Sulla detenzione e le deportazioni dei migranti subsahariani in Marocco

Tradotto da Beating borders

foto di Ass. PRODEIN

foto di Ass. PRODEIN

Nel quadro della politica europea di vicinato (PEV), l’UE e i suoi Stati membri sostengono gli stati di confine nella sorveglianza delle frontiere, per prevenire che i migranti raggiungano il loro territorio. Come partner del programma “Partner Advanced” nel PEV, il Marocco è complice nella creazione di una zona cuscinetto di esternalizzazione del regime (disumano) di confine tra l’UE e il Nord Africa. Per migliorare il suo status, il Marocco ha firmato il ‘partenariato per la mobilità’ compresi i negoziati di riammissione, e ha ricevuto “assistenza alla strategia di lotta contro l’immigrazione clandestina dell’UE (piano UE / Marocco azione, 48. I). Il Marocco sta dimostrando con i fatti di essere il miglior cane da guardia dell’UE nel nord Africa. Le detenzioni su larga scala e le deportazioni di migranti subsahariani dell’UE in Marocco mostrano la vera faccia della lotta all’immigrazione.
Il 9 febbraio 2015, il Ministero degli Interni marocchino ha annunciato il suo piano per la completa evacuazione degli accampamenti di migranti nei boschi che circondano le enclave spagnole di Ceuta e Melilla. Le incursioni (della polizia/esercito) sono cominciate dopo la conferenza stampa del governo che annunciava la fine del processo di regolarizzazione. Il 10 febbraio le autorità marocchine hanno così iniziato a distruggere gli accampamenti e hanno arrestato oltre 1.000 immigrati che vivevano nelle foreste sul monte Gurugu (per i dettagli, vedere qui). Il 13 febbraio, le incursioni e gli arresti sono continuati nelle foreste intorno a Nador. La maggior parte dei migranti sono stati portati nel campo di Kariat Arekmane per le procedure di identificazioni e poi dispersi in vari campi di fortuna a sud del Marocco (per i dettagli, vedere qui).

La situazione negli accampamenti nelle foreste vicino a Melilla
Dopo il 13 febbraio non ci sono state altre incursioni e altri arresti su larga scala, soprattutto perché non c’è quasi più niente da distruggere, e quasi nessuno da arrestare. Tuttavia, i pochi migranti rimasti sono oggetto di continue minacce da parte della polizia. La gente deve stare lontana da ciò che resta degli accampamenti per sfuggire al potenziale intervento della polizia. In Gurugu, la polizia marocchina e i militari, costantemente presenti, costringono i migranti a nascondersi nelle foreste o a sopravvivere in città. In Bolingo, il 18 febbraio le autorità hanno cercato di arrestare alcune persone ma tutti sono riusciti a fuggire. Alcune donne e i minori rilasciati da Kariat Arekmane sono tornati negli accampamenti nelle foreste. Le suppellettili e “le strutture” sono state distrutte, i livelli di intimidazione si mantengono elevati, la pioggia e il freddo si aggiungono ad una situazione durissima.
Nonostante tutto ciò, più di 100 persone hanno attaccato le recinzioni Melilla il 19 febbraio (ne abbiamo parlato qui). Circa 70 persone sono state arrestate nella parte marocchina, e 16 migranti sono stati respinti illegalmente, ma in 30 sono riusciti a superare le barriere e si trovano ora nel CETI a Melilla.
Ancora una volta questi avvenimenti dimostrano che la giustificazione della disumana repressione dei migranti alle frontiere dell’Europa non ha alcuno scopo: deportazioni su larga scala e detenzioni di migranti non scoraggiano queste persone che provano comunque ad attraversare le frontiere fortificate Europe. Boza!
La situazione nei centri di detenzione in tutto il Marocco
I 1.200 migranti arrestati nei raid sono ancora detenuti arbitrariamente e privati ​​della loro libertà in diverse strutture improvvisate, nel sud del Marocco. L’elevato numero di centri di detenzione rende quasi impossibile tracciare le azioni delle autorità marocchine. Alcuni centri di detenzione sono noti: un centro agricolo nel Chichester, un centro del Ministero della Gioventù e dello Sport a El Jadida, una casa dello studente a Tiznit, un centro sanitario in Youssoufia, (i dettagli qui). I migranti detenuti sono sottoposti a sorveglianza e privati ​​della loro libertà, senza alcun avvallo dell’autorità giudiziaria, e la soddisfazione dei bisogni di base è a completa discrezione degli aguzzini nei centri. Alcune strutture offrono cibo e farmaci adeguati, mentre in altri luoghi i feriti (durante gli scontri avvenuti durante gli sgomberi) non hanno ricevuto le necessarie cure mediche.
La situazione è particolarmente grave in Essaouira. Il centro contiene 63 detenuti, molti di loro provenienti dalla Guinea, di cui 8 sono minorenni; il centro è inoltre completamente circondato dai soldati. Tre detenuti sono stati feriti durante un tentativo di fuga. Vivono in stanze senza finestre e non ricevono cibo accettabile. Ai detenuti è stato chiesto di firmare i documenti senza aver avuto il tempo di leggerli, e le persone sono abbandonate nelle loro stanze senza sapere cosa ne sarà di loro. Le visite di amici, attivisti e ONG in alcuni dei luoghi di detenzione individuati non sono consentite. Le autorità marocchine cercano di nascondere il modo in cui sistematicamente violano le loro leggi e i trattati internazionali.
Secondo quanto detto in un discorso ufficiale (vedi qui), le “evacuazioni” hanno come scopo “quello di sistemare i migranti in strutture di supporto marocchine” offrendo “un’opportunità, per i migranti, di integrarsi nel tessuto sociale del Marocco”. Come gli immigrati si possano integrarsi quando sono trattati come criminali e viene impedito loro di lasciare i campi di detenzione è una domanda che non trova evidentemente risposte. La giustificazione ufficiale in tema di “integrazione” ignora completamente il fatto che le persone che sono stati fermate con la forza nei boschi intorno a Melilla sono lì per il motivo opposto: lasciare il Marocco e raggiungere l’Europa. Questa distruzione degli accampamenti e le detenzioni arbitrarie lungi dall’essere un “aiuto” ai migranti servono invece all’UE per rafforzare le frontiere esterne, la repressione e l’intimidazione di coloro che provano a costruirsi un futuro migliore.
Arresti e accuse
12 migranti (9 provengono dal Camerun e 3 dalla Nigeria) sono stati arrestati durante le incursioni in Gurugu / Nador e portati alla stazione di polizia. Le autorità li hanno accusati di omicidio, traffico e consumo di droga. La loro detenzione è illegale secondo la stessa legge marocchina, che limita a 24 ore la custodia in strutture detentive a meno che un ordine del tribunale la estenda fino a 48 ore. Il 16 febbraio le 9 persone che erano in custodia presso Kariat Arekmane sono stati trasferite a Agadir; gli altri 3 continuano ad essere imprigionati e vivono sotto la costante minaccia di essere deportati.

