Centinaia di immigrati rinchiusi nel centro di detenzione di Amygdaleza hanno cominciato ieri uno sciopero della fame per protestare contro le condizioni disumane del centro e in particolare per la morte di Mohamed Asfak, un ragazzo di 26 anni proveniente dal Pakistan, avvenuta il 6 novembre.
Secondo il gruppo anti-razzista Keerfa il ragazzo sarebbe stato vittima di violenza da parte della polizia a giugno nel centro di detenzione di Corinto (sulle proteste di giugno a Corinto potete leggere qui); i problemi respiratori dovuti al pestaggio non sono mai stati curati a dovere e il ragazzo sarebbe stato portato all’ospedale in fin di vita quando ormai era troppo tardi. Su questa morte non c’è una versione ufficiale da parte di alcun funzionario del centro nè della polizia.
Non è certo la prima volta che nel centro di Amygdaleza ci sono delle proteste (la più violenta nell’estate del 2013 quando furono aumentati i tempi di detenzione da 12 a 18 mesi – info qui – e il brutale pestaggio dei migranti da parte dei MAT a settembre, ne abbiamo parlato qui): il centro infatti ha una capienza di 1000 persone ma attualmente si stima siano detenute almeno il doppio delle persone senza considerare la totale mancanza di infrastrutture nel centro stesso; inoltre in seguito alla decisione di intraprendere lo sciopero della fame sembra che la polizia abbia aumentato gli episodi di violenza nei confronti dei detenuti impedendo loro di avere contatti con l’esterno.
I campi di internamento etnici vanno chiusi, ovunque essi si trovino.
Solidarietà con i reclusi in lotta ad Amygdaleza.