Pubblichiamo la traduzione di un articolo comparso su anarchistnews.org per darvi finalmente una buona notizia.
Il centro di detenzione di Willacy County a Raymondville, dopo la rivolta di 2000 persone internate che hanno preso il controllo e distrutto la struttura, sta per essere chiuso per inagibilità. Proprio ieri 570 internati sono stati deportati in un luogo ancora sconosciuto, e da qui non possiamo far altro che sperare che le lotte si riproducano a macchia d’olio in qualsiasi prigione dove intendono trasferire i rivoltosi.
Prima di lasciarvi alla notizia, segnaliamo anche le dichiarazioni del sindaco di Raymondville che, sconvolto per la distruzione della prigione, ne reclama la riapertura perché fonte di guadagno economico. A lui auguriamo ovviamente vita breve e sofferta.
Dei lager solo macerie!
2000 reclusi in rivolta distruggono la prigione per immigrati nel sud del Texas
Ben 2800 reclusi saranno trasferiti verso altri istituti dopo che alcuni di loro hanno preso il controllo di parte della prigione nel sud del Texas, causando danni che hanno reso la struttura “inabitabile” come ha riferito sabato un ufficiale.
Ed Ross, portavoce per il coordinamento statiunitense delle carceri ha dichiarato che sabato erano in corso le trattative con i reclusi che si sono ribellati, con gli sforzi dello staff di riconquistare il pieno controllo del Centro Correzionale di Willacy County. “La situazione non è risolta, ma stiamo lavorando per una risoluzione pacifica” ha dichiarato il portavoce dell FBI Erik Vasys sabato mattina.
Non è molto chiaro quali siano i progressi raggiunti con le negoziazioni, ma lo sceriffo Larry Spence ha dichiarato che non ci sono ostaggi coinvolti e che sono stati riportati ferimenti solo di lieve entità. Spence ha dichiarato che i reclusi “posseggono tubi che possono usare come armi”. La Management & Training Corp., gestore privato che opera nel centro per il Coordinamento statiunitense delle carceri, ha dichiarato che circa 2000 prigionieri sono andati fuori controllo venerdi poiché irritati per i servizi medici e hanno rifiutato di eseguire i doveri lavorativi.
La portavoce dell’MTC Issa Arnita ha dichiarato in un comunicato che gli ufficiali del centro hanno iniziato a trasferire i reclusi e il trasferimento continuerà nella prossima settimana. Arnita ha dichiarato che gli amministratori del carcere hanno fatto un incontro con i reclusi venerdi per capire le loro motivazioni ma che i prigionieri hanno aperto dei varchi nei moduli abitativi e hanno raggiunto il cortile. Il giornale Valley Morning Star riporta di incendi appiccati dentro tre delle dieci unità abitative. Le autorità dicono che tra gli 800 e i 900 reclusi non stanno partecipando alle proteste. I reclusi trattenuti nella struttura che si trova nel profondo sud del texas a circa 200 miglia da San Antonio sono clessificati con un basso livello di pericolosità e sono soprattutto immigrati illegalmente negli Stati Uniti.
“I carcerieri hanno usato armi non letali e lacrimogeni per cercare di controllare i trasgressori” ha dichiarato Arnita. Nessuno dei reclusi ha oltrepassato le due recinzioni del perimetro di sicurezza, non c’è pericolo per i cittadini.
Le grandi tende in Kevlar che costituiscono la struttura sono state descritte in un rapporto del 2014 redatto dall’American Civil Liberties Union come non solo sporchi, stretti e tristi ma anche affollati. Il documento riporta che i reclusi che hanno richiesto assistenza medica sono stati spesso ignorati dallo staff. Brian McGiverin, un avvocato per i diritti dei prigionieri che lavora per il Texas Civil Rights Project, ha dichiarato di non essere sorpreso che le inadeguate condizioni sanitarie abbiano portato alla rivolta. Secondo lui non sono abbastanza gli investimenti in cure mediche nelle prigioni, specialmente in quelle gestite da privati. “E’ terribile rispetto agli standard moderni come le persone vengono trattate”, dichiara.