fonte: Macerie
Periodo di lavori nel Cie di corso Brunelleschi. Per l’ennesima volta si tentano di riparare i danni provocati dalle rivolte dei mesi scorsi e aumentare così la capienza del Centro che ad oggi riesce a tenere rinchiuse non più di una ventina di persone. Ieri alcuni solidali hanno quindi pensato di ostacolare la ristrutturazione del Cie prendendosela con IL.MA, la ditta di Carignano che si occupa dell’impianto d’illuminazione di corso Brunelleschi. Armati di striscione e volantini hanno bloccato il cancello della ditta per un’ora abbondante impedendo a mezzi e operai di uscire.
Non che questi ultimi sembrassero poi così dispiaciuti di questo imprevisto che ha ritardato l’inizio dell’orario di lavoro e offerto loro la possibilità di una doppia colazione. Non essendoci dunque una particolare tensione tra chi bloccava e chi veniva bloccato è stato possibile anche discutere un po’ e scoprire che il Cie di Torino non è l’unico luogo di reclusione da cui IL.MA trae profitti. Tentando una giustificazione un po’ goffa, alcuni operai hanno infatti svelato che quella mattina non erano comunque diretti verso corso Brunelleschi ma verso Asti, per dei lavori da completare nella locale Casa Circondariale. Dopo un’ora, proprio mentre i solidali stavano per andarsene, i carabinieri del luogo, evidentemente poco avvezzi a gestire situazioni di questo tipo e un po’ indispettiti per non essere riusciti a identificare i presenti, tentano un ultimo colpo di coda e cercano di fermare uno dei manifestanti. La temperatura sale di qualche grado, si improvvisa un altro blocco, questa volta in strada, e dopo poco i solidali risalgono sulle macchine e se ne vanno.
Nel Cie di Torino, sempre nella giornata di ieri, i reclusi hanno rifiutato di mangiare i pasti forniti loro dalla mensa; l’inizio della gestione di Gepsa e Acuarinto ha infatti peggiorato ulteriormente la qualità del vitto e le condizioni di reclusione. La Croce Rossa nell’abbandonare la struttura ha pensato bene di portarsi via tutto ciò che aveva comprato di tasca propria, ma proprio tutto tutto, palette e scope incluse. Sembra che l’unica cosa che abbia lasciato siano alcuni operatori che, per ancora un mese, aiuteranno i nuovi gestori a raccapezzarsi su come mandare avanti la baracca. Sono cambiati anche i militari che stazionano nel Centro ma questo cambiamento non sembra dipendere dalla nuova gestione quanto dalle incertezze sul rifinanziamento del progetto “Strade Sicure”.
Ascolta l’intervista a un recluso del Cie di Torino registrata qualche giorno fa.
Situazione simile nel Cie di Ponte Galeria a Roma. Oltre ai problemi organizzativi legati al cambio di gestore, c’è un evidente peggioramento delle condizioni di reclusione. Il riscaldamento non funziona da almeno tre mesi, il cibo è letteralmente immangiabile e, difatti, i reclusi stanno protestando rifiutando a intermittenza i pasti.
A questo si aggiunge il sovraffollamento del Centro romano che attualmente rinchiude un centinaio di uomini e più di trenta donne, in costante aumento. Qualche giorno fa, alcuni reclusi si sono rifiutati di far entrare nella loro camerata (già piena) quattro nuovi “ospiti”, che avrebbero dovuto dormire per terra. Per stipare ben bene gli uomini nella camerata è arrivata addirittura la celere, ma i reclusi non si sono lasciati intimorire e hanno costretto la direzione ad aprire un’altra camerata.
Ascolta l’intervista con una reclusa del Cie di Roma.