Il 20 febbraio è morto Mohamed Kamara,21 anni, migrante dalla Guinea, detenuto in una stazione di polizia. La notizia è stata diffusa solo una settimana dopo. Si tratta della quarta persona morta in detenzione nell’ultimo mese. Per questo motivo le iniziative di solidarietà per la chiusura immediata dei centri di detenzione e la liberazione di tutti i migranti reclusi (anche quelli detenuti nelle stazioni di polizia), proseguono in tutta la Grecia.
Venerdi 27 Febbraio i 182 migranti del centro di detenzione di Petrou Ralli ad Atene hanno iniziato uno sciopero della fame.
Sabato 28 febbraio si sono tenute manifestazioni davanti ai lager di Xanthi , Elliniko (Atene) e Patrasso, ed un corteo ad Atene, promosso dalle comunità dei migranti africani e dalla rete antirazzista KEERFA, per la morte di Mohamed Kamara .
Il 7 marzo si terrà una manifestazione davanti al centro di detenzione di Corinto.
Per quanto concerne le decisioni del governo riguardo i migranti senza documenti, di seguito la traduzione di un articolo da Clandestina :
Il governo greco ha, in questi giorni, prima sostenuto che “i migranti senza documenti non sarebbero stati arrestati alle frontiere” poi smentito questa affermazione*.
Di seguito alcune considerazioni:
Fino al 2012: nessun documento, qualche detenuto, “un mese per lasciare”
Secono la pratica comune fino a tre anni fa gli immigrati privi di documenti arrestati alle frontiere venivano tenuti in custodia dalla polizia per tre giorni (per le visite mediche) e poi erano rilasciati con il documento di espulsione (entro 1 mese) in mano. Coloro che facevano domanda di asilo erano rinchiusi nei centri di detenzione per un periodo massimo di 3 mesi, come forma di punizione, al fine di scoraggiare le persone dal fare domanda di asilo. A pochissime persone è stato concesso il diritto di asilo, pochi sono stati deportati, alcuni sono stati arrestati, tutti i senza documenti hanno dovuto affrontare la repressione da parte della polizia e tutti sono rimasti intrappolati in Grecia sotto il controllo del sistema mafioso dei trafficanti (con la collaborazione di alcuni funzionari para-statali)
Il ruolo della detenzione etnica dopo l’estate del 2012
Dopo l’operazione “Xenios Zeus” la pratica “un mese per lasciare la Grecia” è in qualche modo cambiata e una percentuale di coloro che entrano in Grecia (ma non tutti) sono stati reclusi nei centri di detenzione, di solito per un periodo che va dai 6 ai 18 mesi. La maggior parte di coloro che sono stati inizialmente imprigionati quando i nuovi centri di detenzione sono stati creati (2 anni e mezzo fa) erano immigrati arrestati ad Atene, non alle frontiere – e alcuni di loro avevano già vissuto in Grecia per molti anni. Si dice che all’inizio del 2014, ci fossero 8.000 – 10.000 persone nei centri di detenzione greci.
La nuova pratica della detenzione di massa dei migranti faceva parte della politica del capro espiatorio che prima il Pasok “socialista” e poi la destra di governo (ND) ha messo in atto per distrarre l’attenzione della popolazione dalle misure di austerità (che venivano introdotte) e per rafforzare l’apparato di repressione statale. In realtà è anche a causa della retorica ufficiale anti-immigrati dello Stato se la percentuale elettorale del partito nazista è salita dallo 0,15% al 7%, in quanto il razzismo era già stato in qualche modo “legittimato” dallo stato stesso (e dai media e dalle aziende che lo compongono).
2010-2015: il numero di senza documenti si riduce, la violenza continua
Dopo l’omicidio di Pavlos Fyssas la situazione ha iniziato a cambiare. L’isteria anti-immigrati si è ridotta. Negli ultimi mesi (anche prima delle elezioni) gli immigrati sono stati mano a mano rilasciati (senza fare grossa pubblicità alla cosa) e il centro di detenzione di Komotini è stato chiuso (novembre 2014).
Come abbiamo scritto in precedenza, a causa della cosiddetta crisi moltissimi immigrati privi di documenti hanno lasciato la Grecia. Per lo stessa ragione, negli ultimi anni, pochissimi migranti senza documenti hanno attraversato le frontiere greche (principalmente lo hanno fatto i rifugiati provenienti dalla Siria). Nello stesso periodo, più di 200.000 albanesi considerati “legali” per anni sono diventati “illegali”. La crisi e non la repressione della polizia è diventata il problema principale per gli immigrati. In realtà la violenza “nascosta” della polizia contro gli immigrati era presente anche prima della crisi e purtroppo non sembra essersi fermata dopo la vittoria Syriza alle elezioni.
In altre parole…
I centri di detenzione etnici sono stati creati 2 anni e mezzo fa principalmente per ragioni di propaganda relative all’instabilità sociale (il picco di manifestazioni anti-austerità si è avuto il 12 febbraio 2012, quando ad Atene molti edifici sono stati incendiati). Poiché la situazione si è in qualche modo stabilizzata nell’ultimo anno, la necessità di una retorica statale sulle posizioni anti-immigrazione si era gia ridotta, anche durante l’ultimo periodo del governo di estrema destra. Un anno fa, il sindacato di polizia aveva chiesto al governo di chiudere i centri di detenzione e di sostituirli con quelli “ufficiali” finanziati dall’UE (€ 200.000.000 sono stai offerti a questo proposito).
Un aggiornamento
Il governo non conferma che gli immigrati privi di documenti che entrano Grecia non saranno arrestati. Dicono che si tratta di false informazioni fatte trapelare dall’opposizione.
Ad inizio mese sono state prese alcune decisioni da parte del governo greco in materia di immigrati privi di documenti. Tutti gli immigrati reclusi nei centri di detenzione per più di 6 mesi saranno progressivamente rilasciati. Dopodichè verrà rilasciato loro un documento che rinvia per un periodo di 6 mesi il rimpatrio. In questo periodo dovrebbero lasciare la Grecia volontariamente. Gli immigrati privi di documenti che attraversano le frontiere greche non saranno più arrestati, ma (come già accadeva in passato) verrà fornito loro un documento in base al quale avranno un mese per lasciare la Grecia. Nel caso in cui venissero arrestati dopo questo periodo di un mese, sarà accordato loro un rinvio dell’espulsione per un ulteriore periodo di 6 mesi. Al termine di questo periodo entreranno uno status giuridico incerto, lo stesso che gli immigrati in Grecia hanno da molti anni. La maggior parte dei centri di detenzione non verrà chiusa – forse nemmeno il tristemente famoso centro di Amygdaleza.
In questo modo si ritorna alla situazione di 3 anni fa, ma non esattamente. Allora infatti il periodo massimo di detenzione era di tre mesi (non sei) allora c’erano 7 centri di detenzione in meno, la percentuale del partito nazista era lo 0,15%, (non il 7%) e la popolazione immigrata era molto più numerosa – in realtà negli ultimi tre anni, per la prima volta dopo la nascita dello stato greco, è diminuita la popolazione totale della Grecia. E la polizia continua la caccia di venditori ambulanti immigrati.
Siamo quindi lontani dal recente governo di estrema destra al potere in Grecia (in particolare dal picco delle politiche anti-immigrati nel periodo che va dall’estate 2012 all’autunno 2013), ma siamo anche lontani dal febbraio 2011, quando i parlamentari di Syriza sostenevano apertamente lo sciopero della fame dei 300 immigrati che chiedevano la regolarizzazione della posizione di tutti i senza-documenti.
Non è quindi il momento di fermarsi.