Protestando per le condizioni di prigionia, per ottenere una retribuzione dai lavori svolti nel centro e per mettere fine alle deportazioni, 750 detenuti nel “Northwest Detention Center” sono in sciopero della fame da venerdì 7 marzo.
Il venerdì, nel centro gestito dalla compagnia privata GEO Group, è il giorno in cui le autorità separano i detenuti, isolando chi riceverà una deportazione imminente, da qui la scelta d’iniziare una protesta compatta proprio in quel giorno.
Nel centro di detenzione sono attualmente rinchiusi 1300 migranti in attesa di identificazione ed espulsione e, secondo gli attivisti che si sono radunati all’esterno per sostenere la protesta, i dati forniti riguardo il numero di scioperanti è più basso rispetto l’adesione reale. Tra le accuse rivolte alla direzione c’è lo sfruttamento dei detenuti, pagati un solo dollaro al giorno per lavori di pulizie e cucina all’interno della struttura.
Mobilitazioni analoghe sono in corso nei centri di detenzione di Arizona , Illinois , California e Virginia per fermare le deportazioni mentre la campagna “Not One More Deportation” organizza giornate di protesta coordinate in tutto il paese.