Minacce di espulsione imminente
Il 18 febbraio, il Ministero dell’Interno marocchino ha rilasciato una dichiarazione in cui sosteneva che sarebbero stati smantellati tutti gli accampamenti nella foresta, senza però deportare i migranti africani nel loro paese di origine. Tutto ciò è stato contraddetto dalle testimonianze degli stessi migranti detenuti. Due autobus con circa 100 migranti sono stati inviati al confine mauritano, ma respinti dalle autorità mauritane, sono tornati a Dakhla (a sud di Marrakech).
La Mauritania è il paese di transito per il Senegal e Mali: entrambi i paesi hanno accettato le deportazioni. Le autorità di Nador hanno incontrato i rappresentanti dell’Ambasciata per incoraggiarli a cooperare nelle espulsioni di massa. Le guardie di Essaouira hanno annunciato che i funzionari dell’ambasciata sarebbero venuti a far loro visita. Le ambasciate con le foto e i nomi dei migranti hanno chiesto chi sarebbe stato disposto a tornare nel paese di origine. I migranti detenuti a Marrakech sostengono che sono state date loro due opzioni: firmare un documento accettando la deportazione o accettare il “processo” di regolarizzazione in Marocco. I migranti detenuti in Essaouira, Goulmima e altri campi sostengono che è stato chiesto loro di firmare dei documenti senza traduzione o senza aver avuto il tempo di leggerli.
Il programma di regolarizzazione in Marocco
Nel 2014, il Marocco ha offerto un programma di regolarizzazione ad alcuni immigrati irregolari, soprattutto donne e bambini. Senza dare alcuna informazione su ciò che sarebbe accaduto ai procedimenti in corso, il Ministero dell’Interno ha annunciato la fine del programma di regolarizzazione, e ha cominciato a sgomberare gli accampamenti nei pressi di Melilla il giorno successivo. Questa regolarizzazione “gentile” è il lato nascosto di uno dei regime di frontiera più feroce e brutale. I migranti sono stati arrestati, sia quelli regolarizzati che quelli non regolarizzati e il permesso di soggiorno, solo un pezzo di carta, non fa alcuna differenza pratica nella discriminazione che lo Stato marocchino attua verso i migranti di origine sub-sahariana. Allo stesso modo durante alcune incursioni in altre città sono stati arrestati migranti che avevano i documenti attestanti la richiesta di asilo presso l’UNHCR o lo status di rifugiato. La campagna di regolarizzazione permette in realtà allo stato di controllare i migranti che passano attraverso la propria rete di monitoraggio.

Il trattamento inumano e degradante dei migranti alle frontiere esterne dell’Unione Europea dimostra che dietro questa facciata di “diritti umani” si nasconde una guerra razzista e impari contro gli immigrati i cui esiti possono essere la morte o l’accettazione del “rimpatrio volontario”.
FERMARE LA GUERRA AI MIGRANTI!
LIBERA CIRCOLAZIONE PER TUTTI!
NO BORDERS!
Comunicati stampa organizzazioni di migranti e dei diritti umani in Marocco:
Nador http://www.gadem-asso.org/Communique-de-presse-sur-les
AMDH http://www.amdh.org.ma/fr/communiques/amdh-solidaire-migrants-17-2-15

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