La mattina di mercoledì 28 gennaio, 26 uomini e 2 donne sono stati portati dal CIE di Ponte Galeria all’aeroporto di Fiumicino per essere caricati con la forza su un volo charter proveniente dalla Norvegia e diretto a Lagos.
Frontex, l’agenzia europea per la gestione delle frontiere, organizza e co-finanzia voli che fanno tappa in vari aeroporti europei per raccogliere i migranti detenuti nei CIE.
L’Italia promuove, finanzia ed utilizza molti di questi voli (soprattutto quelli diretti verso la Nigeria) per deportare i migranti dopo giorni o mesi di detenzione brutale nei suoi lager etnici. Ormai nemmeno il rischio di contagio da ebola – che pure ad agosto scorso aveva portato la stessa Frontex a sospendere i voli verso la Nigeria – spaventa gli organizzatori di queste deportazioni. A nulla valgono gli accordi internazionali che pretendono di tutelare i richiedenti asilo politico e le vittime di tratta. Anzi, il primo accordo per il controllo delle frontiere stipulato tra Frontex e la Nigeria (risalente al 2012) era giustificato principalmente dalla necessità di arginare il traffico di essere umani dal paese africano verso l’Europa, ma a quanto pare l’unico rimedio trovato fino ad oggi sono state le deportazioni di massa. A nulla vale il pericolo costituito da Boko Haram, che continua la sua offensiva contro la popolazione nigeriana nel nord-est del paese.
Mentre un grande valore viene come al solito attribuito ai soldi che si intascano in Europa imprigionando e deportando i migranti. Secondo quanto riportato dalla stampa nel 2015 è previsto un incremento del 14% dei fondi destinati a Frontex (che costerà complessivamnete 112 milioni di €) di cui 9,5 milioni di € sono destinati esplicitamente per le deportazioni (fonte).
Ricordiamo che Frontex è finanziata dai Paesi Ue attraverso i sussidi della Commissione europea, affitta un grattacielo a Varsavia e stipendia più di 300 persone. Nei singoli paesi europei la macchina delle espulsioni alimenta un giro di gare d’appalto al ribasso che coinvolge le cooperative che gestiscono i centri e quelle che li riforniscono. Per questo i centri devono essere sempre pieni e ad ogni deportazione di massa di solito segue una retata, lo strumento più rapido per riempire di nuovo il CIE. A Roma venerdì mattina sono state arrestate 4 persone durante una retata alla stazione Termini e altre 8 sono state portate da altre città d’Italia dove non ci sono centri.