hanno cominciato uno sciopero della fame all’interno dei loro centri di detenzione

COMUNICATO STAMPA palestinesi.

Uno di essi è Hisham, che l’OE vuole rinviare in Spagna questo martedì (09/04/2019)
Hisham, palestinese, è arrivato in Belgio per presentare domanda d’asilo asilo. Per arrivare in Belgio, è naturalmente passato da altri paesi, tra cui la Spagna, dove sono state prese e registrate le sue impronte. Secondo la procedura di Dublino è la Spagna a essere la responsabile della sua domanda di asilo.
Hisham però non vuole tornare in Spagna. Ritiene che l’accoglienza in questo paese è difettosa e vuole restare in Belgio, dove ha già degli agganci.
Hisham lo ha detto chiaro e forte e, con tutti gli altri compagni palestinesi, ha cominciato lo sciopero della fame il 17/03/2019. Lo sciopero della fame è uno dei soli modi d’espressione possibile nei centres fermés (CPR).
Il centro tenta di fare tacere la lotta che ha cominciato Hisham, così lo hanno isolato e gli hanno ritirato il telefono. Non ha più alcun contatto con l’esterno.
L’Ufficio degli stranieri ha deciso di mantenere la sua posizione e ha organizzato un’espulsione con scorta questo martedì 09/04/2019. Hisham sarà al suo 27 giorno di sciopero della fame ed è molto debole.
Il Belgio non è obbligato a rispettare Dublino. Il Regolamento di Dublino non obbliga gli Stati membri a domandare allo Stato presumibilmente responsabile di “prendere a carico” i richiedenti asilo. Il Belgio può decidere di occuparsi di questa domanda d’asilo.
Sosteniamo Hisham e tutti coloro che sono sottoposti a questa procedura.

Per farlo vi invitiamo a inondare di mail, telefonate, fax i responsabili di questa decisione:

–          la ministra Meggie DeBlock
Twitter: @Maggie_DeBlock
info.maggiedeblock@minsoc.fed.be
0032 2 528 69 00
https://www.instagram.com/maggiedeblock/

–          Monsieur Roosemont, Directeur de l’Office des Etrangers
Bur_Presse@dofi.fgov.be
Tel 0032 2 793 80 31 – 02 79380 30 (FR), Fax 02 274 66 40

Qui di seguito un testo da allegare alla mail:

#FREEHISHAM

#NONAUXCENTRESFERMÉS

Madame la Ministre,
je tiens à vous transmettre une information essentielle à mes valeurs,
en effet un homme, palestinien en grève de la faim depuis 25 jours a été
informé qu’il serait expulsé! Fit to fly???
Hicham, Palestinien, est arrivé en Belgique pour demander l’asile. Pour
arriver en Belgique, il est passé par d’autres pays européens, dont
l’Espagne où ses empreintes ont été enregistrées. Selon la procédure
Dublin l’Espagne serait responsable de sa demande d’asile. Cependant
comme vous le savez, ceci n’est pas contraignant pour la Belgique.
Hicham ne veut pas retourner en Espagne où l’accueil des demandeurs
d’asile est catastrophique et veut rester en Belgique où il a des
attaches durables. Il le dit haut et fort et a, avec ses compatriotes
entamé une grève de la faim le 17/03/2019. La grève de la faim est un
des seuls modes d’expression possibles dans les centres fermés.
Une expulsion de force avec escorte est prévue ce mardi 09/04/2019.
Hicham sera à son 27ème jour de grève de la faim et extrêmement affaibli!
Je vous prie par le présent courriel d’exercer les pouvoirs qui sont les
vôtres pour empêcher un tel traitement inhumain.
Puis-je vous rappeler que la Cour européenne des droits de l’homme a
reconnu, le 7 juillet 1989 (Soering C. Royaume-Uni), que cette
disposition interdit l’extradition vers un pays étranger d’une personne
si celle-ci est susceptible d’y être victime de torture.
Dans l’espoir que vous prendrez les mesure nécessaires je me permets ici
de rappeler le serment que vous avez prêté :
” Je veillerai à ce que des convictions politiques ou philosophiques,
des considérations de classe sociale, de race, d’ethnie, de nation, de
langue, de genre, de préférence sexuelle, d’âge, de maladie ou de
handicap n’influencent pas mon attitude envers mes patients. Je
respecterai la vie et la dignité humaine.”

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Roma 19/4 @ NED-PSM – Incontro in vista del corteo contro i CPR a Modena

Riceviamo e pubblichiamo. Per scriverci e inviarci contributi: hurriya[at]autistici.org

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